giovedì 6 novembre 2025

Dylan Dog #221 - Il tocco del diavolo

 

Un sinistro personaggio si aggira per Londra plagiando persone infelici e spingendole a commettere i più atroci delitti. Scotland Yard dà la caccia a quest'uomo che si comporta come un diavolo incarnato. Ma i poliziotti ignorano che si tratta realmente di un demone scacciato dall'Inferno. Si chiama Ash e il compito di Dylan Dog è esiliarlo in un luogo in cui non possa fare del male a nessuno!

Storia che non ho mai particolarmente amato questa. Passi per le accuse di ipocrisia sentimentale (Recchioni ci farà addirittura un albo sopra, Il cuore degli uomini) sbattutegli in faccia nel vicolo della discoteca, ma le durissime parole di Dust rivolte a Dylan bloccato nel pentacolo le ho sempre percepite come indigeribili per un dylaniato della prima ora come me. In questo processo di umanizzazione portato avanti da Paola Barbato, che pare quasi divertirsi a sbattere in faccia al personaggio i suoi difetti, da lettore non mi ci sono mai ritrovato, se non quando è stato condotto in modo meno esplicito o traslato su un piano ipotetico (La scelta) o metafumettistico (Oltre quella porta). Indubbiamente è però una storia scritta benissimo, trascinante nel suo ritmo, oggettivamente tra le migliori del centinaio 201-300. Lo spunto non è neanche originalissimo per la serie, di angeli caduti e demoni rigettati ne avevamo già visti, anzi era un periodo, quello, in cui la demonologia con tutti i suoi rituali e formule esoteriche in Dylan Dog, tra Ruju e De Nardo, andava fortissimo. E’ proprio la sceneggiatura ad avere una o due marce in più, pur mettendo Dylan in mezzo a due dei personaggi più antipatici apparsi nella serie: il tamarro Dust (che Bloch descrive impropriamente vestito come un “debosciato”) e lo sfuggente Ash. Fondamentale si rileva l’apporto grafico di Fabio Celoni che riesce a far precipitare le tavole in una sorta di dimensione sulfurea, compiendo al contempo un lavoro enorme sull’espressività dei personaggi e facendo risaltare sofferenza e drammaticità. Unico neo, la fisionomia dei personaggi è a tratti altalenante: ad esempio Leslie in alcune vignette sembra una cozza, in altre bellissima. Tra l’altro la prima volta che appare, Dust accenna a lei come una morettina seminuda che balla da sola in discoteca ma in realtà la vediamo indossare giacca e gonna che arriva sotto il ginocchio. Stano, invece, non riesce a ricreare la stessa intensità dei disegni di Celoni nella sequenza del pentacolo riproposta in copertina.

Parecchi anni dopo l’albo avrà un seguito, sempre a firma Barbato-Celoni: il n. 421 La variabile, che vede il ritorno degli stessi personaggi.

Curiosità: (1) A pag. 57 i giornali celebrano Dust(in Pierce) per aver risolto il caso?? Ma esattamente cosa avrebbe raccontato.. di aver intrappolato un demone all’interno di un pentacolo?? Questo rimane un mistero non svelato e un piccolo punto debole della sceneggiatura. (2) Cameo del “simpaticissimo” Peter Giltslack di Sciarada. (3)Nell’Horror Club (inedito)Dylan ancora una volta testimonial di una campagna, stavolta culturale, rivolta a sensibilizzare il pubblico europeo (ed italiano in particolare) alla lettura.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “So di cosa hai bisogno…”

VOTO: 8

Soggetto: Barbato (22)

Sceneggiatura: Barbato (21)

Disegni: Celoni (3)

Uscita: febbraio 2005


1 commento:

  1. Non mi è piaciuta: troppo pesante. Le storie di Paola sono sempre cupe: talvolta è una cupezza che funziona, altre volte la cupezza diventa terribilmente pesante e insostenibile. E poi non mi piace quando Dylan è così antipatico.

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