giovedì 13 marzo 2025

Almanacco della Paura 2003 - Il dittatore

 

Nessuno insidia il potere del dittatore Galvez, il padrone assoluto di Estrella Verde, tranne un gruppuscolo di "revolucionarios" male armati; e saranno proprio loro a colpire con un razzo l'auto presidenziale. Pilar la "bruja", la strega amante del Presidente, può quello che i più rinomati chirurghi del St. Martin, la prestigiosa clinica londinese dov'è ricoverato Galvez, non hanno saputo fare e lo riconduce indietro dal nero sentiero della morte. Ma tutto ha un prezzo, in questo come nell'altro mondo, e il redivivo Presidente è costretto, per rimettersi pienamente in forze, a sottoporsi a un rigoroso regime alimentare. Così, quando sparisce una bella infermiera della clinica, tanto cara a lord H. G. Wells, anch'egli ospite del St. Martin, per essere ritrovata poi sulle sponde del Tamigi orribilmente sbranata, Dylan Dog comincia a indagare…

Storia da ricordare soprattutto per i disegni della “guest star” Domingo Mandrafina. Presentato in pompa magna sia nell’Horror Club del n. 199, sia sulle pagg. 31-32 dell’Almanacco, “Cacho”, argentino nativo di Buenos Aires vantava già una carriera ultratrentennale godendo di fama internazionale, prima di approdare alla corte dell’indagatore dell’incubo per cui disegnerà successivamente un’altra storia (Uno sconosciuto sulla strada, il n. 276 della serie regolare). In Italia molti suoi lavori erano già ben noti per essere state pubblicati sui settimanali “Lanciostory” e “Skorpio” di Eura Editoriale collaborando con grandi sceneggiatori tra cui il “quasi” connazionale Robin Wood, anch’egli all’opera su Dylan Dog in quegli anni. Il tratto peculiare di Mandrafina, così distante da quelli cui i lettori dylaniati erano abituati, si adatta perfettamente alla sceneggiatura concepita da Ruju che orchestra un doppio attentato, uno in patria e uno a Londra, al dittatore di un fantasioso stato caraibico. Si tratta di una trama aliena dai classici schemi dylaniati, il che potrebbe essere anche un bene da una parte, ma Dylan, come successo in altre storie di Ruju, risulta avere un ruolo assolutamente marginale negli intrighi politici in cui suo malgrado resta coinvolto. Eliminando le sequenze in cui appare, la trama starebbe in piedi lo stesso. Peccato, perché i personaggi sono ben caratterizzati, in particolare la “Bruja”, bella, terrorizzante e magnetica (con e senza veli) e il dittatore-zombie (che mi ricorda qualcuno o qualcosa che non riesco a mettere a fuoco) i cui appetiti conferiscono quel tocco di horror che altrimenti sarebbe stato del tutto assente. Ritorna Lord Wells, che sfoggia pure il suo bad detector, in un ruolo un po’ più corposo rispetto alle comparsate immediatamente precedenti. Non convince per niente il confronto finale alla conferenza stampa con Amanda che si fida fin troppo facilmente di uno sconosciuto (Dylan) e poi dimentica pure l’esplosivo come io inevitabilmente scordo le chiavi dell’auto a casa. L’interpretazione del volto di Dylan data da Mandrafina è davvero particolare, ma ci si fa presto l’abitudine. Bloch è fin troppo magro, Groucho quasi assente, Wells invece è sempre lui, perfetto. Stupendi alcuni particolari, come il riflesso degli occhi di Roman sulla lama del bisturi nell’ultima vignetta di pag. 112 (o 80° tavola). Bruttina la copertina di Stano; il maestro ha realizzato in passato degli zombi decisamente migliori di quelli ectoplasmatici che qui attorniano Dylan.

Nel complesso accettabile, ma il soggetto sarebbe stato più appropriato per qualche altro fumetto.

Dei dossier dell’Almanacco ormai sempre più striminziti e poco utili quelli dedicati a film e libri usciti nell’anno. Argomenti interessanti per gli altri, invece: “Lo zoo del terrore” dedicato alle bestie di celluloide, “Texas e morte!” dedicato al mio amatissimo Lansdale (che nel frattempo ha scritto altri millemila romanzi), “Casa, folle casa!” sulla cinematografia di Sam Raimi e “Nella tana del diavolo”, incentrato sulle illustrazioni dell’Inferno.

