venerdì 31 ottobre 2025

Dylan Dog #219 - La decima vittima


Una serie di cruenti assassinii minaccia di far perdere il sonno all'ispettore Bloch. Un cadavere viene rinvenuto martoriato da chiodi, un altro divorato da un'orda di ratti; ma l'escalation degli orrori continua con il ritrovamento di altri corpi: decapitati, scuoiati, impiccati, bruciati vivi... Un libro si rivela l'elemento ricorrente di ogni omicidio. Un volume senza titolo, con il fregio di una spirale in copertina. Ogni vittima ha sfogliato le sue pagine. Il segreto di tutto si nasconde tra le righe di quel volume e Dylan deve scoprirlo al più presto, se vuole evitare che il suo più caro amico diventi "La decima vittima"

Con questo albo Tito Faraci aggiunge un altro flop alle sue storie dylaniate uscite nel 2004, annata da dimenticare per lui se non fosse per (il comunque non memorabile) Il grande sonno. Come ci viene confermato anche nell’Horror Club (inedito), a parte il titolo la storia non ha altri debiti con l’omonimo film di Elio Petri, liberamente tratto dal racconto La settima vittima (Seventh Victim, 1953) di Robert Sheckley.  Dello splatter promesso in compenso neanche l’ombra, ad esclusione della sequenza dell’omicidio sulla poltrona del dentista (la migliore dell’albo), mentre il resto è relegato fuoricampo o è lasciato in penombra. Peccato, l'idea del libro se pur non originalissima (i richiami a Safarà di Hamlin sono pure dichiarati) non era da buttare, ma la sceneggiatura non riesce a valorizzare gli spunti potenzialmente interessanti offerti dal soggetto. Ad esempio, nessun reale peso viene dato al fatto che la decima vittima designata sia Groucho, quando ci si poteva investire sopra con tutt’altro peso emotivo. Ormai il lutto di Dylan per la fidanzata di turno è poi diventato talmente di routine che stavolta dura... due vignette! Il nostro trova evidentemente più appassionante immergersi nei dossier gentilmente offerti, per l’ennesima volta, da Bloch e più avanti neanche si scompone per i due poliziotti di guardia uccisi, i cui cadaveri vengono pure abbandonati nel corridoio di casa sua! A proposito di Bloch… che collegamenti tra i delitti ha trovato il buon ispettore, tali da convincerlo  che siano opera della stessa mano? Dylan ci arriva quasi per caso. Patto con un diavolo, lo scrittore le cui pagine prendono vita, gente divorata dai topi… tutta roba già vista e rivista nella serie. Ma il momento peggiore è quello in cui Dylan, con parruccone biondo in incognito, provoca volontariamente la morte dell’odioso scrittore. Cossu ai disegni più potabile del solito per i gusti del sottoscritto, anche se è il disegnatore giusto al posto sbagliato, mentre la copertina di Stano è ordinaria amministrazione.

BODYCOUNT: 7

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Sottile come una lama di rasoio, eppure resistentissimo! Non è straordinario?”

VOTO: 4,5

Soggetto: Faraci (12)

Sceneggiatura: Faraci (12)

Disegni: Cossu (16)

mercoledì 29 ottobre 2025

Dylan Dog Gigante n. 13 - Il "senza nome"

 

Questa volta l'indagatore dell'incubo se la deve vedere con una singolare specie di fantasma: Ungenannt, ovvero il "Senza Nome". Si tratta di uno spirito da troppi anni dimenticato, alla perenne ricerca della sua identità, ormai folle di rabbia per non essere ricordato da nessuno. Con il tempo ha imparato come impadronirsi di organismi viventi, portando devastazione e pazzia nei corpi che invade. Nessuno è mai sopravvissuto alla possessione di un Ungenannt. Anche un "esperto del mestiere" come Dylan Dog rischia di sperimentare a sue spese che la morte non è sempre la fine di tutto. anzi, per qualcuno, è solo l'inizio di un'infinita odissea nella solitudine!

Il Senza nome è una storia indubbiamente eccellente, tra le migliori della seconda decade dylaniata, che però non gode presso i fan della stessa popolarità di altre più celebrate, vuoi per la sua collocazione (il Gigante era la testata che vendeva meno all’epoca), vuoi per la sua natura di “celebrativo” non collegato ad un anniversario dell’indagatore dell’incubo.  In un certo senso potrebbe essere definita come la vera "storia di Dylan Dog", ponendosi come una sorta di sequel alternativo al n. 100 per il percorso del protagonista e la presa di coscienza finale e, se fosse stato possibile sforbiciarne una cinquantina di pagine, non avrebbe sfigurato come albo doppio del ventennale al posto del deludente duo #241-#242. Barbato richiama qui la formula dei primi speciali con le mini-storie, tutte con Dylan assoluto protagonista, all’interno di una cornice un po’ fumosa che serve a condurre il nostro nel viaggio autoreferenziale che lo porterà a ritrovare sé stesso. La sceneggiatura è tecnicamente perfetta, meno compiacente nei confronti del lettore e più coerente rispetto al temporalmente prossimo La scelta.  Certo, anche qui non manca una lunghissima carrellata di volti noti (Morgana, Bree, Lillie, Lord Wells, la Trelkovski, Botolo, Phoenix, la Kowalsky di Ghost Hotel, Johnny Freak e l’immancabile Xabaras, oltre a diversi altri) e ci sono rimandi ad albi o luoghi (l’indimenticabile Grand Guignol) del passato dylaniato. La natura di special/celebrativo particolare è accentuata dalla scelta del disegnatore, la guest star Giancarlo Alessandrini, colonna portante di Martin Mystère. Il suo tratto inconfondibile, ben noto a chi conosce anche solo marginalmente il BVZM avendone realizzato tutte le copertine, si sposa bene con le atmosfere ricreate da Paola Barbato, regalandoci tavole stratosferiche e di grande intensità anche emotiva. La copertina di Stano, dedicata all’episodio delle sarte, inganna le aspettative ma è ben realizzata.

Curiosità: (1)La storia doveva essere pubblicata sull’albo gigante n. 12, ma Alessandrini non fece in tempo a completarla, facendone slittare l’uscita di un anno. (2)“Spirito Allegro” (Blithe Spirit) la commedia di Noel Coward che Dylan si trova ad interpretare sul palco del Grand Guignol, è stata portata in scena la prima volta nel 1941 e godette di ben 1997 repliche. Nel 2009 ne venne proposta a Broadway una nuova versione che vedeva tra i protagonisti… Rupert Everett! (3)Alessandrini in seguito disegnerà un albo gigante anche per un altro celebre personaggio bonelliano: Tex! Sua la firma del 20° Texone, intitolato Canyon Dorado.

