giovedì 23 novembre 2023

Dylan Dog #151 - Il lago nel cielo

 

Nelle acque di tutto il mondo, viaggiano sogni e ricordi… Spring Shorend è tornata sulle sponde del lago Whirl per sfidare la sua maledizione e ritrovare un pezzo di sè stessa. Insieme a Dylan, scoprirà la civiltà degli Acquatici, eterni custodi del mistero dell'acqua, e, grazie a loro, tornerà bambina. Nel suo passato, sotto la corazza che gli anni hanno costruito, c'è ancora la magia della speranza...

E fu così che ci si misero anche i “parenti”! Il soggetto di questa storia è infatti stato scritto da Cristina e Pippo Neri, rispettivamente moglie e cognato di Tiziano Sclavi. Se per Pippo questo resterà l’unico contributo alla causa dylaniata, Cristina co-firmerà poi anche il soggetto di Marty, oltre ad aver già messo lo “zampino”, come ci viene rivelato nell’editoriale (inedito), anche in quelli di Phoenix e La quinta stagione. Per quest’albo potrei però quasi copi-incollare il mio commento finale a Lassù qualcuno ci chiama. Storia scritta e disegnata benissimo, ma… è questo il Dylan Dog che vorrei (o avrei voluto) leggere? Ideologicamente parlando c'è un abisso con lo Sclavi pre-100, quello che avevo conosciuto e amato tanti anni prima. Al di là della totale assenza di horror, questo buonismo… questa positività… mi risultavano e mi risultano alieni da lettore dylaniato.  Ma forse è il messaggio di fondo, nella sua banalità, a lasciare il bicchiere mezzo pieno dal mio punto di vista. Troppo reiterato, insistito, didascalico. Vedasi la mesta tirata morale di Dylan a pag. 40. Sarebbero state sufficienti solo le immagini per veicolarlo. E' un albo che rileggo sempre molto volentieri, intendiamoci, la qualità resta alta, ma non lo ritengo affatto imprescindibile, se non dal punto di vista grafico. I disegni di Brindisi, infatti, sono addirittura fuori parametro. Forse questo è il suo vero capolavoro dylaniato. Stupendi i primi piani dei personaggi, le ambientazioni, la città capovolta sotto il lago (una sorta di Torre di Babele al contrario, giusto per richiamare ancora il n. 136). I suoi “acquatici” riescono incredibilmente ad essere “concreti”, mantenendo allo stesso tempo la loro forma “liquida”; dev’essere stato assai complesso per lui disegnarli, ma il risultato è straordinario. Le sue vignette, colme di dettagli, trasudano emozioni e meraviglia. Vale la pena di studiarsele e godersele attentamente, una per una, per non perdersi nessun particolare. Si torna a parlare del passato di Dylan, questa volta della sua infanzia e di quella della sua amica Spring, un personaggio che però non è riuscito a far breccia nel cuore dei fan dylaniati. All’inizio c’è tanta malinconia, con Dylan che si sente vecchio (forse la stanchezza avvertita dallo stesso Sclavi?) e si abbandona ai ricordi (appaiono Xabaras, Morgana, Marina, Johnny Freak e Lillie), al pensiero della sua infanzia che si confonde tra realtà e sogno, con chiaro riferimento al n. 100. Di ricordi in funzione psicoterapeutica si era già parlato anche in Terrore dall’infinito. Ecco, in questi aspetti sì la storia mantiene una sua coerenza dylandoghiana, riallacciandosi ad alcuni temi già affrontati nella serie. Sclavi ci butta dentro tanta ironia (divertentissimi i surreali dialoghi con gli abitanti di Crossgate), tanto mestiere e qualche tocco di poesia, mettendo un po’ il freno alla prolissità rilevata nelle sue ultime sceneggiature. Il Dylan acquatico nella copertina di Stano non riesce a rendere giustizia al lavoro fatto da Brindisi. Anche l’effetto della sua emersione dal cielo non è ai livelli di quanto disegnato da Bruno all’interno dell’albo. A livello cromatico mi piace invece lo sfondo.

Curiosità: (1) Asrai, Glastig e Ondine, nominati a pag. 46, sono effettivamente spiriti acquatici del folklore britannico. (2) A pag. 20 viene citato Lord Wells, chiamato da Groucho “professore”. (3) Sempre in tema acquatico viene citato a pag. 86 il n. 120 Abyss. (3) Dall'Horror Post del n. 154 (inedito) apprendiamo che i fratelli Neri, per il soggetto, potrebbero essersi ispirati al paese di Fabbriche di Careggi, sommerso dalle acque  del lago artificiale di Vagli ma che riemerge saltuariamente quando il bacino viene svuotato per lavori di manutenzione.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: Sì (1, Spring)

CITAZIONE: “Tutti i documenti dei casi a cui ho lavorato… i miei appunti… le incredibile storie che ho scritto con la mia penna d’oca, e che nessuno ha mai pubblicato o letto..”

VOTO: 7,5

Soggetto: Cristina Neri (1), Pippo Neri (1)

Sceneggiatura: Sclavi (119)

Disegni: Brindisi (19)

7 commenti:

  1. Se “Lassù qualcuno ci chiama” mi aveva entusiasmato, questa, al contrario, non mi ha mai convinto: la sufficienza gliela do, ma la inserirei tra le dieci storie meno riuscite di Sclavi.

    L’idea di partenza era interessante, ma lo sviluppo non è stato dei migliori: ho trovato tutto un po’ troppo gridato, e a tratti anche un po’ confuso.

    Si vede che Sclavi cominciava a essere agli sgoccioli: a mio avviso, già nel 1998 aveva sfornato due dei suoi albi meno convincenti, a cui se ne aggiungono tre in questo 1999. Poi nel mezzo ha estratto dal cilindro “Lassù qualcuno ci chiama” e “Ghost hotel”, ma la parabola era comunque discendente.

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    1. Eh, hai detto tutto tu: non so se sia la sua miglior prova, ma sono dei disegni davvero eccezionali. Nel mio archivio, ancor più che la raffigurazione dei personaggi, ho sottolineato la sua bravura nel creare scenografie quantomai suggestive.

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    2. Io li ho valutati allo stesso modo il n. 136 e questo. Uno troppo prolisso, l'altro troppo didascalico.

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    3. E poi ho dato 8 :) Ma come detto sono scritti e disegnati benissimo.

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    4. Io, invece, li metto proprio su due piani diversi: 10 al 136 e 6 al 151 😃 .

      Piccolo fuori tema. Stasera, mentre cenavo, ho letto una storia di Topolino del 1967, in cui un bandito bianco, per non farsi acciuffare, si travestiva da donna nera: adesso ho capito dove ha preso lo spunto Sclavi per “Cattivi pensieri” 🤣 .

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    5. Tu scherzi, ma io non lo escluderei!!

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