lunedì 18 settembre 2023

Almanacco della Paura 1997 - Paura di vivere

 

Un' opinione totalmente scevra da pregiudizi mi è forse impossibile in quanto con Cossu ai disegni la storia parte già, ai miei occhi, con un handicap non indifferente. Tuttavia il conte Ugolino offre una prova assolutamente convincente, soprattutto nel rapportare le proporzioni fisiche del povero Krod alle varie situazioni e ai vari personaggi. Ci stupisce poi disegnando due maggiorate supersexy di fantasia, di una delle quali si intravede anche l'areola di un capezzolo (!!), ben diverse dalle classiche donne carucce e “acqua e sapone” cui ci ha abituati. Bello anche il mostro tentacolare, fusione di padre-prostituta. Abbandonati dunque i pregiudizi, puntiamo il dito sul soggetto che risente di una pesante sensazione di dejà vu. Chiaverotti tira fuori l'ennesimo impiegatucolo ipercomplessato alla Sclavi, modellandolo a immagine e somiglianza di Franz Kafka, anche se la soluzione finale ricorda più, alla lontana, Un gatto nel cervello, splatterosa pellicola (che io adoro, a differenza del mondo intero o quasi) di Lucio Fulci. Kafka viene omaggiato anche attraverso citazioni indirette alle sue opere tra cui l’immancabile, e già sfruttata nella serie, Metamorfosi. La sceneggiatura, pur seguendo un canovaccio rodato per non dire stantio (abbiamo l’ennesimo assassino munito di impermeabile e cappellaccio), funziona discretamente, rifuggendo saggiamente da facili commiserazione e piagnistei. Anzi, Dylan appare molto meno empatico del solito. Non manca il sesso per il nostro, come nella migliore tradizione. E restando in tema di sesso, Chiaverotti doveva avere una passione per le scene di vecchi panzoni viscidi a letto con ragazze giovani e belle. Non è la prima volta che accade (vedi Feste di sangue) e non sarà l’ultima (vedi L’uomo che vende il tempo).

Tutto già visto e letto, ma la pagnotta la porta a casa.

Per quanto riguarda l'Almanacco, il dossier di Sclavi sui Cd-Rom, a cui è a sorpresa dedicata la copertina di Stano, sembrava essere stato scritto nella preistoria già allora, figuriamoci oggi. Troppo sintetici gli articoli su Giger e Sandman (a firma rispettivamente di Stefano Marzorati e Stefano Priarone) sacrificati dal corposo dossier su Stephen King.

Curiosità: Sempre nel dossier di Sclavi, a pag. 29 sono pubblicate due vignette di storie all’epoca ancora inedite, ad opera di Enea Riboldi e Franco Saudelli. I titoli citati, Yd e Nemesis, erano ovviamente provvisori; quelli definitivi sono Il mistero dell’isola d’Yd che apparirà qualche mese dopo su Gigante n. 6 e Il Cane Infernale n. 145 della serie regolare.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: Sì (1, Shirley)

CITAZIONE: “Io sono un pezzo di legno lanciato nell’infinito tra la gente che non sa

VOTO: 6,5

Soggetto: Chiaverotti (46)

Sceneggiatura: Chiaverotti (47)

Disegni: Cossu (6)

2 commenti:

  1. Concordo quasi su tutto, compreso il Dylan poco empatico, cosa che mi ha fatto storcere il naso. Su Cossu, invece, la penso diversamente da te: lo adoro, quindi una storia disegnata da lui parte già con un bonus non indifferente!

    Ho il "Super book" e non l'almanacco originale, quindi non conosco gli articoli in esso contenuti, ma la copertina a me sembra rifarsi a "Il mistero dell'isola d'Yd": l'ipotesi a cui ho sempre pensato è che quella storiella dovesse inizialmente apparire in questo almanacco e che quindi la copertina fosse a essa dedicata, poi per qualche magagna è slittata sul gigante.

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    1. È sicuramente andata come dici per Yd. Probabilmente non c'era abbastanza spazio per pubblicarla come seconda storia.

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