BODYCOUNT: 10

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ci siamo ammalati anche se rifiutiamo di ammetterlo. Siamo malati di indifferenza!”.

VOTO: 6

Soggetto: Ruju (49)

Sceneggiatura: Ruju (49)

Disegni: Mandrafina (1)


mercoledì 12 marzo 2025

Dylan Dog #198-199 - La legge della giunga / Homo Homini Lupus

 


Non avete personalità? Vi sentite degli zero al cubo? In tram vi pestano i piedi senza chiedervi scusa? È il momento di dire basta, di ribellarsi, di afferrare le redini della propria esistenza! Il professor Emerick Boyle ha scoperto un rimedio in grado di trasformare un Signor Nessuno in un Mister Qualcuno: con la Disempatia, chiunque può liberare la propria aggressività e Emerick Boyle sa trovare la chiave giusta. Ma c'è un piccolo problema: alcuni seguaci della Disempatia hanno forse tirato fuori troppa grinta, perciò, all'Indagatore dell'Incubo non rimane che frequentare il corso di Boyle per scoprire che cosa può accadere quando un uomo decide di seguire la Legge della Giungla....

All'uscita incomprensibilmente la snobbai, un po' perché ero già in febbrile attesa del #200, un po' perché in maniera del tutto frettolosa e superficiale bollai la storia esotica di Mazua come troppo simile a quella di Ananga: anche in quel caso c'era in ballo un'antica divinità amazzonica (ma qui nessuna menzione a Jerry Drake detto “Mister No”) e anche lì c'era una ragazza sospettata di essere responsabile di omicidio. Ma le storie prendono strade diverse: a Medda (forse vagamente ispirato da Fight Club di Fincher) interessa più concentrarsi sui progressivi cambiamenti comportamentali di Dylan che rappresentano il vero punto di forza di questa doppia. Le improvvise esplosioni di violenza del nostro e il suo mutato atteggiamento nei confronti di Groucho funzionano talmente bene da rendere quasi un corollario il resto (comunque ottimamente sceneggiato). Dylan si ferma ad un soffio da un tentato stupro e rischia di investire volontariamente una donna con il maggiolone in due sequenze consecutive emotivamente molto forti e angoscianti. Il nostro riuscirà a venirne fuori grazie alla sua forza di volontà e all’empatia che l’ha sempre contraddistinto durante uno scontro a mani nude la cui drammaticità è smorzata dalla citazione di un celebre sketch di Totò (è lui il comico italiano che parla di “Pasquale” cui si riferisce Groucho). La distribuzione della storia in due albi è forse un po’ disarmonica: il n. 199 ospita un lungo flashback ma anche tutti i colpi di scena e i momenti più tesi mentre il n. 198 ha più una funzione preparatoria. Se la si legge tutta d’un fiato non vi sono però particolari problemi. Un tocco sclaviano è dato dalla presenza dell’ennesimo impiegato vessato (notevole la sequenza di “rimpicciolimento” di pag. 11) che reagirà a colpi di coltello. Unica nota stonata è il finale che appare un po' forzato e quasi ironico nel suo scopo punitivo nei confronti dell’antipatico guru, tanto da risultare quasi avulso dall'atmosfera tesa delle precedenti centinaia di pagine. Freghieri è sempre di fretta ma Medda lo mette in condizione di performare comunque, ricorrendo spesso alla tecnica della scansione della scena in tre vignette consecutive e chiamandolo a disegnare primi piani. Non memorabile la sua prova, ma nemmeno scadente. Delle due copertine di Stano preferisco come concept quello del n. 198 e come esecuzione quella del n. 199.

Curiosità: (1) A pag. 28 del n. 198 Dylan legge Io Uccido di Giorgio Faletti, anche se la versione inglese (intitolata appunto I kill come sul libro letto dal nostro) uscirà solo nel 2008. (2)Il titolo del 2° capitoletto interno del n. 198, Il ruggito del coniglio, è lo stesso di una celebre trasmissione radiofonica condotta da Antonello Dose e Marco Presta in onda su Radio Due dal 1995 ad oggi. Omaggio di Medda o semplice coincidenza? (3)A pag. 79 del n. 198, la canzone accennata dal malcapitato artista di strada a cui Dylan rompe la chitarra è “Mrs. Robinson” di Simon & Garfunkel. (4) A pag. 84 del n. 198 ritorna la giornalista Eleanor Riggs “timbrata” da Dylan nel n. 154 Il battito del tempo. Anche in quest’occasione la sua sarà poco più che una comparsata. (5) A pag. 36 del n. 199 compare una locandina in lingua spagnola di Il Presagio (The Omen, 1976) di Richard Donner. Anche in questo caso il titolo “El presagio” è una libera traduzione di Medda dal momento che in Brasile (ove il flashback dovrebbe essere ambientato) il film fu distribuito con il titolo “A Profecia”. (6) L’espressione latina “Homo Homini Lupus” (letteralmente “l’uomo è un lupo per l’uomo”) utilizzata come titolo del n. 199 è da attribuirsi al commediografo Plauto.

