domenica 30 novembre 2025

Dylan Dog #229 - Il cielo può attendere

 

Non è affatto facile il mestiere di angelo, stiamo parlando di un vero angelo, con ali, tunica e aureola, specie se ci si ritrova a vivere in un mondo malvagio come il nostro. Puo' persino accadere di essere rapito e mutilato delle preziose ali. Insomma, al di fuori del paradiso è un vero inferno! A chi puo' rivolgersi un angelo per tornare a casa se non all'Indagatore dell'incubo?

Il titolo dell’albo è un esplicito omaggio all’omonimo titolo italiano del film Heaven can wait (1943) di Ernst Lubitsch, tuttavia la storia non ha nulla a che vedere con la pellicola del cineasta tedesco. In compenso Dylan ha avuto a che fare già in altre occasioni con angeli, presunti e non, alcuni pure con le ali tagliate come sostiene di esserlo l’Angel di questo n. 229 e come Saul, il biondo vendicatore co-protagonista de L’angelo sterminatore (e poi apparso in altre storie). Purtroppo se in Istinto Omicida Masiero era riuscito ad amalgamare discretamente (soprattutto per merito di Casertano) elementi ripresi da albi del passato, qui l’operazione nostalgia fallisce su tutta la linea. Non si salva niente, nemmeno il prologo. Troppo patetico il personaggio di Angel per suscitare qualunque reazione, figuriamoci compassione che vorrebbe essere lo scopo finale del soggetto. Solo l'ultima pagina, tra le peggiori di sempre, in cui Angel sembra un tizio qualunque seduto in contemplazione sulla tazza del cesso suscita al massimo grasse risate oppure, in alternativa, istiga alla distruzione fisica dell'albo. La sceneggiatura è senza coerenza, senza senso, mescola registri in totale contraddizione tra loro. Il "racconto nel racconto" con le cornicette, sperimentato con buon successo varie volte nella serie (a partire da Dal Profondo) è buttato lì giusto per fare il verso ai bei tempi che furono: è un vuoto tentativo di emulazione in cui neppure lo stesso Masiero sembra credere tanto appare fuori contesto. Sfogliando le pagine dell’albo ho ritrovato un Roi svogliatissimo, pallida imitazione di sè stesso, forse a causa di iperproduzione in quel periodo.  La pessima copertina di Stano mette la definitiva pietra tombale su un albo da dimenticare.

BODYCOUNT: non quantificabile

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Un demonio terribile che, attraverso me, voleva impossessarsi dei segreti degli angeli…”

VOTO: 4

Soggetto: Masiero (4)

Sceneggiatura: Masiero (4)

Disegni: Roi (44)

Uscita: ottobre 2005


4 commenti:

  1. Sono quelle storie talmente brutte da destare un moto d'interesse: come i film di Ed Wood! Molto meglio di certi mattoni che si prendono troppo sul serio!

    Nel mio archivio avevo parlato positivamente di Roi, obiettando solo l'eccessiva bassezza di Groucho (30 cm più basso di Dylan e 20 cm più basso di Bloch): sappiamo che Dylan è 185 cm, quindi qui Groucho è alto 155 cm con gli stivali ai piedi!

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    1. Ma come hai fatto a misurare l'altezza di Groucho? :) hai fatto le proporzioni?

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    2. Avevo fatto a occhio, ma adesso mi hai messo la pulce nell’orecchio. Prendiamo la terza vignetta di pagina 26: Dylan è alto 9.7 cm. Sapendo che Dylan è 185 cm, significa che è stato disegnato in scala 1 a 19.07.

      Nella stessa vignetta, Bloch è alto 8.7 cm: moltiplicato per 19.07, fa 166 cm. Però è leggermente in secondo piano rispetto a Dylan e Groucho, quindi arrotonderei a 170 cm.

      Groucho è alto 8.2 cm: moltiplicato per 19.07, fa 156 cm; tra l’altro, con gli stivali, che si presume abbiano una suola più alta rispetto alle scarpe di Dylan. Decisamente troppo basso! Per la cronaca, il vero Groucho Marx era 171 cm!

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    3. Complimenti per il lavorone anche se Groucho non viene mai disegnato uguale, quindi una risposta definitiva non ci sarà mai. Alcune volte mi pare sia stato apostrofato come "piccoletto", però.

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