BODYCOUNT: 2

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Bene, in tanti anni di disonorata carriera cosa ho ottenuto? Niente! Gli incubi sono rimasti incubi, i dubbi sono rimasti dubbi…”

VOTO: 9

Soggetto: Barbato (21)

Sceneggiatura: Barbato (20)

Disegni: Alessandrini (1)

Uscita: novembre 2004

lunedì 27 ottobre 2025

Dylan Dog #218 - L'incubo dipinto

 

In una chiesa sconsacrata dello sperduto paesino di Ffestiniog, è stato ritrovato un affresco, raffigurante "Il martirio di San Sebastiano", realizzato da Hyeronimus Quail, un artista che si era guadagnato il soprannome di "Pittore delle Agonie" perchè dipingeva soltanto morenti, rappresentandone le sofferenze con inedito realismo. Molti, in paese, temono che Quail sia tornato in cerca di nuovi spunti pittorici... Così, il sindaco di Ffestiniog assume Dylan Dog per indagare sul caso, ma anche per dimostrare che le storie maledette che si sussurrano su Quail sono soltanto un cumulo di menzogne...

Il terzo autore dylaniato a debuttare nel 2004, con l’onore di approdare direttamente sulla serie regolare a differenza degli altri due colleghi, è Michele Masiero. L’attuale direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, presso cui aveva iniziato a lavorare nel 1991, ricopriva all’epoca il ruolo di curatore di Mister No, serie per la quale aveva già scritto anche una trentina di storie. Per il suo esordio su Dylan Dog, Masiero decide di giocare sul sicuro ispirandosi dichiaratamente al film La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati, uno dei capolavori assoluti del cinema giallo-horror made in Italy, e mandando l’indagatore dell’incubo in trasferta nella brughiera inglese (un grande classico). Nella sceneggiatura sono presenti alcuni elementi soprannaturali, concentrati soprattutto nelle sequenze dei brutali omicidi, che farebbero pensare a Quail quale novello Freddy Kruger, vista la dolorosa fine flambè del Buono Legnani di quest’albo (la cui tendenza a truccarsi da donna per autoritrarsi è quasi un’ulteriore citazione al contrario). Il depistaggio ci sta, ma la soluzione finale, presa in prestito al mitico Attraverso lo specchio, risulta non del tutto convincente e in ogni caso poco congruente con la costruzione della vicenda, mentre sarebbe stata preferibile una conclusione più canonica, lasciando più sfumato lo zampino di chi teneva davvero le fila. Lascia invece interdetti Dylan che davanti alla confessione di un omicidio non batte ciglio e alla fine stringe pure la mano gioioso al sindaco (!!); che poi sto sindaco per quale stramaledetto motivo avrebbe dovuto pubblicizzare un dipinto che sapeva l’avrebbe messo nei guai??? Per fortuna ci pensa Nicola Mari a far dimenticare i difetti dell’albo, con disegni che ancora una volta lasciano il segno. Sguardi allucinati a go-go, soprattutto quelli dell’inquietante Quail, il personaggio sicuramente più azzeccato dell’albo. Prova in crescendo quella di Mari, con il botto delle vignette in nero da pag. 82 a pag. 96, una tavola più bella dell’altra. Ancora una citazione pittorica nella copertina di Stano, questa volta tocca a una delle versioni (quella più famosa, ospitata al Louvre) del “Martirio di San Sebastiano” del Mantegna. Però qualche goccia di sangue dalle ferite poteva anche farla colare!

Malgrado il servilismo nei confronti del modello avatiano, un discreto esordio (grazie al notevole apporto di Mari) per Masiero, autore che comunque non riuscirà a lasciare il segno nella serie.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: Sì (1, Kathy)

CITAZIONE: “Avete letto quello che si dice a proposito del pittore che ha dipinto quell’affresco? Le storie sulla maledizione?”

VOTO: 6,5

Soggetto: Masiero (1)

Sceneggiatura: Masiero (1)

Disegni: Mari (13)

Uscita: novembre 2004

sabato 25 ottobre 2025

Dylan Dog Fuoriserie - Top Secret

 

Sembrava tutto finito, e invece… Le creature di luce proiettano lunghe ombre sull'Indagatore dell'Incubo, e non intendono dargli tregua!

Penultimo appuntamento con gli inediti a colori pubblicati in coda alle ristampe degli Speciali su cartonato gigante Mondadori. A differenza degli appuntamenti immediatamente precedenti questa breve storia ha un legame più labile con lo Speciale cui si accompagna, in questo caso Il padrone della luce. Sì, ritornano gli stessi autori, Ruju e Piccatto, e sì, la trama è ancora imperniata sullo spionaggio, ma le creature di luce chiamate in causa dalla sinossi riportata sul sito della Bonelli (quella che trovate qui in alto) stavolta non ci sono, perché a tormentare Dylan sono fantasmi un po’ particolari. La storiella è tutto sommato simpatica: caruccia l’idea dell’ombrello al curaro o Bloch viene implicitamente sfottuto per le sue lagne sulla pensione. Piccatto fa un buon lavoro, sia sui primi piani, sia nelle tavole “in esterna” quasi tutte ambientate sotto la neve cadente. Niente di che, ma nettamente meglio del tremendo Special n. 14!

Curiosità: La storia è stata ristampata su Super Book n. 44 e nella collana “Il nero della paura”, pubblicata in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, nel mese settembre 2016.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: Sì (1, fidanzata senza nome)

CITAZIONE: “Sorvegliare, spiare, pedinare. All’infinito.”

VOTO: 6

Soggetto: Ruju (57)

Sceneggiatura: Ruju (57)

Disegni: Piccatto (41)

Uscita: ottobre 2004

giovedì 23 ottobre 2025

Dylan Dog #217 - Il grande sonno

 

La solita vecchia storia. Una ragazza ingenua, una canaglia senza scrupoli, un mucchio di banconote. Però, stavolta c'è di mezzo Dylan Dog, e potete stare certi che l'indagine che gli affida Georgine Timper perché le ritrovi il fidanzato, scomparso con tutti i suoi risparmi, non è esattamente come una di quelle classiche avventure in bianco e nero che hanno reso celebre la scuola dei duri alla Sam Spade e Philip Marlowe. Qui, tra scommesse alle corse, debiti di gioco, gorilla spietati e vicini di casa impiccioni, si annida il seme di un antico orrore. Un orrore che è tornato, dopo secoli, a esigere il suo tributo di sangue!

