venerdì 8 ottobre 2021

Dylan Dog #75 - Il tagliagole

 

Cosa succede a Rex Smith? Il suo mondo si popola all'improvviso di cadaveri decapitati che scompaiono all'arrivo della polizia… Forse i ricordi di un'esistenza dimenticata tornano come visioni di sangue. Nel groviglio di memoria e sogno che sgorga dalla sua mente, Dylan Dog non riesce a districarsi. Che cosa lega Smith ai delitti irrisolti del terribile Tagliagole? Tutto è così incerto, ma forse un indizio

Prima o poi doveva capitare un passo falso di Sclavi, anche ai tempi d’oro. Intendiamoci: è un albo che comunque raggiunge la sufficienza, ma per lo più per i disegni di un ispiratissimo Coppola e grazie a poche, ma efficaci intuizioni. Il titolo, come si legge nel Club dell’Orrore dell’inedito, è preso in prestito dal film Le Boucher (1970) di Claude Chabrol, da noi tradotto appunto come Il Tagliagole. La pellicola, peraltro bollata come “noiosetta” in quell’editoriale, non ha comunque nulla a che spartire con questa storia che affonda invece le sue radici nello “spaghetti thriller” (genere che personalmente adoro). Perfetta in tal senso la scelta di Coppola che con il suo tratto ruvido e “sporco” riesce a rievocare facilmente, come già ne Il Marchio Rosso, quell’aura malsana e allo stesso tempo magnetica che solo i gialli/horror degli anni settanta possiedono (e che tanti cineasti moderni hanno cercato di riprodurre con alterne fortune). Il soggetto, invero, ha diversi punti in comune, in particolare nell’incipit, con un racconto dello stesso Sclavi, Sogno di Sangue, pubblicato qualche mese prima sulla quasi omonima antologia Sogni di Sangue edita da Camunia. L’ultima parte, com’è evidente, è invece prelevata dal film di Ermanno Olmi, La leggenda del santo bevitore, con Rutger Hauer che presta nome e volte all’ubriacone della storia. La sceneggiatura, in compenso, è zeppa di coincidenze e situazioni inverosimili che non trovano spiegazione o, se ne hanno una, non è credibile. Mi riferisco in particolare al legame psichico tra Dylan, Max/Rex e il colpevole che non ha alcuna giustificazione, ma unicamente la funzione di condurre il nostro alla soluzione, per via onirica, del caso. Anche l’ identità del killer e l’espediente usato per estorcergli la confessione lasciano a dir poco l’amaro in bocca. Bisogna, poi, chiudere tutte e due gli occhi sull'espediente "manesco" utilizzato da Dylan per scoprire l'assassino ed in generale l’intera pag. 82 sarebbe da dimenticare. Probabilmente oggi movimenti femministi e Arcigay insorgerebbero e stavolta (non come le sterili polemiche sul #26) a ragione. Il Tiz è capace comunque di tirare fuori qualche coniglio dal cilindro anche qui, aiutato, come detto, da un Coppola in versione super: la testa inchiodata al muro e in generale tutte le efferatezze compiute dal “Tagliagole”, la figura carismatica dello stesso con il suo impermeabile "accessoriato" di armi bianche (quanto pesava?). La sanguinosa decapitazione di massa di pag. 66 è splatterosamente sensazionale e mi spinge a suggerire che sarebbe stato più adeguato “Il tagliatore di teste” come titolo. Insolita scelta cromatica per lo sfondo della copertina di Stano dominata dal serial killer: sembra quasi di trovarsi su Marte!

Curiosità: (1)A pag. 38 Dylan torna ad ascoltare gli Iron Maide, con Fear of the Dark. E meno male che nello Speciale n. 3 aveva detto che non gli piacevano (affermazione più volte smentita). A conferma dei suoi poliedrici gusti musicali, a pag. 67 ascolta invece Dirt in the ground di Tom Waits. (2)Dopo parecchio tempo  e precisamente dopo l’insurrezione raccontata nel n. 53 si rivede il manicomio di Harlech e Dylan torna ad incontrare Lord Chester (insolitamente assente nell’ultima occasione).

BODYCOUNT: 13

TIMBRATURA: Sì (1, Marsha)

CITAZIONE: “E’ tornato, ora non ci sono più dubbi.. è tornato.. il tagliagole!”

VOTO:  6

Soggetto:  Sclavi (68)

Sceneggiatura: Sclavi (65)

Disegni: Coppola (4)

2 commenti:

  1. A me più che Marte ha sempre dato l'impressione di un deserto. Tanto più che Dylan, in quella posizione, sembra sudato e assetato, come se avesse camminato per ore nel deserto.

    La storia ha dei difetti: il caratteraccio insopportabile di Dylan, oppure il finale copiato da uno degli episodi di "Gli orrori di Altroquando".

    Però nel complesso, non so perché, è una storia che ho sempre gradito: forse perché è stata una delle prime che ho letto.

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    1. Sì, c'è un evidente similitudine con Ritorno dalla morte dello speciale n. 2 anche se lì era la moglie a "tornare".
      La rileggo volentieri anche io ma più per i disegni di Coppola che per la storia in sè.

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