Benvenuti a Necropolis. Ma
esisterà davvero? Per molti si tratta dell'ennesima leggenda metropolitana,
altri dicono che sia un inferno in Terra, un luogo segreto per esperimenti
misteriosi o un centro di tortura gestito dallo Stato. Nessuno può dirlo,
perché nessuno ritorna da Necropolis. Anzi no, non è proprio così... Uno c'è
che può raccontare come stanno davvero le cose a Necropolis: si chiama Dylan
Dog. Ma ci sarà un altro disposto a credergli?
Nel 2004, suo anno di grazia
assoluta, Paola Barbato sfornò uno dei migliori Speciali non sclaviani, il Gigante
a storia unica più bello (più o meno a parimerito con I peccatori di Hellborn)
e questo n. 212, un albo che inserisco nella mia ideale top ten del secondo
decennio dylaniato. Paola punta altissimo con questa storia, che travalica il
piano meramente horror degli ambienti claustrofobici e dell'esplosione di
violenza finale, per andare a toccare prima il tema dei diritti umani (per poi
rimescolare tutto) e poi lanciarsi in riflessioni sociali. Non a caso il
modello apertamente dichiarato qui è Orwell, anche se io ci ho intravisto qualche
similitudine, con Un'arancia a orologeria (o meccanica, se preferite),
il romanzo di Anthony Burgess il cui titolo originale è appunto A Clockwork
Orange. I film Cube-Il cubo (Vincenzo Natali, 1997) e The Experiment-Cercasi
cavie umane (2001, Oliver Hirschbiegel) hanno affrontato tematiche affini ma non colgo
riferimenti diretti nella sceneggiatura di Barbato. Grande punto di forza dell'albo
è quello di prestarsi a più strati di lettura, tanto da appagare sia il lettore
alla ricerca di materiale “impegnato”, sia il lettore che preferisce il
semplice intrattenimento. Ritroviamo finalmente un Dylan protagonista assoluto,
precipitato in quella che, drammi familiari/sentimentali a parte, è
l'esperienza più traumatica della propria carriera. Storia che avrebbe meritato
anche qualche pagina in più, magari la collocazione su uno Speciale. Ai disegni
Freghieri è chiamato a una prova molto impegnativa, essendo costretto ad
imporre il suo tratto, che solitamente meglio risalta in location notturne, in ambienti asettici e tavole praticamente
bianche e immerse nella luce per gran parte dell'albo. Compito perfettamente
riuscito, al netto di una manciata di vignette “tirate via”, con la ciliegina
sulla torta dell'ultima tavola, davvero stupenda. Notevole anche la splash page
con l’incubo di Dylan (pag. 32). Il “total white” di Necropolis è ben riprodotto
anche da Stano in copertina, in cui l’espressione turbata di Dylan contrasta
con gli altri detenuti senza volto, quasi a voler affermare la sua identità
come il nostro cerca disperatamente di fare nel corso della storia.
Nell’Horror Post (inedito) ci
viene rivelato che Sclavi “dopo averla letta ha detto che è così bella che
gli dispiace di non averla scritta lui”. E non posso che avallare il
pensiero del Tiz.
Curiosità: (1) Necropolis
è stata oggetto di un nuovo sceneggiato radiofonico realizzato da Rai Radio2, in
4 puntate di cui la prima trasmessa praticamente in contemporanea con l’uscita
dell’albo in edicola. E’ ancora possibile ascoltarlo qui (è necessario registrarsi
su Rai PlaySound). Già un paio d’anni prima, come avevamo avuto modo di ricordare,
alcuni albi di Dylan Dog erano diventati sceneggiati radiofonici realizzati
dalla stessa emittente a cura di Armando Traverso. (2) Cameo di Wells, di
Groucho invece nessuna traccia. (3) Dylan che fa sesso in un albo scritto da
Paola Barbato! Precedentemente era successo solo un’altra volta in Qualcunonell’ombra. (4) Il detenuto n. 33 si chiama Harry Dufresne, un chiaro omaggio
a Andy Dufresne, il protagonista del film Le ali della libertà (tratto dal
racconto di Stephen King, Rita Haywort e la redenzione di Shawshank,
contenuto nell’antologia Stagioni Diverse)
BODYCOUNT: Almeno 3
TIMBRATURA: Sì (1, Celine)
CITAZIONE: “La cittadella dei
sanguinari, il bunker delle belve umane… un inferno in terra che nessuno
naturalmente sapeva dove fosse”.
VOTO: 9
Soggetto: Barbato (19)
Sceneggiatura: Barbato (18)
Disegni: Freghieri (39)

Concordo su ogni singola parola: anch'io, nel mio archivio, ho scritto che la storia avrebbe meritato la paginazione di uno speciale!
RispondiEliminaQuando andiamo totalmente d'accordo mi preoccupo!
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