Ecco una di quelle storie che ho rivalutato in positivo con quest’ultima rilettura. Già con la precedente l’avevo “promossa” con la sufficienza, ma ora mi sento di alzare ancora un po’ il voto. Faraci si fa parzialmente perdonare dopo i tonfi di Un mondo sconosciuto e Fantasma cercasi con una sceneggiatura leggera e frizzante che rende piacevole la lettura. Le atmosfere “hard boiled” in Dylan Dog ci sono state sempre bene (a partire dal mitico n. 6) forse perché Sclavi, quando ancora stava progettando le basi della serie, aveva inizialmente pensato a un detective stile “scuola dei duri”; mescolarle con l’horror fantasy/esoterico (che invece è rimasto spesso indigesto ai lettori) sulla carta pareva un azzardo che incredibilmente funzionicchia perché Faraci ha la saggia intuizione di spostare il tutto sul piano dell’ironia, senza prendersi sul serio. I comprimari sono azzeccati (su tutti, quella simpatica canaglia di Bart Starrell) e i tempi giusti. Certo, per un ritorno in pompa magna di Stano ai disegni dopo quasi tre anni di assenza mi sarei aspettato un albo “speciale”, ma con il precedente I misteri di Venezia al buon Angelo era andata anche peggio. Per me che adoro il suo tratto “Schiele style”, rimasto sostanzialmente inalterato nel corso degli anni, è comunque sempre una festa. Qui fa un ottimo lavoro sulle espressioni dei personaggi e sui primi piani, perde invece qualcosa nella parte finale con l’entrata in scena di Orkam e delude per la copertina, sempre a sua firma.

Curiosità: (1) Sono tantissimi gli omaggi alla letteratura pulp-noir inserite da Faraci nella storia, a partire dal titolo dell’albo che è lo stesso del primo romanzo di Raymond Chandler e dagli “intertitoli” Finestra sul vuoto e Addio, mia amata che corrispondono a quelli dei romanzi successivi dello scrittore originario di Chicago.  (2)Si dice che il personaggio di Georgine Timper sia ispirato a… Paola Barbato!

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “E’ uno sporco lavoro… ma qualcuno deve pur farlo”.

VOTO: 7

Soggetto: Faraci (11)

Sceneggiatura: Faraci (11)

Disegni: Stano (12)


martedì 21 ottobre 2025

Dylan Dog Special #18 - La scelta

 

Che la Morte possa essere maestra di vita non sono in molti a crederlo. Eppure, per Dylan Dog, costretto a una scelta difficile per salvare la vita di Groucho, è proprio così. L'instancabile Mietitrice gli mostra il senso dello scegliere, le mille, imprevedibili svolte che una vita, e tutte quelle che le si intrecciano, possono assumere dal momento che si decide di agire in un modo o in un altro. Inizia così un lacerante viaggio nella memoria, un bilancio implacabile che condurrà Dylan a guardare dentro sè stesso e nel flusso del tempo. A scoprire cosa sarebbe successo se…

Sfruttando l’idea alla base di un classico assoluto del cinema come La vita è meravigliosa (It's a Wonderful Life, 1946) di Frank Capra, Paola Barbato sforna nell’autunno del 2004 il miglior Speciale dai tempi di Sclavi e Chiaverotti. Ad accompagnare Dylan nel suo viaggio tra i suoi possibili futuri alternativi non è, come nel film di Capra, un angelo di seconda classe come Clarence Odbody (nome peraltro già sfruttato da Sclavi nel n. 6 La bellezza del demonio) bensì la Morte, con cui il nostro ha avuto a che fare moltissime volte sin dai tempi del mitico n. 10 Attraversolo specchio. La triste mietitrice ha un debito con l’indagatore dell’incubo contratto nel n. 190 Il segreto di Mordecai e decide qui di sdebitarsi cercando di aiutare Dylan a risolvere lo “stallo alla messicana” in cui si è ficcato (e che sarà riproposto nel successivo speciale La Peste). Sono tanti gli albi citati in questo lungo viaggio tra storie di vite non vissute dal nostro e ancor di più i personaggi del suo passato che ritroviamo: dai grandi amori Lillie (con cui sarebbe bastato pochissimo per avere una vita felice) e Bree (con cui sarebbe in ogni caso finita male), passando per l’indimenticabile Johnny Freak, allo sfortunato Virgil, il figlio di Bloch per arrivare all’immancabile Xabaras, senza nominarli tutti. Il Dylan-zombi, che ci guarda in un’inquietante primissimo piano dalla copertina di Stano, fa un certo effetto ma mai come il Groucho triste, con i baffi posticci, in uno dei momenti più malinconici dell'intera serie. Barbato, quasi sadicamente, fa soffrire Dylan tanto per i rimpianti di ciò che avrebbe potuto essere quanto per l’orrore di ciò che per fortuna non è stato. Un po’ troppo fanservice (l’ho avvertito molto in quest’ultima rilettura) ma albo che sa anche emozionare, appagando molte delle curiosità del lettore affezionato, prestando al contempo, con questa formula del "what if", anche il fianco a critiche accese che io non mi sento in dovere di fargli. Piccatto taglia il traguardo delle 40 storie dylaniate per Dylan con quella che forse è la sua miglior prova post primi 100. Qui ci offre una Morte con una rappresentazione grafica diversa dal modello “bergmaniano” inaugurato da Casertano nel già menzionato n. 10 o dal più popolare scheletro incappucciato visto in tante altre occasioni. Il disegnatore piemontese ne realizza una versione spettrale, quasi senza volto, da fantasma dyckensiano di Canto di Natale. Si dimostra anche duttile nel richiamare lo stile di alcuni colleghi disegnatori legati agli albi che di volta in volta vengono citati e bravissimo nel far trasparire dalle pagine le emozioni dei personaggi.

BODYCOUNT: 0 (nei futuri alternativi ce ne sarebbero, ma..)

TIMBRATURA: 0 (sarebbero 3 ma essendo storie di vite non vissute, non contano)

CITAZIONE: “Ti aiuterebbe sapere dove saresti se tu avessi fatto la scelta opposta? Vuoi vedere le vite che non hai vissuto?”

