sabato 24 settembre 2022

Dylan Dog #102 - Fratelli di un altro tempo

 

Un mammuth passeggia davanti al Big Ben. E Londra è invasa da animali preistorici, estinti da milioni di anni Sono soltanto visioni incorporee, ma chi le ha create? Coperto dal segreto più impenetrabile, qualcosa (o qualcuno) sta riportando in vita un antichissimo passato dell'umanità. È opera di un potere magico o della fredda tecnologia di una scienza impazzita?

Nel corso di quest’ultima rilettura ci sono albi che ho rivalutato in positivo. Non è il caso di questo #102 che solitamente ricordo solo per l'insolita e simpatica imprecazione della ragazza a pag. 41: “porco limone!” Il resto si può tranquillamente dimenticare. Partiamo dal primo passo falso: la scelta di Roi come disegnatore. Intendiamoci, io adoro Corrado Roi, soprattutto il Roi del primo decennio dylaniato. Non è colpa sua se la storia è totalmente inadatta al suo tratto e alle sue caratteristiche e la trama non fa nulla per valorizzarle, ambientando gran parte delle vicende alla luce del giorno. Meglio, considerato il contesto, ci avrei visto Piccatto o forse Montanari&Grassani. Mignacco, dal canto suo, è troppo impegnato a districarsi tra le svariate citazioni, alcune delle quali dichiarate in anticipo sul Club dell’Orrore (inedito): cinematografiche come 2001: Odissea nello Spazio (1968, di Stanley Kubrick) Gorilla nella nebbia (1988, di Michael Apted) e Stati di allucinazione (1980, di Ken Russell) e letterarie come Congo di Michael Crichton (la cui trasposizione filmica sarebbe stata distribuita da noi qualche mese dopo) e I delitti della Rue Morgue di E.A. Poe. La sceneggiatura è disomogenea con un prologo troppo lungo e alcune inaccettabili, ingenue, cadute di stile: una su tutte a pag. 68, con la spiegazione “for dummies” degli indizi che accuserebbero Amy dell'omicidio della sua "amica”. Anche il flirt tra Dylan e la bella cliente di turno stavolta va un po’ troppo per le spicce: davvero troppo diretti ed espliciti entrambi. Il comportamento di Dylan è a tratti irritante, sia per le sue rozze avances, sia per il modo in cui si approfitta (ed è il secondo albo di fila che accade) dell’interesse nei suoi confronti di una donna poco avvenente per carpire informazioni utili alla sua indagine. Sorvolando sul sistema accidentalmente scoperto da Dylan per sbarazzarsi delle allucinazioni (“come diceva quella mia amica…”), nel finale regna la confusione che Mignacco risolve tirando in ballo, dal nulla, i poteri ESP degli “abiles”, utilizzando N’oha (una sorta di versione africana di Singh de Il sogno della Tigre) come deus ex machina. Non è tutto da buttare: i siparietti che vedono protagonista Jenkins sono divertenti, così come alcune battute di Groucho (su tutte, pag. 70 “Dovevo immaginarlo. Basta che respirino, eh!”) e soprattutto la copertina di Stano, con un Dylan minaccioso e protettivo a difesa dei “fratelli” che rimangono in ombra e quelle belle sfumature di verde sullo sfondo.

Forse calcando la mano sull'ironia e con un altro disegnatore avrebbe potuto venirne fuori una storia non memorabile ma almeno piacevole e "leggera".

Curiosità: (1)In questa storia scopriamo che Groucho conosce la lingua dei segni. (2)A pag. 21 Jay afferma di aver collaborato con Richard Leakey, celebre paleontologo e politico kenyota realmente esistito. (3)

BODYCOUNT: 12

TIMBRATURA:  Sì (1, Jay)

CITAZIONE: “È scappato. Ma non farà molta strada… lo aspetta il predatore più feroce di tutti…”

VOTO: 4,5

Soggetto: Mignacco (5)

Sceneggiatura: Mignacco (7)

Disegni: Roi (23)

2 commenti:

  1. Idem di "Sinfonia mortale": tutti la disprezzano, ma a me piace e le do un bel 7!

    P. s. Non esistono donne poco avvenenti!!!

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    1. Dylan non sembra persarla come te in materia di donne :)

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