giovedì 13 marzo 2025

Almanacco della Paura 2003 - Il dittatore

 

Nessuno insidia il potere del dittatore Galvez, il padrone assoluto di Estrella Verde, tranne un gruppuscolo di "revolucionarios" male armati; e saranno proprio loro a colpire con un razzo l'auto presidenziale. Pilar la "bruja", la strega amante del Presidente, può quello che i più rinomati chirurghi del St. Martin, la prestigiosa clinica londinese dov'è ricoverato Galvez, non hanno saputo fare e lo riconduce indietro dal nero sentiero della morte. Ma tutto ha un prezzo, in questo come nell'altro mondo, e il redivivo Presidente è costretto, per rimettersi pienamente in forze, a sottoporsi a un rigoroso regime alimentare. Così, quando sparisce una bella infermiera della clinica, tanto cara a lord H. G. Wells, anch'egli ospite del St. Martin, per essere ritrovata poi sulle sponde del Tamigi orribilmente sbranata, Dylan Dog comincia a indagare…

Storia da ricordare soprattutto per i disegni della “guest star” Domingo Mandrafina. Presentato in pompa magna sia nell’Horror Club del n. 199, sia sulle pagg. 31-32 dell’Almanacco, “Cacho”, argentino nativo di Buenos Aires vantava già una carriera ultratrentennale godendo di fama internazionale, prima di approdare alla corte dell’indagatore dell’incubo per cui disegnerà successivamente un’altra storia (Uno sconosciuto sulla strada, il n. 276 della serie regolare). In Italia molti suoi lavori erano già ben noti per essere state pubblicati sui settimanali “Lanciostory” e “Skorpio” di Eura Editoriale collaborando con grandi sceneggiatori tra cui il “quasi” connazionale Robin Wood, anch’egli all’opera su Dylan Dog in quegli anni. Il tratto peculiare di Mandrafina, così distante da quelli cui i lettori dylaniati erano abituati, si adatta perfettamente alla sceneggiatura concepita da Ruju che orchestra un doppio attentato, uno in patria e uno a Londra, al dittatore di un fantasioso stato caraibico. Si tratta di una trama aliena dai classici schemi dylaniati, il che potrebbe essere anche un bene da una parte, ma Dylan, come successo in altre storie di Ruju, risulta avere un ruolo assolutamente marginale negli intrighi politici in cui suo malgrado resta coinvolto. Eliminando le sequenze in cui appare, la trama starebbe in piedi lo stesso. Peccato, perché i personaggi sono ben caratterizzati, in particolare la “Bruja”, bella, terrorizzante e magnetica (con e senza veli) e il dittatore-zombie (che mi ricorda qualcuno o qualcosa che non riesco a mettere a fuoco) i cui appetiti conferiscono quel tocco di horror che altrimenti sarebbe stato del tutto assente. Ritorna Lord Wells, che sfoggia pure il suo bad detector, in un ruolo un po’ più corposo rispetto alle comparsate immediatamente precedenti. Non convince per niente il confronto finale alla conferenza stampa con Amanda che si fida fin troppo facilmente di uno sconosciuto (Dylan) e poi dimentica pure l’esplosivo come io inevitabilmente scordo le chiavi dell’auto a casa. L’interpretazione del volto di Dylan data da Mandrafina è davvero particolare, ma ci si fa presto l’abitudine. Bloch è fin troppo magro, Groucho quasi assente, Wells invece è sempre lui, perfetto. Stupendi alcuni particolari, come il riflesso degli occhi di Roman sulla lama del bisturi nell’ultima vignetta di pag. 112 (o 80° tavola). Bruttina la copertina di Stano; il maestro ha realizzato in passato degli zombi decisamente migliori di quelli ectoplasmatici che qui attorniano Dylan.

Nel complesso accettabile, ma il soggetto sarebbe stato più appropriato per qualche altro fumetto.

Dei dossier dell’Almanacco ormai sempre più striminziti e poco utili quelli dedicati a film e libri usciti nell’anno. Argomenti interessanti per gli altri, invece: “Lo zoo del terrore” dedicato alle bestie di celluloide, “Texas e morte!” dedicato al mio amatissimo Lansdale (che nel frattempo ha scritto altri millemila romanzi), “Casa, folle casa!” sulla cinematografia di Sam Raimi e “Nella tana del diavolo”, incentrato sulle illustrazioni dell’Inferno.

BODYCOUNT: 10

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ci siamo ammalati anche se rifiutiamo di ammetterlo. Siamo malati di indifferenza!”.

VOTO: 6

Soggetto: Ruju (49)

Sceneggiatura: Ruju (49)

Disegni: Mandrafina (1)


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