sabato 15 ottobre 2022

Dylan Dog Gigante n. 4 - Cronache di straordinaria follia

Dylan Dog non è il solo a vivere d'incubi. Nelle strade della città, nelle stanze e nell'intimo nascondiglio di tutte le menti, si è insinuata una forza maligna. Pesca sul fondo dell'anima le più orrende paure e dà loro la forma della realtà, si nutre dell'orrore e cresce, cresce a dismisura. È un demone o che altro? Sangue freddo, Indagatore! La battaglia più dura è quella contro le tue stesse paure!

Da questo Gigante si torna alla formula a quattro storie (due lunghe e due brevi), già sperimentata nel n. 2 e che diverrà “classica”, se si eccettua la lunga e non sempre fortunata parentesi a storia unica tra il 2000 e il 2016. Ad aprire il volume troviamo questa Cronache di straordinaria follia il cui titolo sembra parodiare quello dell’antologia Storie di ordinaria follia (1972) di Charles Bukowski. Chiaverotti ci stuzzica subito, piacevolmente, con un prologo geniale, tra i miei preferiti dell’intera serie, ma la sua sceneggiatura è molto altalenante. Ci sono, invero, intuizioni interessanti, come le varie ossessioni che tormentano le vittime fino a causarne la morte e citazioni non troppo invasive (es: Insomnia di King, L’urlo di Munch). Però man mano che si procede nella trama, l’autore incappa in "scivolate" che perplimono non poco (ad es: il salvataggio della bambina sottoposta a ipnosi) e a un certo punto, diciamo dall’arrivo di Dylan a Blackmoon, sembra quasi non sapere come concludere l’indagine. Si trova così costretto a fornire, in un modo estremamente improbabile, un indizio decisivo: il registro consegnato da un carbonizzato direttore dello “Shining” il cui richiamo è udito solo da Dylan, non si sa bene perché. Il finale lascia aperte parecchie domande e Bloch entra in scena, fuori sede per giunta, solo per trarre d’impaccio il nostro. Senza contare che l’idea SPOILER di un essere che si nutre di emozioni forti altrui FINE SPOILER non è neppure così originale, almeno in Dylan Dog. Rimane inoltre qualche rimpianto: la Dott.ssa Schneider, indimenticata partner del nostro nel n. 47, sparisce a metà storia, ma soprattutto per un fobico come Dylan si sarebbe potuto tirare fuori un'ossessione più personalizzata, anziché inventarne una ad hoc, orrorifica sì ma un po’ generica. Venturi meno convincente rispetto alle due prove mostruose dei nn. 67 e 81. I suoi disegni sono sempre molto belli e suggestivi, ma sembra quasi che sia andato al risparmio con la china. Nel complesso storia discreta.

Curiosità: (1)A pag. 48 (42° tavola), vignetta centrale, è ben visibile la copertina della raccolta Greatest Hits degli Eurythmics. (2)A pag. 93 (87° tavola), il receptionist legge un numero di Uncle $crooge, mensile a fumetti Disney dedicato a Paperon De’ Paperoni. (3)Non so se il personaggio di Alex Cord debba il nome all’omonimo attore americano che lavorò anche in Italia nello spaghetti thriller L’etrusco uccide ancora (1972) di Armando Crispino, di cui fu protagonista.

BODYCOUNT: 12

TIMBRATURA: Sì (1, Greta)

CITAZIONE: “Parole inutili s’intrecciano in discorsi privi di senso. Ma nelle anime c’è solo il silenzio… Un silenzio nero, umido e strisciante che fa paura.”

VOTO: 7

Soggetto: Chiaverotti (38)

Sceneggiatura: Chiaverotti (39)

Disegni: Venturi (3)



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