mercoledì 26 novembre 2025

Dylan Dog #228 - Oltre quella porta

 

Nella sala d'aspetto di un ospedale Dylan Dog sta affrontando la sua prova più dura. Questa volta non si tratta di liberare una casa infestata, né di neutralizzare una legione di zombi e nemmeno di esorcizzare un demone infuriato. Questa volta l'indagatore dell'incubo non puo' fare altro che aspettare... Aspettare che la persona che giace sul lettino della sala operatoria, martoriata dai ferri di un chirurgo, vinca o perda la sua lotta per la sopravvivenza.

Storia divisiva se ce n’è una. C’è chi la ama, c’è chi la odia, chi non la capisce, chi rimane indifferente, chi la ritiene superflua o priva di senso. Io appartengo alla prima categoria. Quando la lessi all'epoca dell’uscita fu come un cazzotto dritto e inaspettato nello stomaco. Non solo emoziona, coinvolge, sorprende e colpisce come poche altre storie dylaniate, ma alla fine lascia un senso di tristezza e di vuoto che è merce rara. Come fosse leggere l'ultimo albo di Dylan, una sorta di grande arrivederci. Autoreferenziale e metafumettistico all’ennesima potenza, certo, ma per me è e resta un capolavoro. Non c'è un dialogo, una battuta, una didascalia che non sia pregna di significato, non una tavola che sia fuori posto. Obbliga il lettore a sforzarsi di usare le celluline grigie, divide i pareri, può piacere o non piacere o anche farti indignare per aver buttato via i soldi, ma lo ricordi. Lo ricordi. Non ti lascia indifferente, come altri albi anonimi venuti prima e (soprattutto) dopo che si dimenticano subito dopo averli richiusi. Sul significato si è speculato tantissimo sulle pagine di internet, ma ho sempre ritenuto non necessario sapere chi davvero ci sia… oltre quella porta. Se poi vogliamo entrare nel campo delle ipotesi, io nel misterioso morente ci ho sempre visto un po' di Sclavi, molto di Barbato e un po' di un generico Autore-Creatore omnisciente del personaggio. Con la fantasia si può ipotizzare di tutto: Sclavi potrebbe essere tanto il morente in procinto di mollare quanto Xabaras che avrebbe il siero/la capacità per salvare la serie ma si tira indietro. Marcheselli potrebbe essere il chirurgo che cerca di tamponare il personaggio/la serie morente. E chi più ne ha più ne metta. L'importante è tutto quello che viene prima, le riflessioni sul protagonista, i comprimari, il loro modo di interagire, le meccaniche della serie ormai così consolidate dal "vivere" indipendentemente dalla volontà del proprio creatore e dagli sceneggiatori che vi mettono mano. Ma anche il modo incalzante in cui la sceneggiatura è scritta, che ti fa credere prima che sotto i ferri ci sia Groucho, poi Bloch… fino a quando entra in scena lei, il grande amore perfetto e definitivo di Dylan, ma anche la sua occasione persa… ovvero la ragazza vista nello Speciale n. 11 Il treno dei dannati (che non viene però espressamente richiamato). E’ qui che Barbato entra più esplicitamente nel personale, palesando la sua insofferenza verso la “donna di turno”, dopo aver già prima espresso la sua difficoltà nel comprendere e gestire Groucho (una difficoltà che hanno avuto un po’ tutti gli autori, Sclavi escluso) e il suo “debole” per Bloch. Passando ai disegni, per me Piccatto offre qui una delle sue prove più riuscite in assoluto, sicuramente la migliore tra quelle realizzate post primi 100. L’artista piemontese si dimostra capace di “cambiare pelle” ed adattare il suo stile alle esigenze dei diversi tipi di flashback che compongono l’albo come un mosaico, prendendosi alcune licenze nei confronti della “gabbia bonelliana” (stupenda pag. 95, con la composizione “fotografica” delle vignette in stile vecchie cartoline). Perfetto il lavoro sulle espressioni dei personaggi, fondamentale in una storia come questa che gioca molte delle sue carte sul piano emozionale. Solo la copertina non rende pieno omaggio a questo capolavoro che però non mi sento di consigliare a tutti, soprattutto a chi cerca avventure più "tradizionali" dell'indagatore dell'incubo.

Curiosità: (1)Sulla ristampa uscita nel 2008 è stato pubblicato un finale alternativo della storia, più ermetico, quello originariamente concepito da Paola Barbato (cambiano solo le didascalie dell’ultima pagina). La ristampa è ormai esaurita sul sito della Bonelli, il n. 228 è disponibile per la vendita solo in versione “Collezione Book”, ma ignoro quale dei due finali vi sia stato pubblicato.  (2) Le didascalie delle prime due tavole, fino a “ …questi suoni: nonostante la nebbia” sono una citazione-omaggio all’incipit del romanzo Misery di Stephen King. Una citazione che potrebbe costituire un’ulteriore chiave di lettura dell'albo, una delle tante: l"autore" (Sclavi?) che vuole abbandonare la creazione che l'ha reso celebre? (3)A proposito di Sclavi, nell’Horror Club (inedito) veniva annunciato che il Tiz era al lavoro su una nuova sceneggiatura di Dylan Dog.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Di fronte a uno spettacolo meraviglioso pensiamo che questo lascerà un segno indelebile nella nostra anima… ma già al secondo sguardo riusciamo a cogliere solo metà della sua bellezza”.

VOTO: 10

Soggetto: Barbato (23)

Sceneggiatura: Barbato (22)

Disegni: Piccatto (42)

Uscita: settembre 2005


5 commenti:

  1. Complimenti per la bella analisi: non sapevo (o non ricordavo) del finale alternativo sulla ristampa.

    Per me la paziente è Paola e l'albo sarebbe stato davvero un capolavoro qualora fosse stato davvero l'ultimo scritto da Paola. Il fatto che dopo nemmeno un mese sia uscito lo speciale "La peste" gli toglie un po' di forza. Avrebbero dovuto congelare l'albo sino a quando Paola non avesse deciso davvero di lasciare "Dyd" 🙂 !

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    1. Grazie! Per me è palese che l'abbiamo scritto pensando a se stessa. Però si presta ugualmente a più interpretazioni.

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    2. Io ho scritto tre volte "davvero": e pensare che prima di inviare il messaggio lo rileggo sempre! Purtroppo, non si possono modificare i messaggi una volta pubblicati 🙂 !

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    3. Sì neanche io posso pur essendo amministratore! Assurdo.

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