giovedì 1 settembre 2022

Dylan Dog #92 - Il mosaico dell'orrore

 

Strani incidenti, ombre di follia, allucinazioni… Una notte nera è calata sul quartiere di Bloodsbury. Piccole schegge di terrore si infilano tra i mattoni della realtà e, un poco alla volta, la fanno a pezzi. C'è un'antica maledizione che scivola tra quelle case, dimenticati malefici… o qualcosa di più inafferrabile? Dylan Dog ascolta il mistero di Bloodsbury e sente una voce lontana. Forse c'è un orrore segreto che preme per venire a galla!

Storia da sempre sottovalutata questa. Chiaverotti usa sapientemente toni leggeri per stemperare i momenti più splatter, spradoneggiando tra deliri, allucinazioni, morti assurde in una girandola di eccessi che stavolta funziona quasi alla perfezione. Un po’ come in La Clessidra di pietra, la sceneggiatura non vive tanto sulla trama, piuttosto esile in realtà, ma sulle singole, spiazzanti, sequenze. Dylan infatti si trova coinvolto nell’indagine solo per una circostanza fortuita e di fatto non risolve il caso, benché il colpevole cerchi di imboccargli con il cucchiaino la soluzione fino alla fine con la ricorrente frase "il vero mistero di Bloodsbury è un anima violenta che urla tutto il suo orrore". Ma la trama, come detto, è costellata di momenti suggestivi e potenti come l’amplesso con il ragno gigante, il film che buca letteralmente lo schermo del cinema, le streghe di Wicca inglobate in una scultura simil statua di Hellraiser III. Momenti alternati a scene grottesche e a sequenze più malinconiche come la casa che sembra piangere a pag. 57, le scene di desolazione a pag. 43, il bimbo e la mamma che scompaiono a pag. 68 lasciando deserto il parco giochi. Non sono stato in grado, stavolta, di rinvenire un riferimento cinematografico o letterario diretto per il soggetto. Si può intuire l’impronta di It di King, con un’entità che qui minaccia e si impadronisce del quartiere di Bloodsbury come accade per la città di Derry nel romanzo dello scrittore del Maine. Chiaverotti cita poi Marguerite Yourcenar forse per richiamo simbolico e metaforico al suo Labirinto del mondo. L’idea del giullare sembrerebbe rievocare lo speciale n. 7, ma si va subito a parare da tutt’altra parte. Un afflato sclaviano è comunque persistente nello script e si materializza soprattutto nel finale nel quale la solitudine e l’indifferenza vengono dipinte come gli orrori più grandi, i peggiori degli assassini. Il tema dell’esistenzialismo, che così tanto ha caratterizzato gli anni iniziali di vita editoriale dell’indagatore dell’incubo, torna a far capolino per l’ultima volta tra i primi 100 numeri e in seguito verrà affrontato sempre meno. L’epilogo scivola inevitabilmente nel patetico, con un’ostentata ricerca della pietà, ma riesce a mantenersi dignitoso. Simpatiche le comprimarie, con Dylan che va insolitamente in bianco. Peccato aver bruciato precocemente il personaggio di Eva, la versione femminile di Groucho che avrebbe meritato di essere ripescata in qualche altra occasione. Le citazioni non sono invece sfacciate come in altri casi. Il liquido nerastro ricorda Il Signore del Male, film di John Carpenter che pochi mesi dopo avrebbe fatto da fonte ispiratrice per il n. 99. L’odore dolciastro che Dylan e altri personaggi avvertono nel corso della storia, così come appena avvenuto nel n. 85, richiama ancora una volta Inferno di Argento. Chiaverotti doveva essere fissato con i profumi, gradevoli o meno, visto che spesso hanno avuto un ruolo, anche importante, nelle sue sceneggiature dylaniate. Il mostro che squarcia il petto del malcapitato Ted è invece l’ennesimo riferimento alla celebre scena di Alien, già omaggiata altre volte nella serie (anche in maniera più dirompente, come ne La casa infestata). Fondamentale l’apporto di Roi, non al suo top ma in ogni caso ottimo, nel creare un’atmosfera morbosa, malata, di abbandono e nell’illustrare gli spettacolari omicidi. Il buon Corrado si regala anche un cameo alle pagine 60 e 65. Azzeccata la copertina di Stano con le mostruose case animate che incombono su Dylan già minacciato da un drago meccanico.

Curiosità: (1)Sul Club dell’orrore (inedito) parole di commozione per l’allora recentissima scomparsa di Galep, al secolo Aurelio Galeppini, il mitico copertinista e disegnatore di Tex. (2)L’idea del fantasma amatore è stata riproposta da pochissimo nel’albo n. 431 della serie regolare, in cui Dylan si dimostra altrettanto cinico nei confronti dell’amata, come in questo caso.

BODYCOUNT: 51

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Una lacrima… capisci, Dylan? A volte basta una lacrima… per salvarci dall’orrore”.

VOTO: 8,5

Soggetto: Chiaverotti (25)           

Sceneggiatura: Chiaverotti (26)

Disegni: Roi (20)

2 commenti:

  1. Mi fa piacere che ne parli bene, perché è davvero una storia bellissima!

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    1. Grazie! Temo invece che con il n. 94 mi toglierai il saluto! :)

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