martedì 24 ottobre 2023

Dylan Dog #141 - L'angelo sterminatore

 

Jael è morta, e con lei è morto il mistero della sua purezza. Nessuno sa chi fosse, in realtà, quella piccola donna dagli immensi poteri. Soltanto suo fratello Saul sembra conoscerne il segreto, lui che ne condivide la natura e il destino. Angeli caduti e dimenticati sulla Terra alle origini del tempo, contesi e bramati dall'avidità degli uomini. Condannati a vivere con chi ha dimenticato la magia del volo...

Nel suo primo periodo di attività per la testata, Ruju ha proposto spesso soggetti molto interessanti, a volte anche potenzialmente sensazionali, ma non sempre la sceneggiatura che ne seguiva rendeva loro giustizia. Non è il caso di questo n. 141, che annovero tra i migliori albi che l’autore di origine sarde abbia scritto per Dylan Dog. Lo spunto arriva nuovamente dalla Bibbia, come per La stirpe degli immortali. Ancora una volta abbiamo una storia corale in cui comprimari e personaggi secondari sono gestiti con attenzione e caratterizzati a dovere. Dylan non è spettatore passivo, ma coinvolto a pieno titolo nella doppia indagine. Tutta la vicenda è giocata sul contrasto tra innocenza e malvagità, a partire dall’affascinante prologo ambientato durante la seconda guerra mondiale. Dinanzi alla purezza di Jael arretrano pure i “cattivi pensieri”, ma non il male assoluto incarnato dai nazisti. E così Saul lascia da parte la sua missione per una vendetta personale contro quegli uomini che non hanno saputo accettare o comprendere il dono che lui e la sorella rappresentavano, dimostrando così di appartenere alla stirpe dei “nephilim”, angeli caduti frutto dell’unione tra i figli di Dio e le figlie degli uomini e di provare quindi anche sentimenti negativi. Saul non ha alcuna fiducia nella razza umana e quello che affronta nel corso del suo viaggio non fa che confermare i suoi pensieri. Avremo modo di rivederlo ancora all’opera nella serie. Ruju anche in quest’occasione non rinuncia al suo consueto finale pirotecnico, tra fuochi ed esplosioni, ma stavolta glielo sì perdona grazie alla sorprendente rivelazione “avatiana”. Come già ci viene anticipato nel Club dell’Orrore, ritroviamo qui un Mari “normalizzato” rispetto alle sue due prime prove dylaniate. E’ evidente, soprattutto nella realizzazione dei visi dei personaggi, il tentativo di smarcarsi dal suo tratto ermetico a favore di uno stile più accessibile. Per me un vero spreco, anche se il suo lavoro resta comunque eccellente. Tra l’altro Mari dimostra fin da quest’albo di avere un feeling particolare nel disegnare le sensitive che confermerà anche in seguito. Pollice su anche per la copertina di Stano (notare le gocce di sudore che imperlano il viso di Dylan); ai tempi di Villa forse il nostro avrebbe impugnato la Bodeo.

Curiosità: (1) A parte il titolo, l’albo non ha nient’altro da spartire con l’omonimo film di Luis Bunuel (El ángel exterminador, 1962). (2) Dylan afferma di aver avuto a che fare con un angelo non buono. Il riferimento in didascalia è ovviamente allo Speciale n. 6 Sette anime dannate.

BODYCOUNT: 10

TIMBRATURA: Sì (1, Maya)

CITAZIONE: “Viviamo in un mondo di astronavi, satelliti e jet supersonici. Eppure abbiamo dimenticato cosa vuol dire volare…”

VOTO: 8

Soggetto: Ruju (11)

Sceneggiatura: Ruju (11)

Disegni: Mari (3)

4 commenti:

  1. Condivido le tue parole su Mari. Poi non ho mai capito perché solo a lui abbiano chiesto di normalizzare il tratto: ci sono tanti altri disegnatori con un tratto particolare che hanno ricevuto molte critiche dal pubblico (Bacilieri sui tutti), ma a loro non è stato chiesto di normalizzarsi.

    La storia da ragazzino non mi entusiasmava, ma adesso mi piace molto!

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    1. Ai tempi si diceva che gli albi disegnati da Mari non vendevano. Non ho fonti, vado a memoria. All'epoca Dylan spostava grandi numeri, quindi non vendere significava perdite. Bacilieri (che io adoro) in Bonelli arriva dopo, prima su Napoleone che grandi numeri non aveva e poi su Dylan quando il tempo delle vacche grasse era ormai finito da un pezzo.

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    2. Ah, non sapevo che gli albi di Mari vendessero meno: la cosa mi rattrista. Anch’io sono un conservatore nel campo del fumetto, ma a volte ho l’impressione che i lettori Bonelli lo siano eccessivamente: Moreno Burattini, in un video del suo canale You tube (che purtroppo non utilizza più), ha raccontato che qualcuno aveva addirittura avuto da ridire sul “Texone” di Magnus, perché Tex non assomigliava abbastanza a quello disegnato da Galep.

      D’altronde, i gusti son gusti: se la maggioranza la pensa così, bene fa la Bonelli ad adeguarsi; non può imporre ai lettori qualcosa che non gradiscono. Non so però se la “normalizzazione” di Mari sia servita: ancor’oggi, sento alcuni dire che a loro i disegni di Mari non piacciono. Secondo me, oltre a essere un grande illustratore, è anche una persona umile e di rara simpatia, quindi queste critiche mi rattristano ancor di più.

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  2. Anche l'ultimo (e pure il penultimo) Dall'Agnol non è stato capito dai lettori.
    Quello delle vendite prendilo con le pinze. Io ricordo si dicesse così ai tempi, ma non ho fonti di supporto.

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