Che cosa c'è di meglio che
godersi un bel film dell'orrore, comodamente seduti nel buio di una sala
cinematografica, assaporando il piacere di sapere che basta poco per liberarsi
degli incubi che prendono vita sullo schermo? In fondo, non c'è altro da fare
che lasciare la sala… O, perlomeno, così sarebbe se il film in questione non
fosse l'ultima opera di John Munro, un regista tanto fedele al suo stile da
suicidarsi con una motosega. Come ultimo regalo al pubblico in lacrime, tra cui
anche Dylan Dog, Munro ha però lasciato una misteriosa eredità: il capitolo
definitivo della sua truculenta saga, "Bloody Evil VIII". Un film di
cui si può dire tutto, ma non che sia come tutti gli altri…
Annata fortunata il 2002 per
Pasquale Ruju. Horror Cult Movie, terzo Dylandogone a storia unica, non
sarà certo un capolavoro, ma è senz’altro un buon prodotto. Il soggetto è interessante
anche se non originalissimo: qualcosa di vagamente simile si era già vista in Losguardo di Satana e ancor più alla lontana si potrebbe rintracciare qualche
affinità con Horror Paradise. Il modello di riferimento, almeno parziale è però
da rintracciarsi in Demoni (1985) di Lamberto Bava, uno dei migliori
horror made in Italy degli anni ’80. Ma è la sceneggiatura a portare avanti la
baracca, riuscendo a non annoiare nonostante la lunghezza elefantiaca della storia.
Ruju tiene viva l’attenzione grazie a un buon ritmo, a rimandi e strizzatine
d'occhio a Romero, Carpenter, Evil Dead (oltre che al già citato Demoni)
e naturalmente al sano action-horror di serie B (beast movie compresi) e a una
spruzzata di metacinema, o meglio sarebbe dire metafumetto (le didascalie con
gli inserti di sceneggiatura). Non ci sono veri momenti di stanca grazie ai
vari intermezzi dei "Bloody Evil", se mai c'è da recriminare per la
scarsa presenza di Groucho che poteva essere integrato anche nel resto della
storia e risultare più simpatico nell’anticipare i colpi di scena del film rispetto
all’insopportabile Hassel. Di Vincenzo in gran spolvero, ottimi i suoi disegni
su cui riversa fiumi di china proprio come piace a me. I suoi vari mostri,
zombi e indemoniati se pur spesso tenuti in penombra sanno essere
terrorizzanti, mascherando la carenza di splatter presente più a parole che nei
fatti; d’altronde lo stesso Dylan a pag. 22 ammette indirettamente che lo splatter
in quel momento non andava di moda. Note negative: i ragazzini, fin troppo
presenti e alla lunga poco sopportabili. Mi perplime anche il cinema in cui si
svolge la vicenda: nella maggior parte delle vignette sembra totalmente deserto
a parte Dylan e gli altri co-protagonisti, ma in un paio di occasioni sbuca
qualcuno che non si capiva dove stesse seduto. Per la copertina Stano abbandona
il consueto stile pittorico adottato per i Giganti, ma il concept funziona comunque
alla grande; occhio a Ghostface in ultima fila!
Curiosità: (1) Dylan aveva già
capito quasi tutto a pag. 92 (o 88° tavola)! (2) A pag. 64 (o 60° tavola che
dir si voglia), nella 2° vignetta compare la locandina di L’ultimo Boy Scout
(The Last Boy Scout, 1991) diretto da Tony Scott con protagonista Bruce
Willis. (3) A pag. 225 Dylan cita i fumetti di Little Nemo, realizzati
dal disegnatore statunitense Winsor McCay nei primi del ‘900, in cui il bambino
protagonista ogni notte vive delle fantastiche avventure nel mondo dei sogni
che puntualmente nell'ultima vignetta svaniscono al suo risveglio.
BODYCOUNT: 0
TIMBRATURA: Sì (1, Minnie)
CITAZIONE: “L’obiettivo scava
dentro di lui fino a rivelarne tutta l’angoscia… il tormento”
VOTO: 7,5
Soggetto: Ruju (47)
Sceneggiatura: Ruju (47)
Disegni: Di Vincenzo (5)
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