giovedì 11 settembre 2025

Dylan Dog #205 - Il compagno di scuola

 

Difficile per il giovane John Stanford inserirsi tra i suoi nuovi compagni di scuola, nell'esclusivo Stratford College. Soltanto uno studente gli tende la mano, Boris Warshavsky, e sarà l'inizio di un incubo lungo tutta la vita, un incubo contro il quale lo stesso Dylan Dog sembra non poter far molto!

Con quest’albo Claudio Chiaverotti si apprestava a salutare Dylan Dog per lungo tempo. Ci sarebbero voluti sei anni per rileggere una sua storia dylaniata (Il buio nell’anima, pubblicata sul terzo Color Fest) e addirittura 17 per rivederlo sulla serie regolare (con il n. 409, Ritorno al buio). Saluto che lascia con l’amaro in bocca perché Il compagno di scuola non è purtroppo a livello dei migliori lavori del maestro con gli occhiali da sole. La storia però, almeno inizialmente, parte bene. il buon Claudio qualche chicca delle sue ce la regala: nel "coreografare" gli omicidi se la cava sempre e ci sono alcune inquietanti sequenze oniriche (l’incubo nell’incubo alle pagg. 18-19, John arso dalle fiamme alle pagg. 47-48). Di contro troviamo un Dylan insolitamente spento coadiuvato da un Groucho in pessima forma a livello di battute; mai visto il duo così scialbo in un albo del Chiave. Si salva almeno Jenkins come portatore sano di umorismo. Se Boris Warshavsky è senza dubbio un personaggio carismatico, lo stesso non si può dire per il vessato John con cui non si riesce mai ad empatizzare e il cui atteggiamento fa intuire troppo presto come stanno realmente le cose. La trama gialla d’altronde è costruita su un’impalcatura a dir poco traballante e davvero non si può credere che qualcuno venga condannato all’ergastolo senza prove, soltanto per una spilla ritrovata sulla scena del delitto. Ma è il finale a sferrare il colpo di grazia al lettore. La scena in cui John crede di aver ereditato dei poteri da "Ancient Tortures" è semplicemente assurda, così come inverosimile è Il preside che muore dopo anni e anni consumato dai rimorsi per la vicenda del gatto. Perdonabile nella sua divertita modalità trash-horror la scena del tizio che si accorge solo dopo un botto di tempo di essere stato accoltellato a morte. Di tutto rispetto invece il comparto disegni che ho rivalutato alla grande in quest’ultima rilettura. Il tratto vintage di Rinaldi, nettamente più “sporco” e grezzo rispetto a quello del suo esordio con La fata del male, è perfetto per l’atmosfera della storia. Il suo Boris poi è reso, quando serve, particolarmente minaccioso e sinistro. Quello raffigurato da Stano in copertina sembra invece un indemoniato.

Curiosità: (1) Rinaldi torna qui sulla serie regolare a dieci anni di distanza da Feste di sangue. (2) A pag. 39 Dylan ricorda un suo amico italiano su cui hanno fatto un film. Il riferimento è ovviamente a Dellamorte Dellamore, apparso sulla serie nello Speciale n. 3 Orrore Nero e nella storia fuoriserie Stelle Cadenti. (3) Alle pagg. 87-88 sono citati un po’ di classici cinematografici dell’orrore, presenti nella videoteca di John Stanton: Fog, La Cosa, Il buio si avvicina, la saga di Nightmare e quella di Venerdì 13.

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: Sì (1, Gale)

CITAZIONE: “Questa notte verrò a trovarti, John! Il tuo incubo non finirà mai!”

VOTO: 5

Soggetto: Chiaverotti (54)

Sceneggiatura: Chiaverotti (55)

Disegni: Rinaldi (6)


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