sabato 2 ottobre 2021

Dylan Dog #72 - L'ultimo plenilunio

 

Dalla Foresta Nera a Piccadilly Circus risuona l'ululato notturno del licantropo. Vittime dilaniate spuntano come funghi nei parchi londinesi. Negli incubi di Dylan, torna il ricordo de Le notti della luna piena, un'esperienza lontana ma mai dimenticata. C'è una maledizione immortale che ancora mescola uomo e lupo in un festino di sangue... Ma quale dei due è la vera belva?

Inatteso sequel di Le Notti della luna piena che vede l'esordio di Mauro Marcheselli, fino ad allora in forza alla Bonelli in qualità di redattore, come soggettista. La storia comincia anche stavolta in Germania, nella Foresta Nera, riprendendo direttamente le fila (anche a livello temporale) dal finale del n. 3, le cui vicende vengono poi brevemente riassunte, arruolando di nuovo M&G come disegnatori. Il soggetto in sé non è granché, anzi lo definirei uno dei meno interessanti di quello proposti da Marcheselli. Il licantropo stavolta si trasforma come da tradizione e non al contrario, ma inverse sono le motivazioni di uomo e bestia. Insomma, si ribadisce ancora una volta il concetto dei “mostri siamo noi” e ritroviamo il Dylan animalista, anche se qui, come approccio, siamo più dalle parti de Il sogno della Tigre piuttosto che di Goblin. Fortunatamente la sceneggiatura di Sclavi ci regala alcuni momenti brillanti e un Dylan particolarmente vivo, il Dylan che s'incazzava nelle "giornate no" (che abbiamo imparato a conoscere già da Giorno Maledetto). Ecco quel Dylan lì si è perso nel proseguo della serie, prima ancora di quello ironico. Peccato, era un lato particolarmente umano del personaggio che lo rendeva più "vero". Qui arriva addirittura a sfondare il portone di una villa con il maggiolino! L’albo è però da ricordare soprattutto per la “timbrata” più impegnativa di sempre del nostro. Da notare la nonchalance con cui si accoppia con Mary ann, mentre poco prima e subito dopo si dichiara innamorato di Dea. Ah, old boy marpione! Tra l’altro terza “doppietta” consecutiva per lui, tra serie regolare e speciale, e non sarebbe finita qui. Un periodo di intensa attività sessuale per l’indagatore dell’incubo. I battibecchi con Dea sono forse la parte più divertente. Dylan appoggia l’impegno animalista della sua fidanzata, più per amore che per convinzione, ma non esita a prendersi bonariamente gioco di lei. Un comportamento distante anni luce rispetto a quello che mostrerà in occasione del ritorno di Dea  (Il capobranco, apparsa su Maxi Dylan Dog #6).

Da lodare i magnifici disegni di Montanari & Grassani, che offrono una delle loro prove in assoluto migliori, coi primi piani di Dylan immerso nel buio che ancora mi lasciano a bocca aperta. Le uniche vignette che non mi convincono sono nel prologo, quando Klaus viene divorato dal lupo; va bene che era enorme, ma ingoiare una persona mi pare troppo! Concedo loro il beneficio del dubbio che sia stato Sclavi a chiedere un’esagerazione simile. La copertina di Stano è, invece, indecifrabile, con Dylan che sembra voler tirare un calcione sul muso del lupo, più che esserne spaventato.

Curiosità: (1) Sulla “Vetrina di Dylan Dog” (inedito) venivano annunciate grandi novità: l’uscita del romando di Sclavi Nero e la sua omonima trasposizione cinematografica girata da Giancarlo Soldi, co-autore della sceneggiatura assieme allo stesso Sclavi (era forse questo “il primo film di Dylan Dog” a cui si accennava nella post del numero precedente?); l’acquisto da parte del regista Michele Soavi dei diritti per la trasposizione di un altro libro del Tiz, Dellamorte Dellamore (ne avremo modo di parlare ancora); la messa in cantiere del telefilm di Dylan Dog, una serie TV in 12 puntata prodotta da Raiuno (!!) che avrebbe dovuto essere diretta dal regista Alberto Negrin, dato già al lavoro sulla sceneggiatura. Di questo telefilm, tuttavia, non se ne fece mai nulla. (2)Dylan torna dopo diverso tempo ad ascoltare musica sul suo giradischi. Il brano scelto è la celebre Werewolves of London di Warren Zevon, giusto per restare in tema con l’albo. (3)Bloch rivela che è solo il sangue a fargli impressione costringendolo a ingurgitare antiemetici, gli scheletri invece non gli fanno alcun effetto.

BODYCOUNT: 7

TIMBRATURA: Sì (2, Dea e Mary Ann)

CITAZIONE: “F-forse l’inferno è così.. E’ essere coscienti della propria morte, e soffrire..per sempre.. per l’eternità!”.

VOTO:  6,5

Soggetto: Marcheselli (1)

Sceneggiatura: Sclavi (61)

Disegni: Montanari&Grassani (19)

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