Ai tempi delle spade e delle
furiose battaglie corpo a corpo erano considerati quasi degli eroi guerrieri
indomiti e feroci che nulla e nessuno avrebbe potuto fermare. Ma ora, nella
Norvegia dei nostri tempi, gli individui segnati dalla “maledizione dell'orso”
sono soltanto una vergogna da nascondere. Roald Thornsen è uno di questi sventurati, ospitati in una sorta di
ospedale-prigione, nella regione di Helgeland, ma qualcuno decide di mandargli
una lettera per Natale. Una lettera dall'Inghilterra, che condurrà il povero “guerriero-orso” a
incrociare la sua strada con quella di Dylan Dog!
Al cinema non sono mancati gli
horror a tema natalizio, con tanto di killer che indossano il vestito del buon
Santa Claus come di recente ha fatto il “simpatico” Art in Terrifier 3 di
Damien Leone. Lo stesso accade anche in quest’albo, con il gigantesco Roald che
se ne va in giro sotto la neve a mietere vittime vestendo i panni di Babbo
Natale apparentemente per puro caso, ma le coincidenze in Dylan Dog non sono
mai tali. Ruju confezione una storia solida, senza tanti fronzoli, tesa, veloce
e asciutta come l’imponente omicida di pochissime parole venuto dalla Norvegia.
Si respira a pieni polmoni atmosfera da slasher anni '80, con tanto di trauma
familiare dell'assassino legato a un tragico evento del passato e personaggi
caratterizzati a livello di poco più di carne da macello, come da tradizione
del genere. Ruju rispolvera una filastrocca in stile “primi 100” e attinge ancora
dalla mitologia norrena come aveva appena fatto nell’episodio “Il branco” contenuto
nello Speciale n. 16. In quell’occasione aveva fatto ricorso alla leggenda
degli Ulfhednar, i guerrieri-lupo, mentre stavolta si serve di una figura
affine, ma ben più nota, il Berserker che si va così ad aggiungere alla lista dei
mostri più o meno classici affrontati in tanti anni dal nostro. Dylan, in
trasferta per altri motivi, entra in maniera casuale nella vicenda, ma si mostra
subito sul pezzo, ben più della malcapitata polizia locale, modello “Signora in
giallo”! Al suo fianco troviamo un Groucho in gran forma. Peccato che gli
omicidi rimangano quasi tutti fuori campo, con splatter non pervenuto, che è un
po’ come vedere un capitolo di Venerdì 13 tutto tagliato. Il finale ha qualche
scricchiolio (Serena innamorata di Vincent???), ma per il resto è apprezzabile
e il comportamento di Dylan davanti al “mostro” assolutamente coerente. Nell’Horror
Club (inedito) ci viene rivelato che un nostalgico Casertano ha voluto fare un
tuffo nel passato riavvicinandosi, come segno, allo stile dei suoi primi albi
dylaniati. Il che è in parte vero perché è evidente la marcia indietro rispetto
al tratto grottesco adottato in albi di poco precedenti come Il "progetto"
o Requiem per un mostro. Ne viene però fuori uno strano ibrido che non
mi ha convinto del tutto e anzi ho trovato alcune vignette che non dico “tirate
via”, ma indubbiamente meno incisive rispetto al consueto standard di
eccellenza del “Giampo”. Bella la copertina a tema di Stano, anche se Dylan
sembra avere le orecchie “a sventola”. Stuzzicante il titolo anche se un
tantino fuorviante.
TIMBRATURA:
No
CITAZIONE:
“Notte di ghiaccio, notte di neve, viene Natale con passo lieve”.
VOTO:
7
Soggetto:
Ruju (48)
Sceneggiatura:
Ruju (48)
Disegni:
Casertano (26)
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