VOTO: 9

Soggetto: Barbato (20)

Sceneggiatura: Barbato (19)

Disegni: Piccatto (40)


domenica 19 ottobre 2025

Dylan Dog #216 - Il grimorio maledetto

 

Strano mondo quello dei collezionisti di libri antichi, soprattutto poi quando si tratta di libri dai poteri, diciamo insoliti, com'è il caso del Grimorio Bianco. Ma, se è vero, che un autentico collezionista trova che nessuna azione sia troppo riprovevole pur di conquistare l'agognato volume, oggetto delle sue mire, ebbene, nel caso del conte Gregory Babalkan, la faccenda sconfina nel cupo territorio della negromanzia. Già, perché il conte è un mago, ma di quelli cattivi, e vuol distruggere il Grimorio per avere libero accesso alla Porta del Regno delle Ombre, come non manca di spiegare a un attonito Dylan la signora Trelkovsky

Albo che vedo l’esordio di uno dei personaggi ricorrenti più odiati dai lettori, “quel nano infame” (per citare il titolo italiano del film Little Man di Keenen Ivory Wyans del 2006) di Winston McCloud. In questa storia, in cui facciamo per la prima volta la sua conoscenza, la presenza del potentissimo mago in miniatura è meno invasiva che nelle successive apparizioni. Il problema di questo n. 216 risiede nel classico difetto (almeno a mio gusto) dei soggetti di De Nardo: troppo fantasy e poco horror, nonostante il richiamo a La nona porta (The Ninth Gate, 1999) di Roman Polansky. Ed è un peccato perché la sceneggiatura funziona bene, al netto di una certa verbosità in alcuni passaggi troppo elevata, soprattutto quando De Nardo si incaponisce a spiegarci simboli ed esoterismi vari. Lo stile narrativo però funziona a partire dalle didascalie, marchio di fabbrica denardiano, alternando momenti tesi ad intermezzi divertenti (su tutti Dylan che si risveglia nudo in casa della sconosciuta) con un ritmo che cresce sempre più man mano che si arriva verso il finale. Un paio di potenti stoccare orrorifiche fortunatamente ci sono: l’antiquario ucciso dai ragni (una mezza citazione a L’aldilà di Fulci?) e lo splatteroso parto demoniaco a pag. 94, che riporta la mente a Sinfonia Mortale. La storia soffre dell'assenza di un antagonista carismatico per Dylan (Babalkan, che deve il suo nome al Boris Balkan del già citato La nona porta, rimane troppo sullo sfondo), ma trova nella “gazza” un personaggio interessante e che ci regala anche un omaggio a Diabolik. Da notare come nel giro di pochissimi mesi Dylan abbia una relazione con una ladra professionista (era appena successo in L’alchimista), altro segno che la curatela in quel periodo non fosse troppo attentissima, nonostante le “rassicurazioni” contenute nell’Horror Club (inedito) che attribuivano a Sclavi il delicato compito. Aggiungiamoci anche che la vicenda è ambientata ad Halloween, mentre l’albo è uscito a fine agosto. Bigliardo meno performante che nelle precedenti uscite, soprattutto perché spesso i balloon gli “mangiano”  parecchio spazio nelle vignette, ma nota di merito per la sua Madame Trelkovski: per me nessuno la disegna meglio di lui. La copertina di Stano farà “felici” gli aracnofobici, peccato per lo sfondo neutro e l’effetto ragnatela addosso a Dylan che poteva essere reso meglio.

Curiosità: (1)Nell’Horror Club (inedito) viene ammesso, per la prima volta, che Sclavi si è preso una lunga pausa di riflessione. Al contempo veniva pubblicizzata l’intervista al Tiz in una puntata (intitolata “Il caso Dylan Dog”) del programma “Antistoria del fumetto italiano” in onda su un canale della rete Sky. Se non l’avete mai vista, la potete trovare su Youtube a questo link. (2) Da pag. 12 a pag. 14 l’autoradio trasmette “Crush on you” di Bruce Springsteen.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: No (sicuramente è sì, ma come in altre occasioni se è fuoricampo non la conteggio)

CITAZIONE: “La notte delle streghe. La notte del mistero e della magia. La notte in cui le porte dell’altro mondo si schiudono, permettendo il transito tra i due piani della realtà”.

VOTO: 6

Soggetto: De Nardo (10)

Sceneggiatura: De Nardo (10)

Disegni: Bigliardo (6)

uscita: settembre 2004

venerdì 17 ottobre 2025

Dylan Dog #215 - Il pozzo degli inganni

 

Ruthwen Manor è una fatiscente, antica casa che ha conosciuto in passato tempi decisamente migliori. O forse no. Forse, quella casa un po' isolata ha sempre ospitato un mostruoso segreto. Come quello che causa la sparizione di alcuni poveri immigrati clandestini che si nascondono tra le sue pareti. Persone che nessuno vede, con sogni e ambizioni stritolati da un'esistenza penosa, costretti a subire i ricatti di un delinquente spietato come Stefan Lako. Nazir, Guli, Violeta sono tutte vittime che rischiano di soccombere al sinistro potere della casa di Lord Ruthwen, e sarà Dylan Dog a far sì che per alcuni di loro ci sia una seconda mano di tarocchi da giocare.

Il n. 215 vede ancora una volta ai testi Pasquale Ruju: delle ultime 5 storie uscite sulla serie regolare a partire dal n. 211, ben quattro portano la sua firma. Si rischiava l’indigestione! Anche perché questo albo non è proprio memorabile, anzi. A livello di mero intrattenimento senza pretese risulta anche leggibile, ma sulle pagine di Dylan Dog è lecito attendersi altro che personaggi stereotipati, un tema sociale trattato in modo banale e semplicistico e un mostro anonimo. Già il nome, Cax, non è proprio il massimo, e interagisce pure poco (una persona alla volta, mi raccomando) mentre la storia avrebbe guadagnato se il suo coinvolgimento nell'economia della vicenda fosse stato più ampio. Invece risulta quasi sacrificato nell'intreccio tra papponi, clandestini e prostitute dal cuore d'oro che collaborano come se nulla fosse con Dylan, all'insegna del “volemose bene". Campanello d'allarme grosso come una casa la reazione di Dylan al furto del portafogli: manco s'incazza più, anzi gli dispiace pure per il ladro!!! E si introduce come nulla fosse nella tana del lupo e viene accolto come un buon samaritano nonostante fosse un illustre sconosciuto, pure derubato da uno degli oespiti, che avrebbe potuto/dovuto essere insultato o malmenato dagli abusivi occupanti della casa. Ai bei tempi si sarebbe incazzato come una bestia, poi scoperta la situazione avrebbe cambiato idea (magari facendosi venire pure qualche senso di colpa), fatto sta che questa reazione così remissiva e quest'atteggiamento ultrabuonista da “oldboy-scout” verranno esasperati sempre più negli anni immediatamente successivi. In compenso Bloch risulta ormai totalmente ridimensionato al rango di mero passacarte. Ruju è ancora fresco di ricerche in demonologia visto che, come nel coevo L’alchimista, viene citato ancora Johann Weyer (pag. 75). Funzionano comunque la location della cantina e i vari inganni, compresi il facile tuffo al cuore all'apparire delle partner storiche del nostro e il finto colpo di scena alle pagg. 93-94. La sceneggiatura però prende troppe facili scorciatoie (di fatto Dylan risolve il caso leggendo un libro) e si conclude con un finale stucchevole all’insegna del politically correct. Piccatto torna a “tirare via” che è un piacere, ma ci offre anche alcuni ottimi primi piani, un duo Violeta-Mirjana estremamente sexy e in generale una buona atmosfera nelle sequenze ambientate in cantina con un buon utilizzo del contrasto bianco/nero. Rivedibile invece la rappresentazione di Cax, anonima e frettolosa, stessi aggettivi che affibbierei alla copertina di Stano che continua così il suo momento non particolarmente ispirato.

