giovedì 30 novembre 2023

Dylan Dog # 153 - La strada verso il nulla

 

C'è un po' di coda stasera, la via è bloccata da un incidente. Ma non preoccupatevi, si può imboccare la Deviazione. Non è certo una scorciatoia la strada che Dylan percorre sfrecciando lungo la lama della notte. E' una lunga striscia d'asfalto, costellata di vaghe presenze, pericoli infernali, misteriosi autostoppisti. Un sentiero fuori dal tempo, che racconta i sogni della Morte stessa e che porta sempre nello stesso posto.

A soli due mesi di distanza dal n. 151 Sclavi si ritrova a sceneggiare un albo partendo da un soggetto altrui. Stavolta niente parenti, ma una guest star, lo scrittore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli che vantava già alcune esperienze nel mondo del fumetto, collaborando tra gli altri con Giampiero Casertano. Questo sarà anche l’unico (almeno per ora) contributo di Lucarelli alla serie. Certo è che la storia, forse passando per il “filtro” di Sclavi, appare dylandoghiana al 100%. Non si può fare a meno di notare, infatti, che parte della trama rimandi, con i dovuti adattamenti, a Il lungo addio. Al netto dei flashback sul passato del nostro, qui assenti, troviamo infatti Dylan in viaggio in auto, in compagnia di una ragazza; i due sono coinvolti in episodi onirico-surreali, sino al finale in cui si scopre che la ragazza… e qui mi fermo per evitare spoiler. E poi c’è il camion, che sì, omaggia Duel di Spielberg, ma richiama fortemente anche il n. 123 Phoenix con la sua valenza simbolica di morte. C’è una certa malinconia di fondo e anche un retrogusto nichilista, tipici della serie, ed un messaggio non del tutto negativo: la vita, breve o lunga, reale o inventata che sia, va vissuta sino alla fine, quello che importa è il viaggio. E ritroviamo anche una filastrocca, anzi una canzone, il “blues della strada solitaria”, oltre alle immancabili citazioni cinematografiche (oltre al già citato Duel, la strada del manifesto di Incontri ravvicinati del terzo tipo -ancora Spielberg- che a Dylan ricorda anche quella di Alphaville di Godard, cfr. pag. 15) e musicali (vedasi pag. 21). Abbiamo anche un ottimo Groucho in vena di scambi di ottime battute con il “fratello” Chico Marx, che se non sbaglio non si vedeva dai tempi di Accadde domani; Groucho che forse è il vero autore, tra il serio e il faceto, della storia che Dylan sogna e noi leggiamo. Non manca qualche spruzzata horror e una vera chicca come quella degli esilaranti cartelloni pubblicitari in autostrada. Fin qui tutto bene insomma. Ma non si può negare una certa ripetitività, tanto nell’azione quanto nei dialoghi. E si avverte a tratti la sensazione che Sclavi non sappia bene dove andare a parare, che navighi stancamente un po’ a vista, inserendo parentesi narrative che lasciano il tempo che trovano, come ad esempio la sequenza del butterato simil-zombi che aggredisce Alga. E poi arriva la famigerata scena dei ragazzi che lanciano i sassi del cavalcavia, con la sua patetica retorica e il banale pippotto sulla spettacolarizzazione degli episodi di cronaca nera in TV, che mi avevano portato a stroncare l’albo senza pietà la prima volta che lo lessi. Ma la storia mantiene comunque un’atmosfera intrigante, grazie anche ad un finale molto bello (già a partire da pag. 87 in avanti) e ai suggestivi disegni di Freghieri che, malgrado una certa trascuratezza nella fisionomia e fisicità dei personaggi, riesce ad esaltare le ambientazioni notturne e ad illuminare di crudezza le spaventose tavole dedicate agli incidenti. Della copertina di Stano non mi convince molto lo sfondo, che trovo un po’ artificioso.

Curiosità: (1) Stando a quanto afferma Dylan a pag. 6, la storia sembrerebbe ambientata il 03/10/1999, anche se l’albo è uscito a fine maggio, inizio giugno.  (2) A pag. 36 un Dylan bacchettone ammonisce Alga sull’utilizzo delle parolacce. Atteggiamento un po’ ipocrita se pensiamo che poco dopo darà dello “stronzo” all’autista del camion nero (e già prima non si era risparmiato in improperi contro lo stesso misterioso conducente). (3) Il personaggio del poliziotto che suggerisce agli automobilisti la deviazione per aggirare l’incidente potrebbe essere ispirato al “sergente” del film Autostrada per l’inferno (Highway to hell, 1991) di Ate de Jong. Anche nell'albo poi c'è un Higway 666! (4) A pag. 67 Groucho gioca con una  macchina del tempo identica a quella del film L’uomo che visse nel futuro (The time machine, 1960), anche se in versione miniatura. L'invenzione era già stata omaggiata in Ghost Hotel.

BODYCOUNT: Non quantificabile

TIMBRATURA: Sì (1, Alga)

CITAZIONE: “Blues della strada indifferente e solitaria, sola come te nel buio della sera, quando crollano i tuoi castelli in aria e la malinconia è l’unica cosa vera…”

VOTO: 7

Soggetto: Lucarelli (1)

Sceneggiatura: Sclavi (120)

Disegni: Freghieri (24)

2 commenti:

  1. Per me, una delle più grandi occasioni perse della testata: l’idea era ottima e sarebbe potuto uscire qualcosa di memorabile, ma la scrittura di Sclavi è sciatta e irritante; il pistolotto sui sassi dal cavalcavia è terribile, quello sulle parolacce è persino peggio.

    La metto nel podio delle peggiori storie sclaviane, assieme a “Cattivi pensieri” e a un’altra che commenterai tra pochi giorni.
    La copertina di Stano mi piace, sfondo rossastro compreso: nel mio archivio ho criticato solo la Morte con un mantello di due taglie più grandi rispetto alla sua, ma a ben vedere è una cosa talmente stramba da risultare quasi piacevole.

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    1. Sì potenzialmente poteva essere un quasi capolavoro. Solo che Sclavi ormai non aveva più niente da dire, anche se era ancora in grado di raccontarlo bene quel niente.

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