Ci sono incubi che non
appartengono al mondo del soprannaturale, ma non per questo sono meno
spaventosi. Come, per esempio, quello che è toccato al piccolo Tommy. Suo
padre, un pugile che si è messo nei guai con la malavita che prospera a bordo
ring, è sparito e Tommy è disposto a tutto pur di ritrovarlo, persino a
sacrificare il suo porcellino salvadanaio per pagare la parcella all'Indagatore
di Craven Road. Dylan, pur tra qualche titubanza, accetta, convinto che si
tratti di una vicenda di consueto orrore quotidiano.
Proprio uno strano oggetto questo
n. 195. E (OCCHIO AL GIGANTESCO SPOILER) non per il cliente particolare che si rivolge
a Dylan in una sorta di rilettura al contrario del Sesto Senso (The
Sixth Sense, 1999 di M. Night Shyamalan). Nell’Horror Club (inedito) la
storia ci viene descritta come tenera e toccante, tanto che “avrebbe
meritato un posto sul Libro Cuore, accanto a Dagli appennini alle Ande”. Beh,
se questo era l’intento degli autori direi che non è stato raggiunto. La rivelazione
finale, per come è orchestrata, non ha realmente nulla di commovente, risulta
solo patetica. E per il resto l’albo abbraccia toni sorprendentemente leggeri,
da commedia con i gangster dove Dylan non fa altro che pigliarsi,
meritatamente, un sacco di botte. Orrore non pervenuto e non riesco neanche a
incasellarla nel sottogenere delle fiabe nere. Insomma, un soggetto che sta a
Dylan Dog come la nutella può star bene su un'insalata di mare. La sceneggiatura
abbonda di luoghi comuni, si appoggia su facili soluzioni (Bloch ormai ridotto completamente
a mero passacarte) e non sfugge a qualche incongruenza: ad esempio, la telefonata
che Steve Cotrell chiede di fare al portiere dell’hotel sembra un passaggio importante,
ma poi non se ne sa più nulla. Salvo il personaggio della bella Ringo Starr,
mentre quello della zia è totalmente inutile se non per fregare il lettore. Poi,
vabbè, c'è Cossu… che non fa neanche male, per il tipo di storia è anche adatto
il suo tratto. Il problema però è che è
proprio la storia a non essere adatta a Dylan Dog. Copertina che si ricorda
unicamente perché per la prima volta vi appare lo studio di Craven Road n. 7.
Curiosità: L’albo è infarcito di
omaggi e citazioni ai Beatles che non si fermano alle canzoni suonate dalla
cover band.
BODYCOUNT: 0
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “La coscienza non è
una cosa che puoi dare indietro. Ognuno si tiene quella che ha.”
VOTO: 4
Soggetto: De Nardo (6)
Sceneggiatura: De Nardo (6)
Disegni: Cossu (14)
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