martedì 17 ottobre 2023

Dylan Dog #137 - La città perduta

 

Chi è Annabelle Parker? Un'ombra, un ricordo, tutto ciò che rimane di Bothridge. Una città intera è scomparsa nel nulla, o meglio… è cambiata. Le vie e le piazze, i vecchi pub, le persone, tutto ha un volto irriconoscibile. Dylan Dog si muove tra le nebbie della Cornovaglia alla ricerca di Annabelle e di un passato che pare perduto per sempre. Ma c'è un altro mistero dentro il mistero di Bothridge...

Con Ambrosini e Manfredi ormai assorbiti dai loro progetti personali e Chiaverotti in procinto di imitarli, Marcheselli ha necessità di rimpolpare lo staff degli sceneggiatori dylaniati, anche perché il numero delle pubblicazioni dedicate all’indagatore dell’incubo è in costante crescita (di lì a poco sarebbe stato varato il “Maxi”) e malgrado la buona produttività di Ruju e di Sclavi (presto in decrescita quella del Tiz) non si poteva rischiare di rimanere scoperti. Ecco dunque approdare in Bonelli Giuseppe De Nardo, classe 1958, laureato in architettura ma dedicatosi al fumetto a partire dai primi anni 90. Nel suo curriculum pre-dylaniato diverse collaborazioni con la rivista “Intrepido” per cui creò anche il personaggio di Billiteri, arrivato poi in edicola con una rivista tutta sua, “Billiband”, esperienza che lo porterà a collaborare con artisti della cosiddetta “scuola salernitana” tra cui Bruno Brindisi e il disegnatore di questo n. 137, Daniele Bigliardo. Per la casa editrice di Via Buonarroti De Nardo si dividerà soprattutto tra Julia, la serie ideata da Giancarlo Berardi, e Dylan Dog, innestandovi spesso degli elementi fantasy che personalmente non ho mai gradito troppo. Non fa eccezione anche questo suo debutto dylaniato, albo molto chiacchierato, ma per altri motivi. Qualcuno infatti arrivò addirittura a parlare di plagio. Il perché è presto detto: il soggetto è fortissimamente debitore del romanzo di Philip K. Dick, La città sostituita (A Glass of Darkness 1953, poi ampliato e riedito in una nuova versione intitolata The Cosmic Puppets). Le similitudini sono tali (provate a cercare in internet qualsiasi riassunto della trama del libro) da poter quasi parlare di trasposizione a fumetti dell’opera dello scrittore statunitense, recuperandone anche i riferimenti allo zoroastrismo. Simili critiche, ma più contenute, aveva ricevuto anche l’esordio dylaniato di Mandredi, I giorni dell’incubo, accusato di aver "emulato" il romanzo di Jacques Spitz, L'occhio del purgatorio. Ne abbiamo già parlato, Mandredi, nella Post di un numero successivo, fece ammenda per la mancata citazione, riportando le sue fonti di ispirazione. Anche per La città perduta si pose rimedio nel Club dell'Orrore del numero successivo, dopo che la redazione aveva già ricevuta una marea di lettere dei lettori che avevano scovato la fonte. Per me il vero problema, però, non è rappresentato dall’aver seguito pedissequamente il romanzo di Dick, ma averne riportato senza filtri lo spirito “fantastico” in Dylan Dog. Il nostro si era già cimentato in passato con ambientazioni fantasy, basti pensare a Zed, ma rimanendo fedele a sé stesso e affrontando sfide in linea con le tematiche della serie.  In questo n. 137 troviamo invece un Dylan irriconoscibile, un pesce fuor d’acqua, quasi comprimario, privo di ironia e quello che accade attorno a lui sembra quasi provenire di sana pianta da un altro fumetto (magari Martin Mystere, che sarebbe stato più adatto). Fortunatamente ci pensa Bigliardo, al suo primo albo per la serie regolare dopo il notevole debutto su Gigante n. 5, a regalarci alcune tavole di pregevole fattura, come quelle che vedono protagonista il golem di creta, sia in versione small che gigante. Apprezzabile anche il lavoro fatto sulle espressioni dei personaggi. Di gusto gotico e più a tema horror la suggestiva copertina di Stano

In conclusione, non un buon biglietto da visita per De Nardo, ma l’autore campano avrà modo in seguito di aggiustare il tiro, regalandoci anche buone storie, alcune delle quali autentici gioiellini come La Dea Madre.

BODYCOUNT: 2

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Il cambiamento! Non è semplice da spiegare… è successo all’improvviso, dalla sera alla mattina. Mi sveglio e mi ritrovo in un’altra città. Quello che c’era prima non c’è più… come per magia…”

VOTO: 5

Soggetto: De Nardo (1)

Sceneggiatura: De Nardo (1)

Disegni: Bigliardo (2)

1 commento:

  1. A me la storia è piaciuta, nonostante la copiatura del romanzo (che ho recuperato su Ebay per curiosità) sia davvero sfacciata. Però, come hai detto tu, non è la prima volta che dei romanzi vengono ripresi pari pari su "Dyd" senza che si venga avvisati nei redazionali (vedi anche tutta la parte di Londra II in "Gente che scompare").

    Nel mio archivio ho addirittura scritto che si tratta di una storia un po' sacrificata dalle 94 tavole e che avrei voluto vederla sviluppata in due albi, o perlomeno in uno speciale 😊 .

    Di De Nardo posso dire che ha uno stile di scrittura molto personale: può piacere o non piacere, ma non si può negare che abbia una sua cifra stilistica e lo si potrebbe facilmente riconoscere anche se non mettessero il suo nome nei crediti iniziali.

    E' senza dubbio uno stile verboso e, come ho detto anche ieri, a me la verbosità nel fumetto non piace molto, ma quella di De Nardo fa storia a sé: è una verbosità letteraria, elegante, che spesso rende gradevoli storie dal soggetto non particolarmente ispirato.

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