lunedì 25 ottobre 2021

Dylan Dog #82 - Lontano dalla luce

 

Cosa si nasconde nella caverna dell'antico Shamain? I demoniaci servi del dio della morte sono forse annidati laggiù, in attesa di vittime? L'archeologo John Pleseance è scomparso dentro quelle tenebre e sua moglie non si dà pace… I mostri dell'oscurità hanno rapito e forse ucciso il professore! Ma dove sono i veri mostri? Dentro o fuori dal buio? Nel chiarore del giorno o lontano dalla luce?

Discreta storia del duo Chiaverotti-Dall’Agnol che solo per caso va a comporre un mini-filone sul "diverso" insieme al precedente Johnny Freak. Nel Club dell’inedito si legge infatti che la sua pubblicazione in quel mese avvenne per motivi tecnici contingenti. Chiaverotti qui si ispira chiaramente, almeno in parte, a Cabal (libro e film) di Clive Barker, costruendoci attorno una trama gialla, piuttosto classica a partire dal movente. I colpevoli, invero, non sono esattamente dei geni del crimine. Al contrario, si dimostrano due cialtroni tanto durante l’esecuzione di alcuni omicidi, quanto nello sciorinare inutilmente la confessione finale. Analogie tra la Midian barkeriana e la comunità che vive "lontano dalla luce" sono evidenti, così come la medesima tematica del rispetto del "mostro". Considerata la presenza dei deformi e il look del killer, elementi presenti nelle prime due storie lunghe apparse sugli almanacchi della paura,  ai disegni ci avrei visto bene anche Gabriele Pennacchioli, mai apparso sulla serie regolare. Dall'Agnol comunque non fa certo rimpiangere il collega, disimpegnandosi egregiamente con l’alternanza tra chiaro e scuro di esterni ed interni dell’inquietante grotta di Monmouth. Albo nel complesso meno ruffiano e patetico di altri che seguiranno su argomenti simili. Rispetto al precedente albo di Marcheselli-Sclavi, Chiaverotti opta per un approccio più horror al tema, percorrendo la via tracciata dal modello di riferimento, rinunciando però a ricreare l’epica del romanzo dello scrittore di Liverpool. Ancora una volta il buon Claudio sceglie di non portare Groucho (relegato a due paginette) in trasferta con Dylan e l’assenza del folle assistente si avverte più che nei precedenti viaggi fuori Londra; un po’ più di ironia non avrebbe guastato. Mancano anche il contro-finale chiaverottiano, gli accompagnamenti onirici agli omicidi e la consueta gragnola di citazioni. Scelte probabilmente consapevoli per una sceneggiatura che appare assai più “misurata” rispetto alle precedenti prove del fumettista torinese. Bellissima la frase finale, così come la “mysteriosa” copertina di Stano.

Curiosità: (1)Sulla Post dell’inedito si rivolgeva un bel "nun ce rumpete" a tutti quei lettori che già allora lamentavano il declino della serie, sostenendo che fossero meglio le storie di 12 mesi prima, ecc.. ecc.. Ironico no? (2)A pag. 15 Groucho ironizza sulla componente citazionista della serie. (3)A pag. 35, terza vignetta, sulla destra si scorge un poster su cui è riportato la “firma” di Piero Dall’Agnol. (4) A pag. 62 ritorna la “gag” dell’Istituto demoscopico Statis. (5)A pag. 60, seconda vignetta, appare un freak chiaramente ispirato a Edward “mani di forbice”.  

BODYCOUNT: 7

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Lontano dalla luce è l’ineffabile splendore. Mostro oscuro è colui che, affiorando dal buio, vedrà il riflesso della sua anima malvagia”.

VOTO: 7

Soggetto: Chiaverotti (18)                         

Sceneggiatura: Chiaverotti (19)

Disegni: Dall’Agnol (7)

3 commenti:

  1. La sparo grossa? Dài, la sparo grossa: albo meglio disegnato di sempre!

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    1. Tra i migliori di Dall'Agnol sicuramente. Come albo meglio disegnato di sempre ci vorrebbe un sondaggio. Comunque ti anticipo già che non gli darò il premio per migliore dell'annata.

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  2. E' uno dei rari albi in cui, nella scheda del mio archivio, ho scritto più righe per i disegni che per la storia. E, cosa ancora più rara, mi sono appuntato il numero delle tavole in cui apparivano talune vignette particolarmente incantevoli... tipo quella coi mostri danzanti alla tavola 56 (pagina 60).

    Poi adoro il Groucho di Dall'Agnol, perché è giovane: ha più o meno l'età di Dylan. Non sopporto quelli che lo raffigurano come un 50enne.

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