sabato 23 ottobre 2021

Dylan Dog #81 - Johnny Freak

 

C'è una cantina sul fondo della notte, che ha le pareti illuminate da mille affreschi e dai colori della fantasia. È la casa di Johnny Freak, Johnny senza gambe, Johnny sordomuto e abbandonato al suo silenzio. Dylan Dog ha un nuovo amico e un nuovo dolore. Chi lo ha ridotto così? Dietro gli occhi del ragazzo, si legge un oceano di tenebra. Una storia di solitudine e orrore che nessuno ha mai raccontato

Albo importante per molti versi, anche per quelli negativi probabilmente, visto che molti lettori lo additano come l'inizio del declino della serie o quantomeno la sua deriva verso una sorta di buonismo esasperato che finirà per contagiare soprattutto il protagonista. Intanto credo sia la storia più popolare tra i fan (e i meno fan) dylaniati, forse anche la più amata, insieme a Il lungo addio. Non a caso venne eletta miglior storia a fumetti del 1993 al termine di un sondaggio promosso dall’autorevole rivista “Fumo di China” tra i suoi lettori. Qualche tempo fa scrissi su queste pagine che fu probabilmente il grande successo riscosso da albi come questo o il n. 74 a convincere la Bonelli che Dylan Dog poteva continuare a funzionare benissimo anche edulcorando gli elementi più horror e mettendo un freno allo splatter. Esigenza questa sempre più pressante, considerata la vasta popolarità che aveva ormai acquisito l’indagatore dell’incubo. Se mi passate il paragone, non si può fare un film “per tutti” che poi contenga scene vietate ai minori. Ma la colpa, se di colpa si tratta, dell’eccesso di buonismo che farà sempre più spesso capolino in Dylan Dog, non la si può certo attribuire a Johnny Freak, che è una storia di altissima qualità, sia dal punto di vista della scrittura che da quello dei disegni, e tale rimane anche se rappresentasse davvero “l’inizio della fine” come sostiene qualcuno. E’ innegabile che soggetto (a firma Marcheselli) e sceneggiatura (orchestrata con impareggiabile mestiere da Sclavi) ricerchino la lacrima facile, la tensione emotiva in ogni pagina, la commozione finale. Il loro intento funziona, oggi come ieri. Non posso negare che al termine della lettura mi venga sempre un po' di nodo alla gola, merito anche e forse soprattutto delle stratosferiche tavole di Venturi. Peccato davvero aver "perso" per strada questo disegnatore che poteva regalarci tante perle dylaniate. I mostri stavolta sono veri, reali, per questo ancor più temibili di quelli della fantasia. E il freak, Johnny, non è neanche nato tale ma lo è diventato per mano dei presunti “normali”, al contrario dello sfortunatissimo Ghor, protagonista di uno degli episodi più significativi e forse sottovalutati dell’epopea dylaniata. Perché i diversi di Sclavi guardavano più al Freaks di Browning ed a volte, oltre che vittime ed emarginati erano anche carnefici (penso, ad esempio, a Katinka dei nn. 64-65), mentre in Johnny si avverte maggiormente la “mano” di Marcheselli, più votato alla ricerca della compassione rispetto al Tiz, come emerge di prepotenza nel finale. Se proprio devo trovare un difettuccio ci sono un paio di tavole in cui Dylan parla a Johnny di spalle e questi gli risponde, pur non potendo leggergli le labbra (pagg. 58 e 59). Inezie. Botolo torna con un ruolo rilevante, alfiere della critica contro i maltrattamenti sugli animali. Ritroviamo un Groucho in tono dimesso come si confà in queste occasioni e possiamo ammirare una Dora dolorosamente bella per come viene disegnata da Venturi.

Nel Club dell’inedito l’albo viene presentato come il manifesto della filosofia di Dylan nei confronti dei “diversi” e mai come in quest’occasione trovo la definizione azzeccata. Forse solo la copertina di Stano non gli rende pienamente giustizia.

Curiosità: (1) La storia avrà un seguito nel #127, Il cuore di Johnny. (2) A pag. 85 apprendiamo che la vicenda dell’espianto di organi è ispirata a fatti realmente accaduti. Se qualcuno ne sa di più mi faccia un fischio! (3) Dopo diverso tempo Dylan torna a sgarrare con l’alcool. (4)A pag. 19 Dylan afferma di possedere 18 giacche nere! (5) Sul Giornale di Sergio Bonelli e in terza di copertina dell’inedito viene dato grande risalto alla quarta (ed ultima) edizione del Dylan Dog Horror Fest che si tenne dal 30 maggio al 5 giugno 1993 al Palatrussardi di Milano. Annunciate diverse prime visioni e ospiti del calibro di Robert Englund, Tobe Hooper, Wes Craven, Stan Winston, Michele Soavi, Dario Argento, Sergio Stivaletti, Julian Sands e Lance Henriksen!

BODYCOUNT: (1)

TIMBRATURA: Sì (1, Dora)

CITAZIONE: “-Pazzesco!.. Tra loro ho riconosciuto almeno due figli di industriali e addirittura un figlio di deputato!-, -Davvero? Io ho visto solo figli di puttana!”

VOTO: 10

Soggetto: Marcheselli (4)           

Sceneggiatura: Sclavi (76)

Disegni: Venturi (2)

1 commento:

  1. Che poi considerare edulcorata una storia che parla di un ragazzino cui vengono espiantati gli organi, mentre si faceva tanto baccano per storie con negromanti pazzi che resuscitavano i morti, mi fa un po' ridere!

    Di recente ho visto una video intervista e Venturi: grande persona!

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