martedì 11 ottobre 2022

Dylan Dog #109 - Il volo dello struzzo

 

In questo mondo, bisogna essere matti per non impazzire. È la scarna filosofia di Ken Harrel, un tempo amico di Dylan, oggi perso nella follia più nera. È tornato nella notte, per chiedere all'Indagatore di accompagnarlo nel suo ultimo viaggio, un lungo pellegrinaggio dentro i piccoli orrori del vivere, verso un'isola impossibile. Dove anche uno struzzo può spiegare le sue ali e volare via...

Torna finalmente Sclavi, assente dalla serie regolare, se si esclude la “parentesi” del n. 100, da ben venti numeri. Un rientro “definitivo” ci viene detto nel Club dell’Orrore (inedito), ma... temponeo mi verrebbe da aggiungere. Ancora una volta il Tiz si trova a lavorare su un soggetto scritto da Mauro Marcheselli, che per l’occasione prende spunto dall’interessante pellicola Birdy-Le ali della libertà di Alan Parker, vincitrice del premio della giuria a Cannes nel 1985 e oggi un po’ ingiustamente dimenticata. Il tema principale dell’albo è però il sogno. Ken Harrel, che scopriamo essere stato grande amico di Dylan in passato, è precipitato in un abisso di follia dopo aver ucciso la moglie ed essersi deturpato il viso con un rasoio che gli ha lasciato un eterno sorriso sulle labbra (stile Joker di Batman); è fuggito da Harlech ma non può fuggire dal suo passato, da una vita che non ha più senso, dalla pazzia. L’unico modo è aiutare l’amico Birdy a realizzare il suo sogno impossibile: raggiungere una misteriosa isola abitata solo da uccelli che nessuno sa se davvero esista (nello Speciale n. 24 ne sapremo di più, rovinando però la poesia del finale di questo n. 109). Il sogno di Birdy, che va ad aggiungersi alla schiera degli adorabili freak sclaviani-marcheselliani, diventa così il sogno dello stesso Ken. Quest’ultimo, a un certo punto, afferma infatti che per tornare dall’abisso in cui è sprofondato dovrebbe avere le ali, mentre Dylan tempo dopo gli dice che Birdy “forse è il tuo fantasma”, sancendo così quest’identificazione onirica. E forse ciò che conta non è che il sogno si avveri, ma il viaggio che si compie per provarci a realizzarlo, per quanto assurdo sia. Tutti gli inserti sui volatili inseriti nella sceneggiatura veicolano questo messaggio: il sogno, il viaggio sulle ali della fantasia per sfuggire alla cruda realtà della vita, un classico topos dylaniato mai così prepotentemente sviscerato come in quest’albo. Qui sta la metafora del volo dello struzzo, un volo scientificamente impossibile come quello del coleottero che vola “perché non lo sa”. Ma questa è anche una storia di fantasmi, che qui possono essere interpretati come malinconici ricordi di un passato che non si può cancellare. Così il viaggio di Ken può rappresentare anche una forma di elaborazione del lutto. Questa chiave di lettura crea inoltre un filo conduttore con l’albo precedente, scritto da Ambrosini. Nel n. 108 l’unico modo per sfuggire all’orrore del passato e ai sensi di colpa è bloccare la memoria, rimuovere il ricordo doloroso dalla mente di Laura Skindler. Qui invece Ken Harrel sceglie la via dell’espiazione attraverso il desiderio di Birdy, mentre un altro personaggio, il “serial killer del falcone”, non riuscendo a liberarsi del dolore simboleggiato dal fantasma della moglie, ne perpetua il ricordo uccidendo giovani donne. In entrambi i casi (ma lo stesso vale anche per Laura Skindler) sarà solo la morte ad essere davvero liberatoria e sia Ken che l’assassino l’accoglieranno infatti con un sorriso sulle labbra. Tutto il resto, invece, si dimentica fin troppo facilmente come ci ricorda la cinica “ballata del mondo spazzatura” che Sclavi inserisce nella sceneggiatura per criticare una società consumista che non ha memoria storica e fagocita tutto, persino i sogni e i sentimenti, nel suo continuo bisogno di soddisfazione di effimeri desideri materiali. Quando poi le storie dell’indagatore dell’incubo toccano proprio l’argomento dei sogni, abbondano di sequenze oniriche e vogliono trasmettere una magica aura di malinconica poesia il disegnatore giusto ad illustrarle è Freghieri. E anche in quest’occasione il buon Giovanni non sbaglia il colpo, anzi firma quella che per me è la sua prova dylaniata migliore. É tutto merito suo se il finale, invero un po’ ruffiano, risulta stupendo. Solo la copertina di Stano non appare all’altezza del resto, né per il concept che risulta fuorviante, né per l’esecuzione (bruttino il gufo, discutibile la scelta cromatica con tutto quel nero). Memorabile, invece, l'indovinello delle “trenta sterline” che fece scervellare migliaia di lettori. Ho sempre molto apprezzato le avventure "on the road" di Dylan e Groucho assieme e questa è una delle più belle.

Curiosità: (1)Il ritorno in pompa magna di Sclavi è celebrato anche nella Post dell’inedito in cui viene annunciato il suo ennesimo romanzo, La circolazione del sangue. (2) Dopo parecchio tempo (l’ultima volta era accaduto nel n. 76) Dylan torna ad Harlech dove si rivede Lord Chester che fa conoscenza a modo suo con Bloch. (3)Non ho rinvenuto notizie specifiche sul fatto che il “valzer delle candele” porti scalogna come sostenuto da Nicole nel prologo, nè se sia vero (come riportato dalla didascalia di pag. 67) che la frase del coleottero che vola “perché non lo sa” sarebbe scritta sull’ingresso della facoltà di ingegneria aeronautica di Cambridge. (4)A pag. 36, ultima vignetta, Ella appare al benzinaio in stile “fantasma di Anna Never”. (5)A pag. 42, tra i giornali finiti nella spazzatura, è facilmente individuabile anche il n. 1 del nostro Dylan. Inoltre è presente una copia del quotidiano "Il manifesto" che, secondo quanto riportato sulla Post del n. 112, è quella del 22/08/2015 in cui in prima pagina veniva annunciata la morte di Hugo Pratt. (6)A pag. 48 Bloch, per riprendersi dalla vista del cadavere ritrovato nella spazzatura, rompe la quarta parete dovendo “pensare che è solo un fumetto dell’orrore”.(7)Altra fonte ispiratrice dichiarata per l'albo è il film Sugarland Express di Steven Spielberg.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Già, la mente si allarga… diventa infinita come l’universo… o come il vuoto…”

VOTO: 10

Soggetto: Marcheselli (7)

Sceneggiatura: Sclavi (90)

Disegni: Freghieri (13)

3 commenti:

  1. Concordo su ogni singola parola, tranne che a me tutto quel nero di copertina piace!

    "Il guardiano della memoria" e "Il volo dello struzzo" uno in fila all'altro: poi c'è qualcuno che dice che solo i primi 100 numeri di "Dyd" valgono la pena di essere letti...

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    1. No come dico spesso, anche dopo il 100 ci sono ottime storie. Solo che usciranno sempre meno frequentemente.

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  2. Sì, non era riferito a te :).

    Questa storia dei primi 100 numeri è oramai una frase qualunquista come "Non ci sono più le mezze stagioni", però tra il 101 e il 150 è uscita tanta, tanta, bella roba!

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