mercoledì 3 settembre 2025

Dylan Dog #202 - Il settimo girone

 

Molti di noi, almeno una volta nella vita, hanno sperimentato l'orrenda sensazione di non esistere agli occhi degli altri, come se fossimo diventati improvvisamente invisibili e intangibili. Ebbene, Dylan Dog e altri quattro casuali compagni di avventura si trovano a condividere l'orrenda esperienza di essere vivi in un mondo che muore lentamente, imprigionati in una zona della città dove la gente ripete ossessivamente le stesse azioni senza fermarsi mai. Forse Dylan, senza volerlo, ha attraversato un varco dimensionale? O forse sta soltanto scortando quattro anime dannate verso il girone più terribile dell'Inferno, il settimo, quello riservato agli assassini?

Paola Barbato aveva già realizzato un soggetto su Dylan imprigionato in realtà alternative e circolari per il n. 163 della serie regolare, Il mondo perfetto, albo che però la sceneggiatura minimalista ad opera di Sclavi rendeva molto diverso e più accessibile di questo n. 202. Qui al contrario abbiamo un accumulo di informazioni, alcuni delle quali tentano di depistare il lettore: dal serpente Samael (rinvenuto sul libro di un chiromante!!), all’uroboro, al settimo cerchio infernale dantesco degli assassini (che regala impropriamente il titolo all'albo) fino ad arrivare alla mitologia greca con le Tre Parche.  C’è anche l’immancabile Stephen King tra le fonti di ispirazione della storia, come ci viene rivelato nell’Horror Club (inedito), da individuarsi nel racconto I langolieri, contenuto nell’antologia Quattro Dopo Mezzanotte (Four past midnight, 1990). Il mood serio-tragico dell’albo viene rimesso in discussione dal finale che rivela la sua natura di divertissement e propone qualcosa di nuovo rispetto al solito inferno burocratico governato dal direttore “duefacce” che altri autori hanno tirato fuori come deus ex machina quando non sapevano più dove arrampicarsi. Il difetto arriva invece dove non te lo aspetteresti da Barbato, ovvero nella caratterizzazione dei personaggi, che rimangono bidimensionali, quasi più a rappresentare una categoria che a reclamare la propria individualità di comprimari. Se non altro il ragazzino razzista rappresenta una sorta di inedito nella serie. Roi ai disegni era ancora un bel vedere, ma il suo tratto qui risulta standardizzato, privo dei picchi del passato: basti vedere l'evocativa immagine grande a pag. 68 o la doppia tavola onirica alle pagg. 44-45. Fossero state ai tempi di Mefistofele o anche, senza tornare troppo indietro, de La morte rossa sono sicuro che sarebbero stare realizzate in maniera diversa, molto più curata, con potenzialità da capolavoro su carta. Però le Parche sono rappresentate in modo davvero inquietante (vedasi in particolare ultima vignetta di pag. 97). Copertina pittorica di Stano fuorviante come il titolo, ma molto bella, ispirato a I dannati, uno degli affreschi realizzati da Luca Signorelli nella cappella di San Brizio nel duomo di Orvieto.

Malgrado un certo fastidioso moralismo di fondo la ritengo una storia pienamente riuscita, ma su temi affini preferisco di gran lunga la libertà chiaverottiana di albi come Laclessidra di pietra o Il Confine.

Curiosità: Riporto da Wikipedia, quindi con tutte le attenuanti del caso, che Samael o Samaele (in ebraico סמאל‎; veleno di Dio) secondo la religione cristiana è un arcangelo; nella tradizione Talmudica e post-Talmudica, ha il ruolo di accusatore, seduttore e distruttore, spesso associato all'angelo della morte (Azrael). Per quanto riguarda la sua forma di serpente, su diversi siti si legge che secondo alcuni studiosi fu proprio Samael a tentare Eva.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Quattro angeli della morte come compagni di viaggio… per il barcaiolo che li ha traghettati in questo inferno”

VOTO: 7,5

Soggetto: Barbato (16)

Sceneggiatura: Barbato (15)

Disegni: Roi (39)

1 commento:

  1. La seconda storia della serie mensile in cui non compare Groucho! Non la amo molto: citazioni sulla “Divina commedia” riportate in maniera approssimativa (per esempio, il settimo cerchio non è quello degli assassini, ma quello dei violenti in generale, di cui fanno parte anche altre categorie), personaggi mal caratterizzati (il ragazzino razzista appare persino innaturale nella sua esageratezza) e dialoghi piuttosto scialbi.

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