Un sinistro personaggio si aggira per Londra plagiando persone infelici e spingendole a commettere i più atroci delitti. Scotland Yard dà la caccia a quest'uomo che si comporta come un diavolo incarnato. Ma i poliziotti ignorano che si tratta realmente di un demone scacciato dall'Inferno. Si chiama Ash e il compito di Dylan Dog è esiliarlo in un luogo in cui non possa fare del male a nessuno!
Storia che non ho mai particolarmente
amato questa. Passi per le accuse di ipocrisia sentimentale (Recchioni ci farà
addirittura un albo sopra, Il cuore degli uomini) sbattutegli in faccia
nel vicolo della discoteca, ma le durissime parole di Dust rivolte a Dylan
bloccato nel pentacolo le ho sempre percepite come indigeribili per un
dylaniato della prima ora come me. In questo processo di umanizzazione portato
avanti da Paola Barbato, che pare quasi divertirsi a sbattere in faccia al
personaggio i suoi difetti, da lettore non mi ci sono mai ritrovato, se non
quando è stato condotto in modo meno esplicito o traslato su un piano ipotetico
(La scelta) o metafumettistico (Oltre quella porta). Indubbiamente
è però una storia scritta benissimo, trascinante nel suo ritmo, oggettivamente tra
le migliori del centinaio 201-300. Lo spunto non è neanche originalissimo per
la serie, di angeli caduti e demoni rigettati ne avevamo già visti, anzi era un
periodo, quello, in cui la demonologia con tutti i suoi rituali e formule esoteriche
in Dylan Dog, tra Ruju e De Nardo, andava fortissimo. E’ proprio la
sceneggiatura ad avere una o due marce in più, pur mettendo Dylan in mezzo a
due dei personaggi più antipatici apparsi nella serie: il tamarro Dust (che Bloch
descrive impropriamente vestito come un “debosciato”) e lo sfuggente Ash. Fondamentale
si rileva l’apporto grafico di Fabio Celoni che riesce a far precipitare le
tavole in una sorta di dimensione sulfurea, compiendo al contempo un lavoro enorme
sull’espressività dei personaggi e facendo risaltare sofferenza e drammaticità.
Unico neo, la fisionomia dei personaggi è a tratti altalenante: ad esempio
Leslie in alcune vignette sembra una cozza, in altre bellissima. Tra l’altro la
prima volta che appare, Dust accenna a lei come una morettina seminuda che
balla da sola in discoteca ma in realtà la vediamo indossare giacca e gonna che
arriva sotto il ginocchio. Stano, invece, non riesce a ricreare la stessa intensità
dei disegni di Celoni nella sequenza del pentacolo riproposta in copertina.
Parecchi anni dopo l’albo avrà un
seguito, sempre a firma Barbato-Celoni: il n. 421 La variabile, che vede
il ritorno degli stessi personaggi.
Curiosità: (1) A pag. 57 i
giornali celebrano Dust(in Pierce) per aver risolto il caso?? Ma esattamente
cosa avrebbe raccontato.. di aver intrappolato un demone all’interno di un pentacolo??
Questo rimane un mistero non svelato e un piccolo punto debole della sceneggiatura.
(2) Cameo del “simpaticissimo” Peter Giltslack di Sciarada. (3)Nell’Horror
Club (inedito)Dylan ancora una volta testimonial di una campagna, stavolta
culturale, rivolta a sensibilizzare il pubblico europeo (ed italiano in particolare)
alla lettura.
BODYCOUNT: 1
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “So di cosa hai bisogno…”
VOTO: 8
Soggetto: Barbato (22)
Sceneggiatura: Barbato (21)
Disegni: Celoni (3)
Uscita: febbraio 2005

Non mi è piaciuta: troppo pesante. Le storie di Paola sono sempre cupe: talvolta è una cupezza che funziona, altre volte la cupezza diventa terribilmente pesante e insostenibile. E poi non mi piace quando Dylan è così antipatico.
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