Curiosità: (1)Con questa storia Ruju superava Chiaverotti per numero di sceneggiature dylaniate, issandosi al secondo posto assoluto dietro all’inarrivabile Sclavi. (2)L’Horror Club (inedito) oltre a far da gancio per Le spoglie del guerriero, l’albo di Napoleone (all’epoca appena uscito in edicola) che ha Dylan come guest star, ricorda ancora una volta l’impegno dylaniato contro l’abbandono degli animali ospitando un disegno a tema di Fabio Celoni.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “C’è molta sofferenza nel tuo passato. Molti dolori. Molti rimpianti. Io posso far cessare quella sofferenza Dylan”.

VOTO: 5

Soggetto: Ruju (56)

Sceneggiatura: Ruju (56)

Disegni: Piccatto (39)

Uscita: agosto 2004

mercoledì 15 ottobre 2025

Dylan Dog ospite in Napoleone n. 42 - Le spoglie del guerriero

 

Towtown, Quindicesimo secolo. Le armi declamarono la loro sanguinosa canzone di gesta in una battaglia senza quartiere! Forse, sarebbe stato meglio non turbare la pace dei soldati che morirono in quel giorno, servendo sotto le insegne del Visconte di Dempsey, riportandone le ossa alla luce del sole, durante una campagna di scavi archeologici. Quegli antichi guerrieri, infatti, sono risorti a nuova vita seminando morte e terrore nella Contea di Bassey, in Inghilterra, e persino Napoleone sta per soccombere nel tentativo di fermare la loro offensiva. Meno male che in suo aiuto accorre un certo Indagatore di Craven Road, il celebre Dylan Dog!

Abbiamo già avuto modo di ricordare come Carlo Ambrosini avesse lasciato lo staff di Dylan Dog dopo il suo ultimo lavoro "completo" (testi e disegni), il n. 108 Il guardiano della memoria, uscito nel settembre del 1995, per dedicarsi anima e corpo a un nuovo personaggio bonelliano ideato da lui. Napoleone nasce come miniserie, ma dopo i primi 8 numeri, visto il buon riscontro (se pur di nicchia) da parte dei lettori, diventa una serie "regolare" a tutti gli effetti, sempre a cadenza bimestrale. Una scommessa per Bonelli, che puntava così a portare il fumetto d'autore in un format da edicola, allontanandosi parecchio dalla connotazione popolare che caratterizzava (chi più, chi meno) lo standard delle sue serie. Le storie di Napoleone si prestano infatti a più piani di lettura, sono ambientate sia sul piano reale che in un contesto fantastico, sono spesso ermetiche e infarcite di citazioni colte non sempre decifrabili, e lasciano sovente una sensazione di malinconia quando si chiude l'ultima pagina. Lo stesso Napoleone non è un personaggio facile, ha un bel caratteraccio. Eppure io questa serie l'ho amata tantissimo, è la mia bonelliana preferita dopo Dylan Dog. Già Dylan. Era inevitabile che, visto il background di Ambrosini, i due personaggi dovessero incontrarsi prima o poi. Il grande evento si verifica nell'estate del 2004. Qualcuno insinua che sia un tentativo disperato di salvare Napoleone dalla chiusura dei battenti perchè le vendite sono sempre più in calo, anche se in realtà la serie (in cui Sergio Bonelli credeva tantissimo) resisterà per altri due anni. In realtà il Conte non ha mai nascosto, nelle interviste, il desiderio di volersi cimentare di nuovo con Dylan Dog e collaborare con Sclavi. L'omaggio all'indagatore dell'incubo è d'altronde evidente già dalla copertina, che è una plateale citazione di quella del mitico n. 1 dylaniato. Ma l'incontro tra i due lascia un po' l'amaro in bocca perchè non si tratta di un "team-up"; nell'albo Napoleone è un personaggio "reale", mentre Dylan è un personaggio di fantasia benchè si comporti come lo conosciamo. Per questo ritengo di non doverlo conteggiare a livello statistico tra le storie dylaniate. Avremo comunque modo di ritrovare i due sulle pagine del Color Fest n. 12. Questa invece rimane a tutti gli effetti una storia di Napoleone, neanche tra le più riuscite in verità, che vi consiglio di recuperare per avere un'idea di quello che è il mood della serie. Se avete apprezzato gli albi dylaniati scritti da Ambrosini (oltre al già citato Il guardiano della memoria, l'altrettanto notevole Dietro il sipario), vi sentirete "a casa" e vi verrà voglia di recuperare il resto. 

Curiosità: Terminato Napoleone saranno diversi gli autori che successivamente si cimenteranno anche con Dylan Dog. Oltre al ritorno di Ambrosini, anche Gabriele Ornigotti, il disegnatore di questo n. 42 napoleonico, debutterà prima su Color Fest (nel 2011) e poi sulla serie regolare dylaniata nel n. 336 Brucia, strega.. brucia!. Pure Paolo Bacilieri (mio idolo), Marco Nizzoli, Giulio Camagni e Diego Cajelli (per quanto riguarda i testi) daranno un buon contributo alla causa dylaniata.

lunedì 13 ottobre 2025

Dylan Dog #214 - Manila

 

Jargo il vampiro è morto. Ma non si può dire altrettanto per l'ultima delle creature del suo branco, Alec, che semina morte alla continua ricerca di prede. Manila, la bella vampira che Dylan Dog ha salvato donandole il suo sangue stringe un'inedita alleanza con l'Indagatore dell'Incubo, proprio per eliminare il servo superstite di Jargo. Ma, forse, questa non è l'unica ragione che l'ha spinta a camminare, ancora una volta, al fianco del nostro Dylan...

