L'esperto informatico Brett Pierce non è un serial killer come tanti. C'è qualcosa nel suo stile che lo rende speciale. Arrogante e infido come nessun altro, Pierce decide persino di lanciare una vera e propria sfida all'Indagatore dell'Incubo. Questa volta come sempre Dylan se la vedrà proprio brutta, perché il suo avversario ha delle carte davvero speciali da giocare
Storia con spunti interessanti,
vanificati da uno tra i finali peggiori della serie. Seguono inevitabili
spoiler.
Chiaverotti sforna ancora una volta un ottimo antagonista per Dylan: il freddo,
lucidissimo serial killer Pierce, che ha il volto del compianto Anthony
Perkins, uno dei miei attori favoriti, e i modi e le abitudini omicide del
Patrick Bateman di American Psycho. La sfida del titolo è di quelle
toste per Dylan, almeno sino a quando la trama regge e l'avversario gli tiene
testa, anzi rimane in vantaggio sin quasi alla linea del traguardo, tant'è che
nel lettore aumenta la curiosità di sapere come potrà cavarsela il nostro,
mazziato e incastrato. Una curiosità che permette di sorvolare sulla retorica
dell'indifferenza e sulle trovate surreali, pur suggestive come quella della
decapitazione (omaggio a Re-Animator 2), che però cozzano con il
presunto “realismo”, in senso lato, della vicenda. Dylan si trova ad un punto
senza ritorno, senza via d'uscita e forse neppure Chiaverotti sa come risolvere
la situazione, finchè non gli torna in mente Il tagliaerbe, film del
1992 sulla realtà virtuale che si fregiava ingiustamente di essere tratto da un
racconto di King. Claudio ne saccheggia il tema e i costumi futuristici e lo
omaggia con il nome del villain Brett Pierce (Pierce Brosnan è il protagonista,
Brett Leonard il regista). Una soluzione e un finale che però non convincono,
anzi fanno afflosciare il lettore che ben altro si aspettava, dopo che la
tensione era stata ben costruita; un po’ come accadrà anni più tardi nel n. 312
Epidemia Aliena scritto da Gualdoni. Il classico controfinale chiaverottiano
rimette invece un po’ tutto in discussione e le già citate scene surreali (ad
esempio quella ambientata nella metropolitana) con continua e crescente
presenza di zombi instillano il dubbio che Pierce non abbia davvero ucciso nessuno
eccetto Laura Grendell. D’altronde la polizia non indaga su altri casi di
omicidio, né prima né dopo. Ci sono poi alcuni passaggi improbabilissimi degni
di uno slasher di serie B come quello in cui Dylan, dopo aver lasciato Laura nell’appartamento
del suo avversario, ritrova il corpo dell’amica appeso a testa in giù nel suo
studio… quanto ci ha messo a tornare a casa il nostro considerando che il
killer dice di aver avuto pure il tempo di lavare la salma??? A livello di
dialoghi, infine, Chiaverotti ha senz’altro fatto meglio in altre occasioni. Passando
ai disegni, gli immarcescibili Montanari&Grassani si dimostrano in buona forma
rispetto al precedente Metamorfosi, soprattutto quando si tratta di
immortalare Pierce in espressioni prese paro paro dal Norman Bates di Psycho.
In altri momenti sembrano un po’
riciclare loro vecchie ambientazioni come Piccadilly Circus o quella “alla De
Chirico” già vista nel n. 29. Nella copertina Stano sceglie, invece, lineamenti
diversi da quelli di Perkins per raffigurare il minaccioso assassino che
attende Dylan nascosto nella cabina del conducente-zombi in primo piano. La
cover si distingue per la disposizione dei personaggi in primo piano che riesce
a comunicare un buon senso di profondità e per le scelte cromatiche che ben si
abbinano con l’azzurro-giallo del logo.
Tutto sommato non me la sento di bocciarlo, per ritmo, fantasia, per lo stratagemma della “morte” di Dylan e la scena clou dello scoiattolo.
Curiosità: L’auto-censura bonelliana è qui ormai a pieno regime. Basti vedere il corpo nudo della vittima che a pag. 24-25 viene sempre maldestramente ritratto in ombra, sia davanti che dietro, a differenza del viso!!
BODYCOUNT: 5
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Forse… in qualunque sogno… anche il più assurdo… c’è sempre una parte di realtà”.
VOTO: 6
Soggetto: Chiaverotti (28)
Sceneggiatura: Chiaverotti (29)
Disegni: Montanari&Grassani (22)
Non è mai stata una delle mie storie preferite del Sommo.
RispondiEliminaL'unica cosa che ricordo con piacere è Dylan donna: lì capii per la prima volta cosa provavano le lettrici nei confronti del Dylan uomo LOL !
Beh ma era una "reincarnazione". Un Dylan-donna si è visto invece in un recente Color Fest.
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