Bisogna sempre guardare avanti! Certo, bisogna saper pensare al futuro e alle sue promesse, ma forse non è sempre così piacevole Cosa accade agli occhi del povero Dylan? Bruciori, incubi, deliranti visioni di fatti che devono ancora accadere. Il suo sguardo si proietta senza ragione nel tempo che verrà e gli mostra la decadenza e la morte di cose e persone. Ma forse una risposta c'è, ed è più vicina di quanto non sembri
Il solo Chiaverotti non basta a
coprire tutte le uscite della serie momentaneamente orfana di Sclavi. Occorrono
nuovi autori e quindi la redazione arruola il poliedrico Gianfranco Manfredi, all’epoca
46enne, cantautore, scrittore, attore, sceneggiatore televisivo, teatrale e
cinematografico, nonché creatore di Gordon Link, fumetto nato proprio sulla
scia del successo di Dylan Dog. Manfredi dimostra di possedere ottima
conoscenza dei meccanismi della serie: Dylan è Dylan, Groucho è Groucho e Bloch
è Bloch e i rapporti con ciascuno rispettano le coordinate sclaviane; anche
quello con la ragazza di turno, con sfumature e implicazioni pure diverse dal
solito. Nelle storie di Manfredi Dylan si rivelerà spesso un buon, se non
ottimo, investigatore. Non è il caso di quest’albo, però, in cui invece vediamo
il nostro ricorrere insolitamente alla tecnologia. Il piacevole soggetto è ispirato,
per la parte afferente al disturbo visivo di Dylan, al romanzo breve L’occhio
del Purgatorio di Jacques Spitz, che a sua volta rielaborava uno spunto già
presente ne La casa sull’abisso di William Hope Hodgson. Tali fonti
saranno rivelate solo in seguito dallo stesso autore in risposta all’appunto di
un lettore pubblicato sull’Horror Post del n. 98. Qualcuno ai tempi parlò addirittura
di presunto plagio, sul quale non mi soffermerei più di tanto. Manfredi è bravo
a servirsi del libro di Spitz fondendolo all’indagine sulla
"Fratellanza" e utilizzando la formula dell’ispirazione/citazione/omaggio/prestito
letterario o cinematografico che è sempre stata nel DNA dylaniato. E non è
affatto vero che le fonti in Dylan Dog siano sempre state esplicitate. Il vero
difetto che penalizza l’albo, semmai, è l'eccessiva verbosità che a tratti
rallenta davvero troppo la lettura e costringe il povero Siniscalchi a destreggiarsi
tra ingombranti balloon per trovare spazio ai suoi eccellenti disegni. La sceneggiatura
è comunque congegnata con grande mestiere, sovrabbondanza di dialoghi a parte.
Abbiamo l'orrore, un pizzico di
fantascienza, un cattivone di turno, giochi di potere, un depistaggio, la
discesa negli abissi dell'eroe prima del climax con il confronto risolutivo. Lo
spiegone finale arriva un po’ improvviso, ma era difficile fare altrimenti dato
che gli indizi disseminati nelle pagine precedenti erano davvero troppo pochi. Siniscalchi,
nonostante le difficoltà, firma la sua migliore performance per la serie (stupenda,
ad esempio, tutta pag. 43) e si ritrova a dover disegnare nuovamente un Dylan
invecchiato come già accaduto ne I killer venuti dal buio. Stano
dimostra di cavarsela sempre molto bene con gli scheletri in una copertina che
riprende con efficacia una delle tavole (la 73°, pag. 77) più memorabili dell’albo.
Curiosità: (1)Erano 5 anni, dai tempi di Chiaverotti con Il buio, che un nuovo sceneggiatore non debuttava nella serie. (2)A pag. 64 viene citato The Fly, non il remake girato da David Cronenberg nel 1986, ma l’originale del 1958 diretto da Kurt Neumann con protagonista Vincent Price e distribuito da noi con il titolo L’esperimento del Dottor K. (3)A pag. 70 Dylan asserisce di preferire le uova al bacon alla frittata. Nessun errore, però, in quanto si tratta solo di una battuta, infatti subito dopo il nostro precisa “Uh, terribile! Groucho ha un’influenza perniciosa”.
BODYCOUNT: 4
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Mio caro, la giustizia, il vero, il falso... è solo questione di punti di vista e molto presto, te lo garantisco… conoscerai il punto di vista della morte!”
VOTO: 7,5
Soggetto: Manfredi (1)
Sceneggiatura: Manfredi (1)
Disegni: Siniscalchi (3)
Concordo praticamente su tutto. Anche per me è la miglior prova di Siniscalchi su "Dyd".
RispondiEliminaMitica anche la copertina, non tanto per il tratto grafico, quanto per il soggetto immortalato (tutti scheletri, tranne il bambino che diventa un vecchietto)!
Incredibile! Forse è la prima volta che concordiamo su tutto.
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