Accettabile spin-off, più che un vero seguito, della doppia “vampirica” degli albi nn. 180-181 (Notti di caccia/Il marchio del vampiro) che avrebbe dovuto segnare idealmente la fine degli accoliti di Jargo sopravvissuti (e invece…). Tutto si svolge come ci si potrebbe aspettare, senza guizzi di originalità che forse non si poteva nemmeno pretendere essendo una storia nata dalla costola di un'altra. Però Ruju ce lo racconta in maniera solida, con mestiere, azzeccando l'atmosfera romantico-decadente che tanto si addice ai vampiri ma lasciando scivolare via tutto un po’ troppo in fretta. Dylan un po' patetico nel piangere Shannon (da cui si era fatto convincere a partecipare a un rave party!!), dimenticata in quattro e quattr’otto, riguadagna punti nell’impossibile relazione con Manila. Stupenda la scena disegnata da Roi tra i vapori della vasca (pagg. 51-52), così come il primo piano dell’affascinante succhiasangue del titolo a pag. 13 (5° vignetta). Purtroppo Manila non è altrettanto avvenente nella copertina di Stano. Per il resto, a parte qualche notevole sfoderata di canini, ordinaria amministrazione per il buon Corrado che comunque tiene testa ai disegni di Mari nel prequel. Apprezzabile il finale con un Dylan disperato, che è un miracolo non sia stato vampirizzato con tutto il sangue che più volte gli viene succhiato nell’albo.

Curiosità: Bloch fuma (sigari) solo nelle storie disegnate da Corrado Roi, circostanza che si verifica anche in questo n. 214.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA:  No (quasi)

CITAZIONE: “Voi avete avuto quello che volevate. Adesso potete andarvene. Non c’è più niente da vedere qui! Solo polvere”.

VOTO: 6

Soggetto: Ruju (55)

Sceneggiatura: Ruju (55)

Disegni: Roi (42)


sabato 11 ottobre 2025

Maxi Dylan Dog n. 7 - L'alchimista

 

Le preziose creazioni dell'alchimista-orafo Dagobert Chain sembrano spingere al suicidio chiunque ne entri in possesso. L'unico che può sciogliere questo letale mistero, a giudizio di Dylan, è lo stesso Chain. Ma c'è un problema… Il sinistro artigiano è da anni ospite della clinica psichiatrica di Harlech!

Dopo il tonfo di FantasmaCercasi, questo settimo Maxi non riesce a riprendersi neppure con l’ultima storia. Titolo spoiler e rappresentazioni ridicole dei Cobol by Montanari&Grassani affossano completamente una sceneggiatura che non brilla per originalità; gli oggetti "maledetti", in precedenza, erano già stati declinati in molte salse nella serie. Ruju cerca di sopperire con mestiere e ritmo sostenuto, senza riuscirci, perché succedono troppe cose e troppo in fretta per far presa sul lettore. Il personaggio della ladra è poco credibile, in compenso Dylan è del tutto irriconoscibile, a tratti irritante e tuttologo: a pag. 250 (o 54° tavola) scopriamo che sa pure fare il patologo dilettante. Il comportamento di Dagobert Chain è insensato fin da quando compare, contraddicendosi più volte, e la rivelazione finale poco aggiunge se non dare la sponda a M&G per la decomposizione accelerata, questa sì ben realizzata.

Curiosità: (1)Dylan torna ad Harlech dopo tempo immemore e riceve il consueto caloroso benvenuto da parte di Lord Chester. (2) Cameo di H.G. Wells (relegato a una sola vignetta) che così compare in due storie consecutive di questo Maxi. (3)A pag. 208 (12° tavola) Dylan ascolta un vinile del clarinettista Benny Goodman. (4) Il De Praestigiis daemonium, che il nostro legge a pag. 268 (o 72° tavola), è un’opera realmente esistente, scritta dal medico olandese Johann Weyer, un best seller per l’epoca pubblicato la prima volta nel 1563. Ignoro però se davvero vi fossero o meno citati i Cobol o Coboli. (4) Dylan “va a segno” in tutte e tre le storie del Maxi, era già successo nel secondo uscito nel giugno 1999.

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: Sì (1, Courtney)

CITAZIONE: “A volte cercano un ospite umano, si mostrano a lui, solo a lui, e poi si impadroniscono del suo corpo… e aspettano. Aspettano.”

VOTO: 4

Soggetto: Ruju (54)

Sceneggiatura: Ruju (54)

Disegni: Montanari & Grassani (49)


giovedì 9 ottobre 2025

Maxi Dylan Dog n. 7 - Fantasma cercasi

 

Lo spettro di Lord Larkon è, da anni, la massima attrazione turistica del villaggio di Cromgail, oltre a esserne l'amichevole protettore. Il problema è che l'aristocratico ectoplasma è svanito nel nulla da un momento all'altro, gettando nella costernazione gli abitanti del piccolo borgo. A Dylan, il compito di ritrovarlo…

Faraci sbaglia cane e sforna una sceneggiatura adattissima a… un episodio animato di Scooby Doo! Già il prologo che vede Dylan e Lord Wells in versione “Ghostbusters” è ben più di un campanello d’allarme e il prosieguo rimane incanalato nella stessa direzione, all’insegna del “volemose bene” e dei buoni sentimenti (l’amore che sconfigge lo spettro birbantello). In più la storia sembra lunghissima, la lettura pare non finire mai e difetta completamente la componente umoristica che avrebbe potuto salvare la baracca in qualche modo, in stile “Grouchino”. Dylan è poco più di una macchietta e avanza nell’indagine a colpi di “quinto senso e mezzo”; già in Un mondo sconosciuto ne aveva abusato, qui ho contato almeno cinque vignette in cui fa riferimento al suo famigerato intuito. L'avesse nominato ancora una volta, avrei lanciato l’albo; viene anche da domandarsi quanto fosse attenta la supervisione del curatore ai tempi. A dare il colpo di grazia sono i disegni del dinamico duo M&G che concepiscono un fantasma (non quello del titolo, ma quello che Dylan si porta inconsapevolmente dietro) buffo e orrendo, che fa tutt’altro che paura.

Siamo nella top assoluta dei flop dylaniati.

BODYCOUNT: 7

TIMBRATURA: Sì (1, Jessie)

CITAZIONE: “Quanti misteri potrei svelarti, a proposito del fantasma di Cromgail..”

