venerdì 16 settembre 2022

Dylan Dog Gigante n. 3 - Marionette

 

Il Grande Stromboli tira i suoi fili, chiuso dentro un mondo di legno e cartone. Mette in scena i grandi drammi e le ironie dell'esistenza con le sue meravigliose marionette, che sembrano animate da vita propria. Stromboli sa leggere nel fondo delle persone, sa rubare i loro segreti dolori e lenirli; offre loro una parte da protagonista nel suo spettacolo, guarisce ogni solitudine e dona… i suoi fili preziosi.

Dopo La Neve, Ambrosini e Manfredi (e se vogliamo anche Medda in versione “solista”), l’ultimo sceneggiatore a esordire su Dylan Dog nell'annata 1994 è Gianluigi Gonano, giornalista e già creatore, insieme al disegnatore Gianni De Luca, di una delle serie a fumetti più apprezzate di sempre in Italia, Il Commissario Spada. Gonano era un amico personale di Sclavi ed è ipotizzabile che quest’ultimo gli abbia chiesto una mano per colmare provvisoriamente il buco lasciato dal suo “anno sabbatico”. Il suo esordio avviene però a fari spenti, sotto il “fantasioso” pseudonimo di G.Anon e anche la presentazione del Gigante sull’editoriale del n. 99 rimane criptica sull’identità dell’autore, che verrà rivelata solo tempo dopo. La sua opera prima per Dylan Dog, Marionette, su soggetto di Mauro Marcheselli, è folgorante. Si tratta di un lavoro di grande respiro, ambizioso, della lunghezza tipica di uno Speciale (128 pagine), introdotto dalla spettacolare copertina a tema di Stano. La trama rifugge dai facili sentimentalismi spesso presenti negli scritti di Marcheselli e la sceneggiatura funziona pur assumendosi il rischio di raccontare buona parte della vicenda in chiave di lunghissimo flashback. La storia corre su due binari differenti: quello di Stromboli e quello di Ismaela, destinati inevitabilmente a incrociarsi per il comune tema della "marionetta"; l'ultimissima pagina, con sorpresone finale, chiude perfettamente il cerchio. La parte di Ismaela, così come si conclude, non può non ricordare almeno in parte il romanzo Dalia Nera di James Ellroy (trasposto anche su pellicola, nel 2006 da Brian De Palma), mentre la parte di Stromboli, quella che preferisco, ha risvolti più romantico-poetico-ideologici. Incesto e pedofilia sono trattati con molta delicatezza e Gonano, forse per il credito che godeva o grazie allo stesso Sclavi, sembra beneficiare di qualche licenza in più rispetto allo standard dei “paletti” bonelliani. Si tratta, infatti, di temi sfiorati solo pochissime volte nella serie, ma sempre con grande intelligenza (penso, ad esempio, al n. 206 Nebbia). È una storia più adulta, si parla persino di aborto e rimane il mistero se il padre del bambino mai nato potesse essere addirittura Dylan. Vi sono riflessioni esistenziali, echi pirandelliani e una malinconia di fondo di stampo sclaviano. C’è spazio anche per approfondire Groucho che Gonano si diverte a confondere con il suo alter-ego reale (Stromboli infatti lo chiama Julius, come l’autentico nome del vero Groucho Marx); come il suo principale, anche il folle assistente non è un burattino, ma un’ anima libera dai condizionamenti della società. Passando al comparto grafico, il tratto di Brindisi si presenta qui “impastato”; l’effetto è dovuto all’uso da parte del disegnatore di evidenziatori caricati a china che in fase di stampa e in formato gigante hanno inspessito le sue linee notoriamente più sottili. Eppure non lo trovo difettoso, anzi, questa è la prima storia in cui ho avuto la certezza che Brindisi, qui giunto alla sue decima prova per Dyd, avrebbe raggiunto picchi di qualità assoluta.

Gonano si ferma ad un passo dal capolavoro unicamente per la gestione del protagonista, un Dylan che agisce parla in modo a volte insolito, se non antitetico, rispetto al personaggio che abbiamo imparato a conoscere e ad amare. Penso, ad esempio, alla decisione di lasciar sola Ismaela causa gelosia e ancor più all’adoperarsi per mascherare un omicidio.

Curiosità: (1)”Chiamami Ismaela” (pag. 26, 20° tavola)  è un omaggio all’incipit di Moby Dick. (2)Stromboli è il nome dato al personaggio di Mangiafuoco nella trasposizione a cartoni animati Disney di Pinocchio di Collodi. (3)A pag. 38 (32° tavola, prima vignetta) Brindisi lascia, forse involontariamente, un indizio sull’identità dello sceneggiatore della storia: sul retro del camioncino in basso a destra è riportata la scritta “G.Onan” (e non G.Anon). (4)Il cantante vagabondo è evidentemente ispirato nelle fattezze al personaggio di Eric Draven, interpretato dallo sfortunato Brandon Lee nel film Il Corvo. (5)A pag. 55 (49° tavola) la seconda striscia di vignette cita Basic Instinct. (6)Dylan torna a dichiarare di non capire nulla di tecnologia (mentre solo  qualche mese prima, ne I giorni dell’incubo, usava senza problemi un localizzatore).

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: Sì (1, Ismaela)

CITAZIONE: “Gli uomini sono peggiori delle marionette! Sono… fantocci che non sanno di essere… manovrati da fili invisibili…”

VOTO:  9

Soggetto: Marcheselli (6)            

Sceneggiatura: Gonano (1)

Disegni: Brindisi (10)

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