mercoledì 22 novembre 2023

Almanacco della Paura 1999 - Sperduti nel nulla

 

Realtà virtuale, un'altra diavoleria tecnologica! Ma dal futuribile luna-park di Wonderland cos'altro ci si può aspettare? Dylan Dog parte per un viaggio dentro un mondo simulato, creato dalla potente macchina del dottor Drummond. Un viaggio che diventa subito un incubo, quando cose e persone vengono stravolte da una strana follia…

La prima storia dylaniata di De Nardo guardava al genere fantasy. La seconda era un giallo a tutti gli effetti. Per la terza invece sceglie… la fantascienza! L’horror mai eh? Probabile fonte di ispirazione è nuovamente, come per La città perduta, lo scrittore Philip K. Dick con il suo romanzo Scorrete lacrime, disse il poliziotto (Flow my tears, the policeman said, 1974) da noi conosciuto anche con il titolo Episodio temporale. Dylan torna così a confrontarsi con la realtà virtuale dopo il n. 96, La sfida, come lui stesso ricorda all’inizio della storia. In entrambi i casi i risultati non sono esaltanti. Se l’albo di Chiaverotti era mortificato da un finale deludente, qui i difetti sono disseminanti lungo tutta la sceneggiatura. Ed è un peccato, perché il soggetto aveva, in my honest opinion, grandissime potenzialità grazie all’idea della Londra “alternativa” sottoposta al regime totalitario di Livermore. De Nardo intanto sbaglia ad affidare il racconto al diario di Dylan, un espediente utilizzato anche in altre occasioni con risultati più convincenti.  La storia avrebbe infatti giovato nel mantenersi incerta fino alle fine tra piano reale e piano virtuale. Invece tutto è netto, bianco e nero, così giusto per collegarmi al tema del razzismo, che qui è trattato ancora una volta (come già aveva fatto anche Sclavi in Cattivi Pensieri) in maniera piuttosto superficiale. Molte pagine sono inoltre sprecate in spiegoni su quel che sta succedendo, ben dieci (!!) durante la reunion a casa di Dylan e diverse altre nel covo della “resistenza”, quando sarebbe stato decisamente più interessante mostrare altre conseguenze del Livermore-pensiero e della sua tirannia sulla società virtuale. L’interrogatorio a suon di cazzotti a Scotland Yard e il confronto con il Bloch razzista erano davvero promettenti, ma da lì in poi purtroppo succede davvero poco. Poi la vera domanda destinata a rimanere senza risposta è: perché Dylan, Lola e Helga non potevano manipolare il mondo che li circonda come faceva il loro antagonista e devono invece aspettare di essere salvati? De Nardo azzecca qualche trovata divertente come l’”Afro-Bloch” o il gran movimento della resistenza composta da… tre persone (!), ma tirando le somme dobbiamo parlare di occasione gettata alle ortiche. Il confronto con altre storie simili come Sogni o Gente che scompare è assolutamente impietoso. Sperduti nel nulla sono anche i disegni di Piccatto, le cui vignette sono spesso prive di sfondo e della personalità che il bravo artista piemontese sapeva solitamente infondervi. Piuttosto svogliata la sua prova che si attesta comunque su livelli di sufficienza. Molto ben eseguita invece la copertina di Stano, retro compreso, che si fa apprezzare per il particolare effetto fornito dalle ombreggiature.

Sull’Almanacco poco da dire, se non che nella presentazione di Dylan Dog in seconda di copertina la tariffa del nostro non è stata aggiornata (ancora 50 sterline al giorno). Probabilmente è un copia/incolla delle precedenti. Senza infamia e senza lode i dossier.

Curiosità: Questa me la dovete togliere voi! Di che film parlano Lola e Sokolov a pag. 107 (75° tavola)? Questa la trama raccontata da Lola “I rapinatori scavano un tunnel nelle fogne per entrare nel caveau di una banca… Purtroppo i poliziotti li aspettavano all’uscita del tunnel e bang bang bang… li fanno fuori tutti”. Sokolov ribatte di conoscere il film aggiungendo che “un traditore aveva avvertito la polizia”. Se qualcuno lo sa, si faccia vivo nei commenti!

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Forse la vita che sto vivendo non è la mia vita autentica. Forse i mostri che la popolano sono ancora il frutto di una mente distorta…”

VOTO: 5

Soggetto: De Nardo (3)

Sceneggiatura: De Nardo (3)

Disegni: Piccatto (28)

2 commenti:

  1. A me è piaciuta e credo che la metterò nel podio del 1999: un piccolo difetto, come hai detto tu, è l'eccessiva retorica; un grande difetto, aggiungo io, è la durata di 94 pagine (una simile vicenda necessitava delle 188 pagine di una storia doppia). Piccatto, in effetti, qui usa un segno troppo scarno.

    Sul film in questione non so aiutarti: non è nemmeno detto che esista davvero.

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    1. Ci avrei giurato che ti piacesse! Dovrei aggiungere anche che la fidanzata di Dylan in questa storia mi fa venire l'orticaria, mentre Helga è un personaggio del tutto inutile.

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