giovedì 7 ottobre 2021

Dylan Dog #74 - Il lungo addio

 

Tornano un ricordo e una malinconia. Tornano con il volto di Marina Kimball, forse il primo vero amore di Dylan. Frammenti di un'estate giovanile ormai perduta, riavvolti sul corso lento della memoria. Avrebbe potuto andare diversamente? Nessuno può né vuole saperlo. Quel che è certo è che Marina è qui e non porta con sé incubi o terrori, ma soltanto il dolce fantasma di un lungo addio

Premessa: credo di aver letto per la prima volta quest'albo quando avevo l'età “giusta”, nel 1992 a 16 anni. Un adolescente come il Dylan nei flashback e per questo tutte le (pochissime) volte che lo riapro mi sembra di leggere anche qualcosa di me. Come se le mie emozioni di allora fossero rimaste congelate lì, pronte a essere rivissute ad ogni rilettura. E pensa sia lo stesso per tutti coloro che non hanno dimenticato questo albo. Mi è quindi difficile dare un giudizio obiettivo, come ho cercato di fare fin qui partendo dal #1, spesso senza riuscirvi. Inutili i paragoni tra Marina e le altre donne importanti di Dylan, Brie e Lillie. Ognuna è estremamente differente dalle altre, conosciute in periodi molto diversi dell’esistenza del nostro. Ciascuna ha una sua rilevanza e un peso specifico particolare nell’influenzare passato, presente e chissà futuro, di Dylan e le sue azioni. Il nostro era ancora un ragazzino qui, vive la sua prima grande cotta, il primo grande amore con emozioni, positive e negative, che in età adolescenziale, per mille ragioni (ma soprattutto per essere qualcosa di mai sperimentato in precedenza), vengono provate in maniera amplificata tanto che i più fragili rischiano di commettere qualche sciocchezza, come il giovane Dylan. Vero, non c'è horror in senso letterale in questa storia, ma ci sono amore e morte e la grande crudeltà della vita, troppo breve, con le sue occasioni mancate, i rimorsi, i rimpianti, le delusioni, i lutti, le sofferenze, il dolore. Il finale è durissimo, un colpo al cuore. Se non è (un) orrore questo.. Per fortuna ci sono anche le gioie e Sclavi e Marcheselli ci sanno regalare momenti di pura poesia, coadiuvati da un Ambrosini intenso, profondamente espressivo e malinconico e supportati dalla stupenda, onirica, copertina di Stano. Indimenticabile un Groucho mai così serio e rispettoso: se c’è un albo in cui la sua amicizia è davvero importante per Dylan è senza dubbio questo. Ci sono poi tante preziose chicche sul passato del nostro: il Galeone, la Bodeo, il terrore dei pipistrelli. Già da adolescente Dylan dice di voler fare il poliziotto, per la precisione il “detective dei mostri e dei fantasmi”, usa l’esclamazione “Giuda Ballerino” e afferma che il maggiolone cabrio è la sua automobile preferita. A Marina va invece l’onere e l’onore del primo lancio della pistola al nostro.


Sclavi, che ha apertamente dichiarato di non amare le storie sul passato di Dylan, ha "salvato" Il lungo Addio. Qualcosa vorrà dire.. o forse no, ma io concordo con lui. Capolavoro assoluto, tra le vette più alte sfiorate da questo fumetto.

Curiosità: (1)La canzone di pag. 45 che Dylan dice di aver composto per Marina intitolandola “…” era già stata scritta da Sclavi nel 1972 ed è stata poi inserita nella raccolta Nel buio, edita da Camunia nel 1993, oggi reperibile come usato solo a prezzi folli. Consiglio piuttosto di recuperare Ballate della notte scura, pubblicato da Squilibri nel 2013, in cui sono riprese le canzoni già presenti nella raccolta precedente, per di più interpretate anche musicalmente (nell’allegato CD audio) dai Secondamarea. Il brano è stato re-intitolato proprio Il lungo addio ed è possibile ascoltarlo qui. (2)Si ritornerà a parlare di Marina e alcuni degli eventi accaduti nella storia nel # 261 Saluti da Moonlight, che però non può essere considerato un sequel. Marina verrà citata o comparirà saltuariamente anche in altre occasioni. (3)A pag. 55 Dylan afferma di non essersi mai sposato, ribadendo quanto detto tre mesi prima ne I Delitti della mantide, dichiarazione che, come sappiamo, sarà clamorosamente smentita nel n. 121. (4)Il lungo addio è anche il titolo di un libro scritto nel 1953 da Raymond Chandler, trasposto per il grande schermo da Robert Altman nel 1973. Entrambe le versioni, letteraria e cinematografica, non hanno nulla a che fare con l’albo. (5)Nel Club dell’Orrore (inedito) l’albo viene dedicato alle lettrici dylaniate, all’epoca numerosissime. (6) Alcuni fatti del passato di Dylan narrati in questa storia (relativi all'abbigliamento del nostro e all'esclamazione Giuda Ballerino!) smentiscono clamorosamente quelli raccontati da Castelli in DD&MM - Ultima fermata: l'incubo!.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Dire ti amo è una delle cose più spaventose della vita.. Altro che i tuoi mostri.

VOTO:  10

Soggetto:  Marcheselli (2)

Sceneggiatura: Sclavi (64)

Disegni: Ambrosini (6)

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