giovedì 13 ottobre 2022

Dylan Dog #110-111 - Aracne / La profezia

 

Terza storia doppia dylaniata, la prima a non essere realizzata da Tiziano Sclavi. Manfredi elabora uno script in cui intreccia sapientemente giallo e horror soprannaturale, prendendo stavolta spunto… da sé medesimo, ovvero dalla sceneggiatura da lui scritta per il film Il nido del ragno (1988) diretto da Gianfranco Giagni. L’ambientazione ungherese della pellicola viene qui sostituita da una ancor più suggestiva cornice rurale gallese, con i suoi “maze”, gallerie, antichi culti esoterici e un villaggio, fuori dal tempo, pieno di misteri e segreti. Nella prima parte tutto fila molto bene e la classica verbosità manfrediana non appesantisce troppo la narrazione. Ne La profezia, invece, il ritmo cala parecchio, anche per la necessità di dare una lunga spiegazione a tutta la carne messa sul fuoco in Aracne. Il Dylan di Manfredi si conferma uno dei più bravi a livello deduttivo anche se qui non riesce ad evitare di farsi gabbare, finendo vittima delle cospirazioni locali. Per sua fortuna ci pensa Groucho, vero insospettabile deus ex machina della vicenda, a cacciarlo fuori dai guai. Il folle assistente è tanto sacrificato nella prima metà, quanto autentico mattatore nel proseguo; peccato solo per delle battute, alcune delle quali davvero penose, non propriamente all’altezza della sua fama. Anche Dylan sembra più sentenziare per aforismi e perdersi in lunghi “mumble mumble” solitari piuttosto che esibirsi in dialoghi brillanti alla maniera sclaviana. Tutti difettucci già palesati nei precedenti albi sceneggiati da Manfredi, ma che qui gli si perdonano più che volentieri grazie all’atmosfera potentemente orrorifica e visionaria che riesce a creare, apparecchiando una tavola perfetta per un ispiratissimo Roi. I disegni di quest’ultimo sono strepitosi nel sublimare il clima claustrofobico che permea tutti gli eventi e nel rendere morbosamente malsano il paesello in cui questi si svolgono. E su questo inquietante sfondo il buon Corrado piazza pennellate taglienti che trafiggono l’immaginario del lettore come coltellate, disegnando ripugnanti aracnidi, raccapriccianti mutazioni e orrendi incubi che per Dylan si tramuteranno in realtà. Delle due copertine preferisco di gran lunga la prima, quella del n. 110, più angosciante e quasi simbolica; della seconda, un po’ spoilerosa, apprezzo comunque la disposizione di personaggi e case all’interno dello spazio, con il sole nero sullo sfondo, ma non mi convince il viso di Dylan. L’albo si chiude con ultima pagina sottotono rispetto al climax toccato poco prima con lo scontro in piazza, ma rimane davvero buono e non sfigura, pur risultando inferiore, rispetto alle precedenti “doppie” sclaviane.

Curiosità: (1)A pag. 16 del n. 110 Dylan torna a citare Martin Mystere riferendosi a un suo amico americano “che è molto più esperto di me in materia di miti e archeologia misteriosa”. (2)Nella storia sono molteplici e non casuali i riferimenti allo scrittore gallese Dylan Thomas.

BODYCOUNT: 11 più un numero imprecisato di ragni mutaforma nella rivolta cittadina.

TIMBRATURA: No (il coito con Lydia è interrotto)

CITAZIONE: “Il mio lato oscura mi spaventa. Quando emerge, il mio spirito si ribella. E’ da qui che nascono i miei incubi. Attraverso di loro torno me stesso”.

VOTO:  8

Soggetto: Manfredi (5)

Sceneggiatura: Manfredi (5)

Disegni: Roi (25)

Nessun commento:

Posta un commento