lunedì 4 gennaio 2021

Dylan Dog presenta: il primo Almanacco della Paura - La Cantina


Il piccolo Jonas non vuole scendere. Laggiù, sotto la botola, si apre un buio pozzo di orrori innominabili, un universo parallelo popolato di zanne e tentacoli. Ma è soltanto la fertile fantasia di un bambino…

Il dossier principale dell’Almanacco era dedicato, come detto, a Lovecraft. Non poteva mancare dunque una breve storia a tema, dedicata al mai troppo lodato HPL, anche se la paura del bambino per il buio della cantina (e il timore dei mostri che vi si potrebbero nascondere) richiama più direttamente Stephen King. La botola ricorda invece quella della Casa di Raimi. Insomma, prima del finale, i riferimenti allo scrittore di Providence sono più testuali (vengono tra l’altro citati, a rovescio, i nomi di alcuni “Grandi Antichi”) che legati alle atmosfere. Roi, non a caso il più lovecraftiano dei disegnatori di DD, riesce ad essere immenso in pochissime pagine. Nell'oscurità ci sguazza e di china qui ne deve avere usata davvero tanta. Una piccola perla, soprattutto dal punto di vista dei disegni. Due parole sulla copertina dell’Almanacco, ad opera del “solito” Angelo Stano: sacrificata, per lasciare spazio all’intestazione a caratteri cubitali, ma a suo modo storica per l’inedita presenza di Groucho.

Curiosità: A pag. 156 (10° tavola) Jonas recita, sempre al contrario, l'invocazione a Cthulhu "Ziweso wecato keoso xuneve-rurom xeverator" che, secondo la mitologia lovecraftiana, sarebbe contenuta nel Necronomicon.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “ Da dove veniva quell’orrore? Forse dall’incubo di un bambino, forse da una realtà capovolta dalla quale ci separa solo una botola, giù in cantina..”.

VOTO:  8

Soggetto: Sclavi (47)

Sceneggiatura: Sclavi (43)

Disegni:  Roi (11)

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