BODYCOUNT: 15

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Come esiste l’odio, esiste anche l’amore… come esiste la violenza, esiste la pietà…”

VOTO: 7,5

Soggetto: Medda (9-10)

Sceneggiatura: Medda (9-10)

Disegni: Freghieri (36-37)



martedì 11 marzo 2025

Dylan Dog #197 - I quattro elementi

 

Niente di meglio che un bel gioco di società per passare una tranquilla serata tra amici. A meno che la variopinta scatola che contiene Il Signore degli Elementi non provenga da uno strano e inquietante negozietto che appare e scompare! I nomi di Safarà e del sulfureo Hamlin vi dicono nulla? A Dylan sì, e se fosse per lui quella scatola non dovrebbe neppure essere aperta. Ma stavolta è il Gioco che detta le regole. E la regola numero uno è che nessun giocatore possa abbandonare la partita!

Albo che segna il mirabolante esordio ai disegni di Fabio Celoni. All’epoca poco più che trentenne il buon Fabio, originario di Sesto San Giovanni (MI), vantava già un curriculum di tutto rispetto: esordio appena uscito dalla Scuola del Fumetto di Milano su “Mostri” delle Edizioni Acme e poi nel 1990 passaggio alla Disney. Nel 1991 viene pubblicata la sua prima storia per Topolino, cui seguiranno diverse storie per varie testate con protagonista Paperino, diventando nel 1996 il copertinista ufficiale di “Paperinik”. Nell’Horror Club (inedito) ci viene rivelato che la collaborazione di Celoni con Dylan Dog inizia per caso con un incontro nel settembre del 2000, alla FNAC di Milano, con l’allora curatore della serie Mauro Marcheselli che lo convince a sottoporre i suoi disegni alla SBE. Diciamoci la verità, se questo albo funziona il merito è proprio di Fabio Celoni, che qui ci delizia con prospettive insolite, disorientanti, impossibili, allunga ombre inquietanti sui volti dei personaggi e sugli scenari di gusto espressionista, scatena tutta la furia degli elementi con tavole pregne di una potenza grafica inaudita. Un peccato che le sue opere dylaniate siano così poche, davvero da mangiarsi le mani. Passando ai testi, è dichiarata in partenza la fonte ispiratrice, ovvero Jumanji (1995, di Joe Johnston) film con Robin Williams che recentemente ha avuto due sequel. Certo si avverte subito un senso di dejà vù dal momento che un gioco in scatola era stato già il focus di un albo uscito solo qualche mese prima, ovvero Il labirinto di Bangor. Forse la redazione poteva far passare più tempo tra i due. De Nardo per gli indovinelli e le filastrocche presenti nella storia si è avvalso, come rivelato nell’editoriale, dell’aiuto dell’amica scrittrice Antonella Ossorio. I versi in rima sono gradevoli, ma gli enigmi sono così complessi e vengono risolti così rapidamente che si perde subito ogni interesse. Poi Dylan, che sì sappiamo essere un ragazzo sveglio (ma non sempre), si dimostra fin troppo svelto di intelletto e dotato di cultura enciclopedica manco fosse il Robert Langdon di Dan Brown. E De Nardo dimostra ancora una volta di non essere ancora entrato, all’epoca, in perfetta sintonia con il personaggio, tanto da fargli dire a pag. 8 che, piuttosto che alla fortuna, preferisce affidarsi all’intuito e al… raziocinio! Detto da uno che risolve l’80% dei casi tra botte di c… e quinto senso e mezzo fa un po’ specie. L’autore inoltre continua con il fantasy, filone su cui insisterà ancora per la mia “gioia” tralasciando l’horror, qui appena accennato con la presenza del demone e lo zampino di Hamlin. Beffardo e carino il finale. Come concept la copertina di Stano mi piace ma trovo i diversi elementi che la compongono (sfondo, Dylan in primo piano e pedine) poco amalgamati tra loro.