VOTO: 3

Soggetto: Faraci (10)

Sceneggiatura: Faraci (10)

Disegni: Montanari & Grassani (48)


martedì 7 ottobre 2025

Maxi Dylan Dog n. 7 - L'uomo di plastica


Cosa succederebbe se i manichini utilizzati dalle case automobilistiche per i crash-test, cioè le simulazioni di incidenti stradali, iniziassero a covare sentimenti di vendetta nei confronti dei loro torturatori umani?…

Il secondo autore dylaniato a debuttare nel 2004 è Bruno Enna. Originario di Sassari, classe 1969 (come Marzano che aveva esordito qualche mese prima di lui), Enna approda in Bonelli con già un curriculum di tutto rispetto, avendo iniziato a collaborare con la Walt Disney Company Italia già dal 1995 e iniziando a scrivere storie per Topolino a partire dal 1997. Enna si presenta con una storia parzialmente derivativa che riporta alla mente dei lettori il manichino assassino di Incubo di una nottedi mezza estate, pur senza vantare legami diretti. Rispetto all’albo di Chiaverotti qui troviamo molto meno splatter, praticamente assente, e una sottotrama gialla che mescola in parte le carte con un prologo interessante che giustifica la gradevole incursione nel soprannaturale. La sceneggiatura rispetta le meccaniche della serie e del personaggio e risulta solida, pur senza guizzi, e con un finale quasi poetico. Da citare la bella sequenza dell’incubo di Smidt nel mondo di plastica. Ai disegni Montanari & Grassani ci regalano tavole ricchissime di dettagli, confezionando una prova tutto sommato buona, decisamente superiore a quelle delle due storie successive del Maxi. Un paio di vignette destano però qualche perplessità nel ritrarre Dylan: nella 1° in alto a pag. 81 sembrano quasi ispirarsi a Brindisi, mentre il primo piano nella 1° vignetta a pag. 96 parrebbe quasi opera di Villa!

Un discreto esordio per Enna che si guadagna anche gli onori della (purtroppo non memorabile) copertina di Stano. Per distacco la miglior storia di questo settimo Maxi dylaniato.

Curiosità: (1) A pag. 69 viene citato il film Il mondo dei robot (Westworld, 1973) di Michael Chricton, che Dylan richiamerà ancora indirettamente nel finale. (2) L’omicidio di Broman a pag. 25 è forse un omaggio alla morte di Carlo in Profondo Rosso.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: Sì (1, Anne)

CITAZIONE: “Quasi ti invidio. Chissà che cosa sogni durante i tuoi infiniti viaggi tra la vita e la morte!”.

VOTO: 6,5

Soggetto: Enna (1)

Sceneggiatura: Enna (1)

Disegni: Montanari & Grassani (47)


domenica 5 ottobre 2025

Dylan Dog #213 - L'uccisore di streghe

 

Véronique Mercier è una strega! No, non ci riferiamo a una donna dal carattere particolarmente insopportabile; vogliamo proprio dire che è una seguace delle arti magiche, anche se soltanto a fin di bene. Malauguratamente, questo dettaglio non la mette al riparo dalle attenzioni di un folle che, nella cittadina di Beauport, in Francia, sta catturando tutte le "sorelle". Per fortuna, Véronique può ricorrere all'aiuto di Dylan Dog...

Prima (e finora unica) trasferta in Francia per l’indagatore dell’incubo. Attenzione però a non farsi ingannare dalla copertina! Dylan non mette piede a Parigi ma nell’immaginaria cittadina di Beauport situata sulla costa bretone. E anche le streghe con cui si trova ad interagire nulla hanno a che spartire con la vecchia megera a caval di scopa rappresentata da Stano, essendo tutte fanciulle di bell’aspetto. Dall'Agnol e le streghe vanno d'accordo fin dai tempi del n. 69 e di Witches! e, nonostante avesse ormai da tempo abbandonato lo stile “manariano” degli esordi, anche qui il buon Pietro non delude, regalandoci una Veronique decisamente affascinante, a tratti eterea. I suoi suggestivi disegni sono indubbiamente la cosa meglio riuscita di quest’albo, vedasi in particolare la splendida sequenza onirica da pag. 27 a pag. 31. La storia non è poi così terribile come in genere la si dipinge, ma la sceneggiatura soffre di:

1)      Incongruenze: ad esempio scopriamo che Dylan sa il francese. L’ispettore Roquefort gli fa i complimenti, mentre Sandrine lo canzona dicendogli che credeva parlasse in polacco.

2)      Forzature: Dylan che guida con nonchalance in Francia, come conoscesse quelle strade sconosciute da sempre (e senza lamentarsi della guida a destra!). Il suo stesso coinvolgimento nell'indagine.

3)      Errori: il più clamoroso è nel passaggio in cui Madame Trelkovski afferma che Kim (la strega apparsa nei nn. 18 e 63) fosse sua nipote!! Io di nipote ricordo solo Diana, quella apparsa nel n. 60, sicuramente Kim non ha mai avuto nessun tipo di parentela con la Trelky. Incredibile che una svista del genere sia passata indenne dalla supervisione che evidentemente in quel periodo era un po’ disattenta.

Le battute di Groucho sono in gran parte riciclate, Ruju ci scherza sopra proponendo la gag delle ripetizioni, che dopo un po’ viene a noia. L’ambientazione francese risulta sprecata e il finale non è convincente. Da salvare ci sono le visioni indotte da Veronique, la location delle torture e il look evocativo del killer, ma anche qui gran parte del merito va attribuito ai disegni di Dall’Agnol.  Le sevizie alle streghe invece scontano pesantemente l'assenza di vera violenza e splatter su cui, in altri tempi, si sarebbe pigiato l'acceleratore.

Curiosità: Come il precedente Necropolis, anche L’uccisore di streghe è stato adattato come sceneggiato radiofonico trasmesso, in 6 puntate, su Rai Radio2, nello stesso periodo della sua uscita in edicola. Potete recuperarlo su Rai Playsound, cliccando qui e registrandosi (gratuitamente).

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Io ho voluto conoscere il futuro. Sapevo già tutto fin dall’inizio… e non si può cambiare il destino...

VOTO: 5,5

Soggetto: Ruju (53)

Sceneggiatura: Ruju (53)

Disegni: Dall’Agnol (12)


venerdì 3 ottobre 2025

Dylan Dog #212 - Necropolis

 

Benvenuti a Necropolis. Ma esisterà davvero? Per molti si tratta dell'ennesima leggenda metropolitana, altri dicono che sia un inferno in Terra, un luogo segreto per esperimenti misteriosi o un centro di tortura gestito dallo Stato. Nessuno può dirlo, perché nessuno ritorna da Necropolis. Anzi no, non è proprio così... Uno c'è che può raccontare come stanno davvero le cose a Necropolis: si chiama Dylan Dog. Ma ci sarà un altro disposto a credergli?

