giovedì 14 settembre 2023

Dylan Dog #126 - La morte rossa

 

La peste cammina tra gli uomini, e gli uomini cadono nella polvere. Secoli fa, il pittore Jacopo da Verona ne ha dipinto l'immagine, ne ha colto l'essenza, e ora il suo quadro è portatore di un contagio mortale. Dylan Dog dà la caccia al più terribile degli incubi, lungo le strade e i canali di Venezia. Una caccia disperata, perché la preda è invisibile

Prima trasferta in Italia per Dylan Dog e ultima storia di Gianfranco Manfredi, all’epoca ormai in procinto di lanciare in edicola il suo Magico Vento, per la serie regolare. Spiace aver assistito a così poche trasferte italiche e in generale extra-britanniche in tutti questi anni ma, considerata l'idiosincrasia di Dylan ai viaggi via mare e cielo, ci sta.

Partendo dall'elemento di assoluto pregio dell’albo, merita subito di essere incensato un Roi da applausi che qui sforna uno dei suoi capolavori, creando un’atmosfera malata, morbosa, desolatamente orrorifica. Le sue tavole sembrano quasi poter trasmettere la peste così come si supponeva potesse farlo il fantomatico quadro di Jacopo da Verona. A lasciare il segno, in particolare, sono i terrificanti incubi del professor Tyler e di Dylan che Roi illustra in maniera sopraffina, lasciando una sensazione di angoscia al lettore.

Manfredi elabora una sceneggiatura solida, di mestiere, mantenendosi sul classico intramontabile del potente cattivone che vorrebbe sterminare l'umanità (o parte di essa). Il suo Dylan si dimostra ancora una volta un investigatore provetto, attento e abile nella risoluzione del caso come mai successo prima nei lavori di Sclavi, Chiaverotti e Mignacco. Forse per questo perde in simpatia e guadagna in deduzioni logiche. E l’apatia di questo Dylan “musone”, che dimentica a Londra la sua ironia e che per l’occasione si dimentica pure di soffrire di mal di mare (!), rappresenta anche il difetto principale. Non brilla nemmeno il finale anticlimatico, tipico tallone d'achille del Manfredi "dylaniato".  L’ambientazione veneziana in corso di Carnevale, ben sintetizzata anche dall’inquietante copertina di Stano, la tematica (profetica) del contagio e i rimandi al racconto di Edgar Allan Poe La maschera della Morte Rossa (a cui è liberamente ispirata la vicenda di Felice Loredan narrata nel prologo), rappresentano invece un valore aggiunto all’albo che meriterebbe una maggior considerazione tra i fan anche solo per gli eccellenti disegni di Corrado Roi.

Curiosità: (1) Scopriamo che Dylan è famoso anche in Italia, tanto da meritare un articolo di giornale (pag. 44). (2)A pag. 50 viene citato il film Morte a Venezia (1971) di Luchino Visconti, nel quale pure si parla di epidemia, ma di colera.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA:  Sì (1, Cecilia)

CITAZIONE: “Il contagio mi ha raggiunto. Sento crescere in me il lievito della paura!”

VOTO: 8

Soggetto: Manfredi (8)

Sceneggiatura: Manfredi (8)

Disegni: Roi (27)

4 commenti:

  1. Concordo con quanto hai scritto: mancanza d'ironia (anche perché Groucho resta a casa) e finale poco credibile (Dylan sembra più fortunato di Gastone), per una storia comunque buona e con disegni memorabili.

    Forse la sfortuna più grande di questa storia è stata quella di essere uscita in un periodo, a mio avviso, di altissimo livello complessivo: tra gli albi dal 121 al 136 ci sono diversi capolavori.

    Manfredi, su "Dylan", ha sempre scritto avventure di livello medio-alto, ma gli è mancato quel guizzo che invece ha poi trovato più volte in "Magico Vento".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordiamo un po' troppo ultimamente! Inizio a preoccuparmi :)

      Elimina
  2. I prossimi tre albi della serie regolare sono molto divisivi, quindi potremmo tornare a divergere!

    Prima, però, credo ci sia l'almanacco...

    RispondiElimina