sabato 5 dicembre 2020

Dylan Dog Special #4 - Mefistofele

 

Lo scrittore H. P. Boone ha firmato la sua ultima pagina, perché la morte è venuta a rapirlo… È un viaggio breve, subito interrotto. Una forza oscura lo riporta indietro, una forza rabbiosa nata nel fondo dell'Inferno, nata da una vita di sofferenza e di sogni spezzati… Boone è tornato per pretendere ciò che gli appartiene, per chiedere vendetta. Dylan Dog scruta dentro gli occhi di un uomo perduto, dentro l'oscurità di un abisso senz'anima...

Speciale che interrompe la tradizione della parola "orrore" nel titolo e della copertina "strappata", mantenendo un elemento di continuità con il volumetto dell’Enciclopedia della Paura, stavolta dedicato ai mostri dalla A alla Z. Il nuovo ciclo è affidato alle sapienti mani di colui che aveva già inaugurato il primo: un Corrado Roi in stato di grazia assoluta dopo Jekyll, che qui ci regala un altro capolavoro. Alcune delle vignette da lui disegnate sono autentiche perle: lo scorcio di inferno a pag. 39, la morte dell'editore coi fantasmi dei personaggi del libro mai scritto a pag. 63, il demone a pag. 83, la morte che incombe sul dottore a pag. 92, l'apparizione raffinatamente saffico-erotica a pag. 100  e altre ancora per cui ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Nella sua sceneggiatura Sclavi rimescola Lovecraft, King e Goethe: Boone prende le iniziali e i nomi di battesimo dal solitario di Providence (nella prima tavola anche il volto), ripete ossessivamente una frase scritta come il Jack Torrance di Shining, sigla un patto di sangue con il diavolo come Faust. Anzi qui i patti sono addirittura due e il (o meglio la) “Mefistofele” di turno e dannato finiscono per convivere in parte nella stessa persona. Da King vengono mutuati anche i temi dello scrittore perseguitato dagli incubi dei suoi stessi libri (o forse qui sarebbe più corretto dire che ne è autore e vittima) e del risveglio dal coma (ancora una volta La zona morta). Il Tiz affina la struttura circolare del racconto, già sperimentata nel primo speciale, in cui la fine (o presunta tale) è anche l'inizio. Rispolvera poi, a sorpresa, dal #6 uno dei personaggi più affascinanti della serie, aggiungendo zolfo a una ricetta che altrimenti poteva risultare già gustata. L’inferno e i diavoli che lo abitano sono rappresentati in modo più tradizionale rispetto alla visione innovativa proposta da Sclavi lo stesso mese sulla serie regolare. La storia, d’altronde, è un horror di stampo classico; non che sia un difetto, anzi, sullo speciale è un genere che ha regalato grandi soddisfazioni.  L’unica cosa a non convincermi è forse il diavoletto che sbuca dal mento di Dylan, ma il risultato finale rimane ottimo: Mefistofele è indubbiamente da annoverare tra i migliori esponenti di questa collana. Sequenze come il viaggio nel tunnel, il suicidio del professore di ginnastica, lo sbocco di sangue della madre di Boone e, soprattutto, l’inquietante sguardo omicida di quest’ultimo rimangono indelebili nella memoria dei lettori. Concentrandoci su Dylan, qui il nostro afferma di essere fedelissimo, a volte anche per un mese intero! Tanto per restare in tema ascolta Faust di Paul Williams, dalla colonna sonora del Fantasma del palcoscenico di De Palma. Divora i libri di Boone più di quelli di Stephen King, difendendo il genere horror (“mettiamola così: se la letteratura ci desse solo romanzi come quelli di Boone sarebbe triste.. ma se non ce ne desse mai neanche uno sarebbe molto, molto più triste”), salvo poi rinnegare il suo idolo prima ancora di ricevere un cazzotto in piena faccia (“è proprio vero che non bisognerebbe mai conoscerli di persona, gli autori che ci piacciono!”). Copertina di Stano non all’altezza.

Curiosità: (1) A pag. 98, tra i partecipanti alla festa in maschera ci sono Martin Mystère e Corto Maltese! (2) Tra i romanzi in vendita in libreria a pag. 28 ne troviamo uno, assolutamente finto, di T. Sclavi, presunto autore di Kirche – Kuche – Kinder (controverso slogan tedesco). (3) Secondo l’editoriale di pag. 2, lo Speciale avrebbe dovuto intitolarsi Faust o Il Tunnel, come l’omonimo romanzo scritto da H.P. Boone nella storia. (4)Il quotidiano che Groucho legge nella storia, il St. Steve Chronicle,  è una citazione della copertina dell’album Thick as a brick dei Jethro Tull.

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “E soprattutto sento qualcosa.. odore di satanità, Melissa.. puzza di zolfo!”

VOTO:  9

Soggetto: Sclavi (41)

Sceneggiatura: Sclavi (37)

Disegni: Roi (8)

4 commenti:

  1. Curiosità (1): nella festa di p. 98, oltre a Martin Mystère, c'è Corto Maltese. Non giurerei che tutti gli altri partecipanti siano anonimi, ma non arrivo a riconoscere altri personaggi dei fumetti.

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    1. Inserito! Grazie, mi era sfuggito e l'avrò letto decine di volte in questi anni.

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  2. Che tensione. Che ritmo di lettura. Che caratterizzazione dei personaggi. Che sequenze di morte. Che atmosfere. Che disegni. Capolavoro totale, e nella classifica dell’anno 1990 l’ho messo al quarto posto: ma che livello c’era in “Dylan Dog” all’epoca? Qualcosa di irreale!

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    1. Sì Speciale stupendo che rileggo sempre con molto piacere. Anche io l'avevo messo al quarto posto, ma nel 1990 e in quegli anni in generale fare una classifica era una sfida tra titani.

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