lunedì 4 gennaio 2021

Dylan Dog #55 - La mummia

 

Geroglifici e cadaveri, una ricetta sempre attuale. Sacerdoti mascherati – i sinistri Figli di Seth – vogliono riportare in vita l'antica mummia di Nectas, praticando sacrifici umani nel cuore di Londra. Dylan, però, non è convinto. Qualcuno fa il doppio gioco e usa i misteri egizi come paraventi per una vendetta personale. Ma l'assassino dovrà fare i conti con… la Mummia!

Terzo lavoro per la premia ditta Chiaverotti-Dall’Agnol.  Il fumettista torinese stavolta confeziona una storia solida, coerente (ebbene sì!), senza lasciarsi troppo prendere la mano dalle solite citazioni/frasi storiche o dalle situazioni non sense. Ogni singola parte della sceneggiatura è misurata a dovere, i dialoghi sono freschi come sempre, anche con un pizzico di ironia nei confronti dei clichè dylaniati (la pistola!). Argomento inedito per il nostro indagatore quello dell'Antico Egitto, praticamente non più sfruttato, ma che va in qualche modo a comporre la rilettura dylaniata dei mostri “classici” (qualche mese dopo sarebbe toccato a Frankenstein). E per restare in tema di classici Universal, nella storia viene giustamente citato Boris Karloff che indossò proprio i panni della Mummia nella pellicola diretta da Karl Freund nel 1932. Nell’occasione c’è anche un sorprendente cameo di Anna Never  (per la prima e forse unica volta non disegnata da Roi) quale protagonista del fantomatico film Mummy’s Love che una delle vittime va a vedere al cinema. Una volta tanto non stona il contro-finale, in cui anzi risulta perfettamente contestualizzato l’elemento soprannaturale. La cliente di turno, Plenty, si inserisce invece appieno tra le più antipatiche partner del nostro, ma per tutto c'è una ragione. All'albo manca soltanto quel quid in più di originalità e ispirazione per arrivare all'eccellenza, ma io lo annovero comunque tra i migliori della produzione di Chiaverotti. E’ indubbio infatti che nella costruzione della trama e per l’utilizzo di alcuni espedienti ricordi da vicino alcuni dei suoi precedenti lavori, come ad esempio Dylan che nel corso dell’indagine va a consultare un esperto della materia attinente al caso. E poi il buon Claudio doveva proprio essere fissato con gli odori: anche qui un "puzzo", pur non essendo risolutivo come nel #47 e nel #54, riveste una certa importanza. Vabbè che Dylan è un "dog" (passatemi la battutaccia ), ma altri autori non hanno mai fatto riferimento a questo naso da segugio, forse davvero troppo abusato nell'arco di soli 8 albi. Tocchi di classe, invece, le pubblicità radiofoniche che accompagnano la sequenza del primo omicidio, l’incipit ambientato nel passato e la stilettata di meta-fumetto, che ancora non aveva annoiato, a pag. 34 (“Veramente lo sembri già un eroe dei fumetti! Chi altro potrebbe avere esclamazioni idiote come “Giuda Ballerino”?). Unica vera nota stonata è Dylan che uccide deliberatamente e non mentre sta cercando di difendersi.  Dall’Agnol ai disegni si conferma super, disegnando tavole di indiscutibile fascino e bellezza. La sua interpretazione del volto di Dylan, qui ancora debitrice di quella di Stano, è forse quella che preferisco in assoluto assieme a quella del “primo” Casertano. Sempre al top anche il lettering di Ravaioli. Copertina di Stano tenebrosa e inquietante, con un concept che riassume benissimo i principali elementi della storia.

Curiosità: Nella Dylan Dog Horror Post dell’inedito (pag. 4) viene reclamizzata, oltre a una serie di imprecisati gadget dylaniati ancora in cantiere, l’uscita del “Gioco di ruolo di Dylan Dog” pubblicato da DAS Production e definito come “primo e unico gioco horror di questo genere realizzato in Italia”. Onestamente non solo non ci ho mai giocato ma neppure l’ho mai visto dal vivo. Nei mesi successivi uscirono poi anche diversi moduli di avventura e  scenari aggiuntivi. Su E-bay si trova in vendita: il modulo base a prezzi neanche troppo esagerati, il pacchetto completo a costi per collezionisti. Riporto in calce la copertina del “Libro delle regole” realizzata proprio da Pietro Dall’Agnol. Se volete saperne di più, su Youtube è possibile reperire alcune videorecensioni.

BODYCOUNT: 9

TIMBRATURA: Sì (1, Plenty)

CITAZIONE: “Oh la realtà!.. E’ la scusa che porta sempre chi manca di fantasia”.

VOTO: 8

Soggetto: Chiaverotti (8)

Sceneggiatura: Chiaverotti (8)

Disegni: Dall’Agnol (4)


 

Nessun commento:

Posta un commento