Chi ha paura dell'Uomo Nero?
Che domande! Non c'è bambino al mondo che non ne sia stato terrorizzato a
morte, almeno una volta. Poi si cresce e si scopre che gli orrori della vita
possono essere ben altri... Questo è ciò che accade a Timothy Madison,
circondato dall'indifferenza e da un gelido benessere, che, grazie a Dylan Dog
e alla sua unica amica, la baby-sitter Sheila, ha imparato a parlare alle
proprie paure, traendone la forza necessaria al duro mestiere di vivere!
Leggi il titolo “L’uomo nero” su Dylan
Dog e la mente vola subito a Mana Cerace e a Il buio. Forse anche in
redazione è maturata questa associazione di idee dal momento che hanno deciso
di richiamare colui che aveva disegnato il n. 34 ovvero Piero Dall’Agnol, dopo
sei anni di assenza trascorsi tra Julia, Nick Raider e altri progetti. Sgombriamo
il campo da equivoci: qui Mana Cerace non c’è e non c’entra nulla; purtroppo
anche la qualità della storia è ben diversa da quella firmata da Chiaverotti tanti
anni prima. L’uomo nero dell’albo scritto da Mignacco è, o meglio sarebbe, il
classico babau, quello che terrorizza i bambini nascondendosi sotto il letto.
Seguendo la tradizione dylaniata, il mostro non però è cattivo come sembra: se
provi a parlarci, come Dylan suggerisce al piccolo Timothy, potrebbe persino
diventare tuo amico. Ma le affinità con le atmosfere della serie terminano qui:
soggetto e sceneggiatura sono antidylaniani, virati entrambi sul genere
poliziesco, lo stesso indagatore dell’incubo si comporta e parla in maniera
diversa dal solito. In fondo altro non è che la storia del rapimento di un
bambino, narrata anche in maniera piuttosto puerile, all'insegna del
"volemose bene". Aggiungiamoci testi banali e scontati, scene d’azione
ingessate e gestite in modo poco comprensibile ed ecco servita quella che
ritengo essere la peggior storia di sempre di Mignacco. La cosa più orrorifica
è la copertina di Stano che promette ciò che poi l’albo non mantiene. Una bella
cantonata e uno spreco totale per Dall'Agnol e il suo apprezzato cambio di
stile, che manteneva comunque intatta la sua efficacia nel rendere i contrasti tra
bianco-nero, luce-ombra che anche in passato avevano rappresentato uno dei punti
di forza dell’artista veneto.
Curiosità: (1) A pag. 25 e a pag.
47 Mignacco omaggia Pink Rabbit, il suo personaggio più fortunato tra quelli da
lui creati per Dylan Dog, apparso per la prima volta nel n. 24 I coniglirosa uccidono. (2) Nell’Horror Club (inedito) viene pubblicizzato il primo
romanzo di Claudio Chiaverotti, Delitti al museo egizio. L’avevo
dimenticato e non l’ho mai comprato. Lo voglio!
BODYCOUNT: 1
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “I grandi amici non
muoiono... anche se non li vedi più... ti sono vicini… sempre…”
VOTO: 4
Soggetto: Mignacco (14)
Sceneggiatura: Mignacco (16)
Disegni: Dall’Agnol (11)
Io non la trovo orribile: dimenticabile, questo sì. Del nuovo Dall’Agnol non apprezzo particolarmente Dylan (preferivo quello vecchio con le orecchie a sventola), ma è un minimo appunto in un contesto di disegni assolutamente sbalorditivi. Amo tutti i disegnatori di "Dylan", ma Dall’Agnol lo amo un po' di più 😊 .
RispondiEliminaDel libro di Chiaverotti io mi ricordavo, ma non l’ho mai letto: mi pare sia stato anche ristampato di recente. Deve avere una passione per l’egittologia, visto che l’ha inserita anche in “Morgan Lost”.
Ne ha scritti anche altri, di cui almeno uno a tema Egitto. Dall'Agnol mi è sempre piaciuto sin dall'inizio e poi in tutte le sue evoluzioni tranne quelle più recenti. Devo ammettere che anche io amo tutti i disegnatori dylaniati.. tranne Cossu!
EliminaChe cattivo!!!
EliminaUgolino, se ci leggi, sappi che il mio smisurato amore nei tuoi confronti compensa l'odio di Norman 😁 !