Nel 2004, suo anno di grazia assoluta, Paola Barbato sfornò uno dei migliori Speciali non sclaviani, il Gigante a storia unica più bello (più o meno a parimerito con I peccatori di Hellborn) e questo n. 212, un albo che inserisco nella mia ideale top ten del secondo decennio dylaniato. Paola punta altissimo con questa storia, che travalica il piano meramente horror degli ambienti claustrofobici e dell'esplosione di violenza finale, per andare a toccare prima il tema dei diritti umani (per poi rimescolare tutto) e poi lanciarsi in riflessioni sociali. Non a caso il modello apertamente dichiarato qui è Orwell, anche se io ci ho intravisto qualche similitudine, con Un'arancia a orologeria (o meccanica, se preferite), il romanzo di Anthony Burgess il cui titolo originale è appunto A Clockwork Orange. I film Cube-Il cubo (Vincenzo Natali, 1997) e The Experiment-Cercasi cavie umane (2001, Oliver Hirschbiegel)  hanno affrontato tematiche affini ma non colgo riferimenti diretti nella sceneggiatura di Barbato. Grande punto di forza dell'albo è quello di prestarsi a più strati di lettura, tanto da appagare sia il lettore alla ricerca di materiale “impegnato”, sia il lettore che preferisce il semplice intrattenimento. Ritroviamo finalmente un Dylan protagonista assoluto, precipitato in quella che, drammi familiari/sentimentali a parte, è l'esperienza più traumatica della propria carriera. Storia che avrebbe meritato anche qualche pagina in più, magari la collocazione su uno Speciale. Ai disegni Freghieri è chiamato a una prova molto impegnativa, essendo costretto ad imporre il suo tratto, che solitamente meglio risalta in location notturne,  in ambienti asettici e tavole praticamente bianche e immerse nella luce per gran parte dell'albo. Compito perfettamente riuscito, al netto di una manciata di vignette “tirate via”, con la ciliegina sulla torta dell'ultima tavola, davvero stupenda. Notevole anche la splash page con l’incubo di Dylan (pag. 32). Il “total white” di Necropolis è ben riprodotto anche da Stano in copertina, in cui l’espressione turbata di Dylan contrasta con gli altri detenuti senza volto, quasi a voler affermare la sua identità come il nostro cerca disperatamente di fare nel corso della storia.

Nell’Horror Post (inedito) ci viene rivelato che Sclavi “dopo averla letta ha detto che è così bella che gli dispiace di non averla scritta lui”. E non posso che avallare il pensiero del Tiz.

Curiosità: (1) Necropolis è stata oggetto di un nuovo sceneggiato radiofonico realizzato da Rai Radio2, in 4 puntate di cui la prima trasmessa praticamente in contemporanea con l’uscita dell’albo in edicola. E’ ancora possibile ascoltarlo qui (è necessario registrarsi su Rai PlaySound). Già un paio d’anni prima, come avevamo avuto modo di ricordare, alcuni albi di Dylan Dog erano diventati sceneggiati radiofonici realizzati dalla stessa emittente a cura di Armando Traverso. (2) Cameo di Wells, di Groucho invece nessuna traccia. (3) Dylan che fa sesso in un albo scritto da Paola Barbato! Precedentemente era successo solo un’altra volta in Qualcunonell’ombra. (4) Il detenuto n. 33 si chiama Harry Dufresne, un chiaro omaggio a Andy Dufresne, il protagonista del film Le ali della libertà (tratto dal racconto di Stephen King, Rita Haywort e la redenzione di Shawshank, contenuto nell’antologia Stagioni Diverse)

BODYCOUNT: Almeno 3

TIMBRATURA: Sì (1, Celine)

CITAZIONE: “La cittadella dei sanguinari, il bunker delle belve umane… un inferno in terra che nessuno naturalmente sapeva dove fosse”.

VOTO: 9

Soggetto: Barbato (19)

Sceneggiatura: Barbato (18)

Disegni: Freghieri (39)


mercoledì 1 ottobre 2025

Dylan Dog #211 - La casa dei fantasmi

 

Un'esistenza dorata, quella del signorino Walt, efficientemente accudito, nella sua sontuosa dimora, dall'irreprensibile maggiordomo Edgar e da uno stuolo di solerti servitori. Beh, perlomeno sarebbe dorata se la casa non pullulasse letteralmente di fantasmi! Secondo il padre del giovane rampollo, la situazione potrebbe mettere a dura prova la serenità di Walt, così l'augusto personaggio non esita a coinvolgere nella faccenda direttamente Dylan Dog. Che, in assenza del padrone di casa, non tarda a fare alcune scoperte piuttosto interessanti.

Ruju torna sulla serie regolare dopo oltre un anno e ci regala una storia ben confezionata che rifugge i classici cliché delle case infestata e trova nel maggiordomo Edgar l’autentico mattatore. Edgar Branson, più ligio al dovere del James Stevens di Quel che resta del giorno (The Remains of the day di James Ivory, 1993) per buona parte dell'albo ruba la scena a tutti, Dylan compreso con i suoi monologhi affidati alle didascalie e i suoi rimedi naturali (utilizzati anche contro le manifestazioni ectoplasmatiche!!). Per merito di un’azzeccata location, Ruju riesce a creare un’atmosfera angosciante,  vedasi le inquietanti statue collocate sia negli interni che negli esterni della villa di Brentwood e alle apparizioni degli spettri. Grosso del merito va ascritto ai mirabolanti disegni di Bigliardo che realizza delle indimenticabili “fantasmesse” tanto orrorifiche quanto sensuali nelle loro pose sexy-cadaveriche. Gustosamente spaventosa, in questo senso, la scena in cui Dylan sogna di venire massacrato (pagg. 77-78). Ruju gioca a carte scoperte, non facendo nulla per nascondere la provenienza dei fantasmi. Scelta che ci può stare, anche se pare strano che il mai nominato cliente di Dylan non sapesse nulla delle particolari abitudini del figlio. Al di là del soggetto piuttosto semplice, il vero punto debole è rappresentato dalla risoluzione finale, davvero poco convincente, ultima pagina a parte. Efficace e horror al punto giusto la copertina di Stano, con l’effetto dell'ectoplasma che fuoriesce dal muro.

Curiosità: (1) La firma di Stano in copertina porta ancora come anno il 2003. (2) Il massacro immaginato da Dylan mi ricorda quello subìto da Ray Lovelock in Il delitto del diavolo (1970, di Tonino Cervi). (3) A pag. 49, seconda vignetta, Dylan beve un boccale di birra!!

BODYCOUNT: 2 (oltre alle “già morte”)

TIMBRATURA: Sì (1, Angie)

CITAZIONE: “Organizzazione, efficienza e puntualità sono il segreto per un lavoro ben fatto”.

VOTO: 7

Soggetto: Ruju (52)

Sceneggiatura: Ruju (52)

Disegni: Bigliardo (5)