domenica 10 ottobre 2021

Dylan Dog Gigante n. 1 - Totentanz

 

Notte di Halloween, danzando tra le lapidi… Dylan Dog incontra la giovane Hope, fata dei cimiteri e custode delle anime perse. Insieme a lei troverà le storie dei morti, i loro amori traditi e le speranze consumate dal tempo, il racconto di mille esistenze inghiottite dal nulla. È una notte magica, questa, in cui gli spettri tornano nella carne e i vivi si fanno fantasmi…

Annata 1993 che inizia con il botto. Nuova pubblicazione, il Gigante o “Dylandogone” richiesto a furor di popolo dai lettori, e subito un capolavoro ad inaugurarla. Ma sarà anche l’ultima grande annata dylaniata questa. Usciranno ancora ottime storie in seguito, ma non con una concentrazione così densa come si verificava puntualmente nei primi sette anni di vita dell’indagatore dell’incubo. Avremo ancora modo di parlarne, più volte temo. Passando a Totentanz, vette di poesia e picchi di qualità assoluta per questa storia, firmata dalla coppia "garanzia" Sclavi-Casertano, senza trascurare lo zampino di Marcheselli al soggetto. Si alternano di continuo amore e morte, follia e horror, Hope e la Morte, le barzellette sognate da Groucho e i racconti dei defunti, un richiamo al n. 1 e a Xabaras e citazioni "alte": François Villon con la sua poesia La ballata degli impiccati (liberamente tradotta da Sclavi), l’Antologia di Spoon River e La Collina di  De Andrè. Difficile dire se Sclavi abbia pensato prima a Edgar Lee Masters per arrivare a “Faber”,  o se sia stata la canzone di quest’ultimo, dichiaratamente ispirata all’opera di Masters, la prima fonte ispiratrice. Ma alla fine non è così importante saperlo: l’una presuppone l’altra e viceversa. La storia oscilla tra macabro e faceto, tra Morte e Speranza, vive di emozioni e poesia supportate dagli splendidi disegni di Casertano, particolarmente esaltati dal formato “gigante”. Potrà capitare, leggendola, di avvertire una sensazione di dejà vù. Chi conosce(va) bene i primi anni dylaniati ritroverà situazioni e suggestioni simili ad altre già lette, a partire dal fondamentale Attraverso lo specchio, che può essere in un certo senso considerato un illustre predecessore di questa storia. A parte il sesso, ci sono praticamente tutti gli elementi e i marchi di fabbrica della serie. Compresa la sorpresa finale che rovescia toni e atmosfera; in fondo della morte si può anche ridere. Per questo Totentanz può essere considerato un biglietto da visita o una sorta di manifesto anche per i neofiti. Un manifesto che Dylan Dog può esporre con orgoglio. La strepitosa copertina pittorica di Stano ne è la degna introduzione.

Curiosità: (1)Totentanz (letteralmente "danza della morte") è un tema pittorico di origine mediovale costituito da raffigurazioni di uomini che ballano con gli scheletri o con la Morte. Spesso ha ispirato o dato il titolo anche a composizioni musicali (la più celebre è la Totentanz di Franz Liszt). Anche Dino Battaglia si è cimentato sull'argomento illustrando un omonimo fumetto di otto tavole. (2)L'aneddoto del farmaco "fantatis" era già stato anticipato da Sclavi nel suo romanzo Tre.

BODYCOUNT: 0 (sono già tutti morti)

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Io.. io mi chiedo.. chi sono.. io che uccido i mostri.. mi domando se non sono io, il mostro..”

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (69), Marcheselli (3)                                    

Sceneggiatura: Sclavi (66)

Disegni: Casertano (7)

2 commenti:


  1. Ha un non so cosa che mi impedisce di considerarla una storia perfetta (forse perché le battute di Groucho sono eccessive; o forse perché non ho perfettamente compreso tutti gli episodi), però è talmente suggestiva e c’è una tale atmosfera che le do 10 lo stesso 😁 !

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    1. Avrei già voglia di rileggerla, ma devo andare avanti! Commentare le vecchie storie era più semplice ed ero anche più motivato!

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