Che la Morte possa essere
maestra di vita non sono in molti a crederlo. Eppure, per Dylan Dog, costretto
a una scelta difficile per salvare la vita di Groucho, è proprio così.
L'instancabile Mietitrice gli mostra il senso dello scegliere, le mille, imprevedibili
svolte che una vita, e tutte quelle che le si intrecciano, possono assumere dal
momento che si decide di agire in un modo o in un altro. Inizia così un
lacerante viaggio nella memoria, un bilancio implacabile che condurrà Dylan a
guardare dentro sè stesso e nel flusso del tempo. A scoprire cosa sarebbe
successo se…
Sfruttando l’idea alla base di un
classico assoluto del cinema come La vita è meravigliosa (It's a
Wonderful Life, 1946) di Frank Capra, Paola Barbato sforna nell’autunno del
2004 il miglior Speciale dai tempi di Sclavi e Chiaverotti. Ad accompagnare Dylan nel suo
viaggio tra i suoi possibili futuri alternativi non è, come nel film di Capra,
un angelo di seconda classe come Clarence Odbody (nome peraltro già sfruttato
da Sclavi nel n. 6 La bellezza del demonio) bensì la Morte, con cui il
nostro ha avuto a che fare moltissime volte sin dai tempi del mitico n. 10 Attraversolo specchio. La triste mietitrice ha un debito con l’indagatore dell’incubo
contratto nel n. 190 Il segreto di Mordecai e decide qui di sdebitarsi
cercando di aiutare Dylan a risolvere lo “stallo alla messicana” in cui si è
ficcato (e che sarà riproposto nel successivo speciale La Peste). Sono tanti gli
albi citati in questo lungo viaggio tra storie di vite non vissute dal nostro e
ancor di più i personaggi del suo passato che ritroviamo: dai grandi amori
Lillie (con cui sarebbe bastato pochissimo per avere una vita felice) e Bree (con
cui sarebbe in ogni caso finita male), passando per l’indimenticabile Johnny
Freak, allo sfortunato Virgil, il figlio di Bloch per arrivare all’immancabile
Xabaras, senza nominarli tutti. Il Dylan-zombi, che ci guarda in un’inquietante
primissimo piano dalla copertina di Stano, fa un certo effetto ma mai come il
Groucho triste, con i baffi posticci, in uno dei momenti più malinconici
dell'intera serie. Barbato, quasi sadicamente, fa soffrire Dylan tanto per i rimpianti
di ciò che avrebbe potuto essere quanto per l’orrore di ciò che per fortuna non
è stato. Un po’ troppo fanservice (l’ho avvertito molto in quest’ultima
rilettura) ma albo che sa anche emozionare, appagando molte delle curiosità del
lettore affezionato, prestando al contempo, con questa formula del "what
if", anche il fianco a critiche accese che io non mi sento in dovere di
fargli. Piccatto taglia il traguardo delle 40 storie dylaniate per Dylan con
quella che forse è la sua miglior prova post primi 100. Qui ci offre una Morte con
una rappresentazione grafica diversa dal modello “bergmaniano” inaugurato da
Casertano nel già menzionato n. 10 o dal più popolare scheletro incappucciato
visto in tante altre occasioni. Il disegnatore piemontese ne realizza una
versione spettrale, quasi senza volto, da fantasma dyckensiano di Canto di
Natale. Si dimostra anche duttile nel richiamare lo stile di alcuni
colleghi disegnatori legati agli albi che di volta in volta vengono citati e
bravissimo nel far trasparire dalle pagine le emozioni dei personaggi.
BODYCOUNT: 0 (nei futuri alternativi
ce ne sarebbero, ma..)
TIMBRATURA: 0 (sarebbero 3 ma essendo
storie di vite non vissute, non contano)
CITAZIONE: “Ti aiuterebbe
sapere dove saresti se tu avessi fatto la scelta opposta? Vuoi vedere le vite
che non hai vissuto?”
VOTO: 9
Soggetto: Barbato (20)
Sceneggiatura: Barbato (19)
Disegni: Piccatto (40)

Non so se sia il miglior speciale dai tempi di Sclavi, perché amo moltissimo "Labirinti di paura" e "Il treno dei dannati", ma certamente è un albo bellissimo. Unico difettuccio: avrei tagliato qualche tavola nel presente (soprattutto nella fase finale) per dedicarne un po' di più ai passati alternativi.
RispondiEliminaSi hai ragione. Anche io adoro Labirinti di Paura, ero convinto che Sogni fosse dopo.
EliminaSistemato. Anche perchè avevo dimenticato di mettere i collegamenti agli albi citati.
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