lunedì 17 febbraio 2025

Dylan Dog #189 - Il prezzo della morte

 

Sei donne scomparse. Sei vite recise da un assassino che sembra conoscere le più riposte sofferenze delle sue vittime, guadagnandosene la fiducia. Sei morti ma nessun cadavere. Se non fosse per i mignoli di mano destra inviati come un macabro messaggio a Scotland Yard, si potrebbe persino credere che nulla sia avvenuto. Il caso è un tipico affare di cronaca nera e Dylan Dog dovrebbe entrarci poco... Ma non è forse nella vita di tutti i giorni che attecchiscono gli incubi più spaventosi?

Ah Freghieri… stavo quasi in pensiero dopo 6 mesi passati senza una storia disegnata da lui! Questa peraltro non si può neppure annoverare tra le sue prove migliori, forse perché una volta tanto non gli viene offerto su un piatto d’argento il solito manipolo di modelle. Non mancano però sprazzi di assoluto pregio, almeno per quelli che sono i miei gusti personali, in lieve crescendo nella parte finale. Stupenda è la vignetta grande a pag. 96, così come alcuni primi piani di Dylan o quello intensissimo di Pamela Flack a pag. 80 (ultima vignetta). Simpatico il titolo interno con i teschi nei buchi delle “O”. Di contro sono molte le tavole “tirate” via e inoltre il personaggio di Bartlett sembra essere disegnato in maniera diversa ogni volta che lo incontriamo. Eppure non riuscirei ad immaginare questa storia se non con il suo tratto, è giusta per lui. Sui testi invece ben poco da eccepire. Barbato riesce a confezionare un thriller con meccanismi perfetti, con un assassino seriale, sei vittime e... nessun omicidio. Eppure tutto risulta credibile, anche l'intuizione di Dylan sulla risoluzione dell'enigma, da molti lettori ritenuta il tallone d'Achille della sceneggiatura, affidata al sogno del “teatro delle marionette”. C’è forse un ampio e troppo disinvolto ricorso al quinto senso e mezzo virgola 3/4, ma anche altri autori, come Claudio Chiaverotti ad esempio, ne hanno spesso abusato. Rimane ancora il solito difetto del maxi spiegone da fumettista ancora non navigata, anche con qualche passaggio poco chiaro (i bluff di Dylan al guardiano del cimitero), ma è uno degli ultimissimi casi in cui Paola paleserà di soffrire di questa sindrome. Quando si chiude l’albo resta addosso quel senso di impotenza e di sconfitta che lo stesso Dylan non riesce a scrollarsi più via e trovo questo sia un grandissimo pregio. Mi fa scompisciare invece la definizione di Bloch data dalla Sig.ra Hewitt: “un ciccione con l’aria da funerale”. La copertina di Stano ci offre, oltre che una pregevole gestione di luce e ombra, una classica scena da thriller con Dylan che scopre i ritagli di giornali delle vittime e i trofei del presunto serial killer.

Questa sì che è una storia che riesce a stare dalla parte delle donne (forse perché è stata scritta proprio da una donna), senza risultare stucchevole o banale.

Curiosità: (1) Alle pagg. 19 e 20 e anche più avanti nell’albo, viene citato Henri Landru. Trattasi di un serial killer francese realmente esistito, conosciuto anche come il “Barbablu di Gambais”, che si spacciava per agiato vedovo al fine di sedurre e poi uccidere donne ricche e sole, non prima di essersi fatto intestare i loro beni. (2) A pag. 76 Dylan cita i giochi di ruolo, un tema appena affrontato nel precedente albo Il labirinto di Bangor. (3) Breve apparizione per Elke, la bella e dura comandante norvegese che Dylan aveva conosciuto in Goliath. La rivedremo ancora. (4) I cognomi dei protagonisti della storia sono presi dal romanzo Camera con vista (A room with a view, 1908) di E.M. Forster. (5) Nell’Horror Club (inedito) viene pubblicato un disegno che Freghieri aveva realizzato quell’anno per la mostra “Torino Comics”.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ho guardato nel buio di un orrore così mostruosamente ben costruito da non poterlo più dimenticare”.

VOTO: 8,5

Soggetto: Barbato (12)

Sceneggiatura: Barbato (11)

Disegni: Freghieri (33)


2 commenti:

  1. Questa è un’altra di quelle storie a cui, alla prima lettura, ho dato 4, che è diventato un 5 alla seconda lettura, un 6 alla terza, sino all’8 attuale. Il primato spetterà sempre a “Storia di Nessuno”, cui inizialmente diedi 2 e adesso do 10! Sono timoroso di scoprire quale voto darò a “Blacky” a 70 anni, dopo la dodicesima rilettura 😁 !

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