In uno straordinario albo
tutto a colori, Dylan intraprende un'indagine che lo porta lungo il sentiero
nebbioso della memoria. Eva Collins ha “vissuto
la sua morte”. La ragazza rammenta
perfettamente ogni particolare del momento in cui la mano di un killer senza
volto si è accanita con violenza su di lei. Il fatto è reso ancora più strano
dalla malattia di cui è affetta la
ragazza: nella sua mente, infatti, non rimane traccia dei ricordi recenti, che
vengono rimossi inspiegabilmente dopo poche ore. Eva affida a Dylan Dog un
incarico paradossale: trovare chi l'ha uccisa. Per riuscirci, l'Indagatore
dell'Incubo deve illuminare le numerose zone d'ombra del passato della sua
nuova, inquietante cliente...
Storia da ricordare solo per il
colore "fuori stagione", che non riesce a valorizzare i disegni di
Freghieri (o viceversa). Come mi è capitato di osservare più volte, Ruju ha per
le mani un soggetto dalle interessanti potenzialità che finiscono con il
disperdersi in fase di sceneggiatura. Peccato perché lo spunto iniziale è
ispirato a quel capolavoro cinematografico che è Memento, ma si va
presto purtroppo a parare da tutt'altra parte; una storia costruita "a
ritroso", come il film di Christopher Nolan, sarebbe stata molto più affascinante.
Tra l'altro la perdita della memoria breve è espediente utilizzato poco e male
nell'albo: Eva quando si risveglia si ricorda quasi sempre di Dylan (!) e si
ricorda di tutti gli omicidi (!!) pur non consultando i suoi block notes. Il finale
poi è addirittura contraddittorio… I pazienti del Dottor Manson, Eva compresa
come lei stessa dichiara a inizio albo, hanno tutti problemi di amnesia “recente”
ma ricordano perfettamente il loro passato. Invece all’assassino (e non solo a
lui) avrebbero cancellato anche la memoria passata. Mah… In compenso Dylan
riesce a riconoscere un vicolo (tra le migliaia che ci saranno a Londra) solo
sulla base di una descrizione a voce della cliente del mese. Intrighi
politico-militari, personaggi stereotipati, un tocco del tutto inutile di
paranormale e uno sviluppo prevedibile appongono il bollo di
"mediocre" su questa storia che si rivela un gialletto come tanti,
malgrado le positive premesse iniziali. Sergio Bonelli, dalle pagine dell’Horror
Club (inedito), informava i lettori che la scelta della colorazione non legata
ad un albo “celebrativo” era un suo capriccio, già deciso prima dell’aumento di
prezzo delle pubblicazioni bonelliane (che proprio in quel mese aumentavano di
10 centesimi). Comunque sia, uno spreco averla utilizzata considerata la
qualità della storia e la resa del colore che nulla aggiunge (se mai toglie) ai
disegni di Freghieri che almeno riesce ad arricchire la sua galleria di modelle
con la bellissima Eva, tra le ragazze dylaniate più affascinanti che siano
uscite dalle sue matite. Intenso il primo piano di Dylan nella copertina di
Stano che, con l’effetto delle gocce sul vetro e il killer in ombra sullo
sfondo, rimane la cosa migliore di quest’albo. Con quel logo colorato e il
titolo mi sarei aspettato una storia sul passato dell’indagatore dell’incubo.
Invece…
Curiosità: Nell’Horror Club
(inedito) veniva annunciata l’uscita della miniserie bonelliana Brad Barron che
vedeva coinvolti autori dylandoghiani come Tito Faraci (autore di tutti i
testi), Fabio Celoni (copertinista) e Bruno Brindisi (disegnatore del primo
numero).
BODYCOUNT: (11)
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Fra poco forse non
ricorderò di essere stata qui, né di averti conosciuto”.
VOTO: 5
Soggetto: Ruju (60)
Sceneggiatura: Ruju (60)
Disegni: Freghieri (41)
Uscita: Maggio 2005

A me non è dispiaciuta, anzi, ho apprezzato il finale malinconico, però, in effetti, per un albo a colori avrebbero potuto scegliere una storia più importante!
RispondiEliminaNon hai commentato l'albo precedente. Devo dedurre che sei d'accordo con me?
EliminaSì, sono d'accordo! Poi provo a impormi di non commentarli tutti, per non diventare molesto, solo che poi non resisto e commento lo stesso 😆.
EliminaIo sono contento se commenti eh!
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