giovedì 13 febbraio 2025

Dylan Dog #186 - L'uomo nero

 

Chi ha paura dell'Uomo Nero? Che domande! Non c'è bambino al mondo che non ne sia stato terrorizzato a morte, almeno una volta. Poi si cresce e si scopre che gli orrori della vita possono essere ben altri... Questo è ciò che accade a Timothy Madison, circondato dall'indifferenza e da un gelido benessere, che, grazie a Dylan Dog e alla sua unica amica, la baby-sitter Sheila, ha imparato a parlare alle proprie paure, traendone la forza necessaria al duro mestiere di vivere!

Leggi il titolo “L’uomo nero” su Dylan Dog e la mente vola subito a Mana Cerace e a Il buio. Forse anche in redazione è maturata questa associazione di idee dal momento che hanno deciso di richiamare colui che aveva disegnato il n. 34 ovvero Piero Dall’Agnol, dopo sei anni di assenza trascorsi tra Julia, Nick Raider e altri progetti. Sgombriamo il campo da equivoci: qui Mana Cerace non c’è e non c’entra nulla; purtroppo anche la qualità della storia è ben diversa da quella firmata da Chiaverotti tanti anni prima. L’uomo nero dell’albo scritto da Mignacco è, o meglio sarebbe, il classico babau, quello che terrorizza i bambini nascondendosi sotto il letto. Seguendo la tradizione dylaniata, il mostro non però è cattivo come sembra: se provi a parlarci, come Dylan suggerisce al piccolo Timothy, potrebbe persino diventare tuo amico. Ma le affinità con le atmosfere della serie terminano qui: soggetto e sceneggiatura sono antidylaniani, virati entrambi sul genere poliziesco, lo stesso indagatore dell’incubo si comporta e parla in maniera diversa dal solito. In fondo altro non è che la storia del rapimento di un bambino, narrata anche in maniera piuttosto puerile, all'insegna del "volemose bene". Aggiungiamoci testi banali e scontati, scene d’azione ingessate e gestite in modo poco comprensibile ed ecco servita quella che ritengo essere la peggior storia di sempre di Mignacco. La cosa più orrorifica è la copertina di Stano che promette ciò che poi l’albo non mantiene. Una bella cantonata e uno spreco totale per Dall'Agnol e il suo apprezzato cambio di stile, che manteneva comunque intatta la sua efficacia nel rendere i contrasti tra bianco-nero, luce-ombra che anche in passato avevano rappresentato uno dei punti di forza dell’artista veneto.

Curiosità: (1) A pag. 25 e a pag. 47 Mignacco omaggia Pink Rabbit, il suo personaggio più fortunato tra quelli da lui creati per Dylan Dog, apparso per la prima volta nel n. 24 I coniglirosa uccidono. (2) Nell’Horror Club (inedito) viene pubblicizzato il primo romanzo di Claudio Chiaverotti, Delitti al museo egizio. L’avevo dimenticato e non l’ho mai comprato. Lo voglio!

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “I grandi amici non muoiono... anche se non li vedi più... ti sono vicini… sempre…”

VOTO: 4

Soggetto: Mignacco (14)

Sceneggiatura: Mignacco (16)

Disegni: Dall’Agnol (11)


3 commenti:

  1. Io non la trovo orribile: dimenticabile, questo sì. Del nuovo Dall’Agnol non apprezzo particolarmente Dylan (preferivo quello vecchio con le orecchie a sventola), ma è un minimo appunto in un contesto di disegni assolutamente sbalorditivi. Amo tutti i disegnatori di "Dylan", ma Dall’Agnol lo amo un po' di più 😊 .

    Del libro di Chiaverotti io mi ricordavo, ma non l’ho mai letto: mi pare sia stato anche ristampato di recente. Deve avere una passione per l’egittologia, visto che l’ha inserita anche in “Morgan Lost”.

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    1. Ne ha scritti anche altri, di cui almeno uno a tema Egitto. Dall'Agnol mi è sempre piaciuto sin dall'inizio e poi in tutte le sue evoluzioni tranne quelle più recenti. Devo ammettere che anche io amo tutti i disegnatori dylaniati.. tranne Cossu!

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    2. Che cattivo!!!

      Ugolino, se ci leggi, sappi che il mio smisurato amore nei tuoi confronti compensa l'odio di Norman 😁 !

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