lunedì 26 settembre 2022

Almanacco della Paura 1995 - L'uccisore di mostri

 

Scendere all'Inferno per pochi giorni, vedere cosa accade laggiù tra i tormenti più atroci… È successo a lui, l'assassino dello stiletto. Per questo, è tornato dal coma pronto a uccidere; ha visto la vera natura dei mostri, quelli che camminano tra gli umani. E deve distruggerli! Ma la sua mente si è misteriosamente legata a quella di Marianne e ora lei vive il suo stesso incubo, ora lei è una pericolosa testimone…

All’epoca rimasi deluso nel non trovare una storia che, come di consuetudine, affrontasse l’argomento del dossier principale dell’almanacco, dedicato stavolta ai beneamati zombi. Fui comunque parzialmente ricompensato da una lettura gradevole e, tutto sommato, senza pretese. Con L’uccisore di mostri Chiaverotti riporta in auge uno dei temi preferiti di Sclavi, quello dei mostri della società (non a caso viene citato il n. 63 I vampiri), mischiandolo ad un suo classico: l’inversione tra bellezza esteriore e interiore. L'intreccio non è sempre credibilissimo nel suo dipanarsi, ma mantiene una sorta di coerenza di fondo. C’è da scontare però qualche volo pindarico di troppo (il destino del direttore-squalo, la partita dei mostri) e soprattutto alcune leggerezze nella sceneggiatura: debole appare la motivazione dell'omicidio dello psicologo, così come il legame tra Marianne e l’assassino; ancor meno credibile che nel giro di un mese quest’ultimo si sia ripreso completamente da un incidente come quello che ci viene raccontato (con tanto di volto tutto fasciato). Il finale è amarissimo e spiazzante, tra i più duri della serie, e anche da solo varrebbe tutto. Meritevole pure la scena delle torture infernali. Viene riproposta anche la figura del tizio qualunque che a momenti riesce a beccare il cattivone di turno, già sperimentata dal Claudione ne I killer venuti dal buio. Dylan procede nell’indagine tra cazzeggio e colpi di cu.. ehm.. fortuna come da consuetudine chiaverottiana e si mostra irreprensibile nel suo approccio con la cliente. Groucho, invece, insiste un po’ troppo con le sue battute sul sovrappeso, fino a diventare davvero irritante. Altra buonissima prova ai disegni per Siniscalchi, che si dimostra in gran forma come ne I giorni dell’incubo: stavolta si distingue per tavole molto ricche di particolari. Nulla di che, invece, la copertina di Stano; meglio la versione di Villa (che riporto in calce) apparsa sul Super Book n. 20 che ospitava la ristampa della storia. In breve sull’Almanacco 1995: super lavoro per Colombo e Marzorati che si sobbarcano tutte le rubriche e i dossier, ben fatti, soprattutto quello già menzionato sugli zombi. Sparisce definitivamente il riepilogo dell’annata musicale, ma c’è ancora spazio per l’horror cantato grazie all’articolo su Alice Cooper.

Curiosità: (1)Come il secondo almanacco, anche questo ospita una sola storia. Da questo numero in poi diverrà una tradizione per anni, almeno finché la testata manterrà la denominazione “Almanacco della Paura”. (2)A pag. 68 (36° tavola) a casa dell’assassino intravediamo (5° vignetta) una videocassetta di Fa’ la cosa giusta (Do the right thing, 1989) di Spike Lee. (3)A pag. 83 (51° tavolta) Marianne ascolta La donna cannone di De Gregori. (3)

BODYCOUNT: 9

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “La morte non separerà… quello che la vita ha unito…”

VOTO: 7

Soggetto: Chiaverotti (34)

Sceneggiatura: Chiaverotti (35)

Disegni: Siniscalchi (4)


 

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