Curiosità: Come segnalato dal sempre precisissimo Leprecano nei commenti, questo è il primo albo della serie regolare in cui Groucho non compare, nemmeno in una singola vignetta.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Del gioco oscuro questo è l’inizio. / Lungo è il percorso, lungo è il supplizio. / Quattro le pietre, quattro i poteri/racchiusi in quattro remoti forzieri”.

VOTO: 6,5

Soggetto: De Nardo (7)

Sceneggiatura: De Nardo (7)

Disegni: Celoni (1)


lunedì 10 marzo 2025

Dylan Dog #196 - Chi ha ucciso Babbo Natale?

 

Ai tempi delle spade e delle furiose battaglie corpo a corpo erano considerati quasi degli eroi guerrieri indomiti e feroci che nulla e nessuno avrebbe potuto fermare. Ma ora, nella Norvegia dei nostri tempi, gli individui segnati dalla maledizione dell'orso sono soltanto una vergogna da nascondere. Roald Thornsen è uno di questi sventurati, ospitati in una sorta di ospedale-prigione, nella regione di Helgeland, ma qualcuno decide di mandargli una lettera per Natale. Una lettera dall'Inghilterra, che condurrà il povero guerriero-orsoa incrociare la sua strada con quella di Dylan Dog!

Al cinema non sono mancati gli horror a tema natalizio, con tanto di killer che indossano il vestito del buon Santa Claus come di recente ha fatto il “simpatico” Art in Terrifier 3 di Damien Leone. Lo stesso accade anche in quest’albo, con il gigantesco Roald che se ne va in giro sotto la neve a mietere vittime vestendo i panni di Babbo Natale apparentemente per puro caso, ma le coincidenze in Dylan Dog non sono mai tali. Ruju confezione una storia solida, senza tanti fronzoli, tesa, veloce e asciutta come l’imponente omicida di pochissime parole venuto dalla Norvegia. Si respira a pieni polmoni atmosfera da slasher anni '80, con tanto di trauma familiare dell'assassino legato a un tragico evento del passato e personaggi caratterizzati a livello di poco più di carne da macello, come da tradizione del genere. Ruju rispolvera una filastrocca in stile “primi 100” e attinge ancora dalla mitologia norrena come aveva appena fatto nell’episodio “Il branco” contenuto nello Speciale n. 16. In quell’occasione aveva fatto ricorso alla leggenda degli Ulfhednar, i guerrieri-lupo, mentre stavolta si serve di una figura affine, ma ben più nota, il Berserker che si va così ad aggiungere alla lista dei mostri più o meno classici affrontati in tanti anni dal nostro. Dylan, in trasferta per altri motivi, entra in maniera casuale nella vicenda, ma si mostra subito sul pezzo, ben più della malcapitata polizia locale, modello “Signora in giallo”! Al suo fianco troviamo un Groucho in gran forma. Peccato che gli omicidi rimangano quasi tutti fuori campo, con splatter non pervenuto, che è un po’ come vedere un capitolo di Venerdì 13 tutto tagliato. Il finale ha qualche scricchiolio (Serena innamorata di Vincent???), ma per il resto è apprezzabile e il comportamento di Dylan davanti al “mostro” assolutamente coerente. Nell’Horror Club (inedito) ci viene rivelato che un nostalgico Casertano ha voluto fare un tuffo nel passato riavvicinandosi, come segno, allo stile dei suoi primi albi dylaniati. Il che è in parte vero perché è evidente la marcia indietro rispetto al tratto grottesco adottato in albi di poco precedenti come Il "progetto" o Requiem per un mostro. Ne viene però fuori uno strano ibrido che non mi ha convinto del tutto e anzi ho trovato alcune vignette che non dico “tirate via”, ma indubbiamente meno incisive rispetto al consueto standard di eccellenza del “Giampo”. Bella la copertina a tema di Stano, anche se Dylan sembra avere le orecchie “a sventola”. Stuzzicante il titolo anche se un tantino fuorviante.

BODYCOUNT: 16

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Notte di ghiaccio, notte di neve, viene Natale con passo lieve”.

VOTO: 7

Soggetto: Ruju (48)

Sceneggiatura: Ruju (48)

Disegni: Casertano (26)


sabato 8 marzo 2025

Dyd Awards 2002 - Il meglio dell'annata dylaniata

 

Cari solutori di sciarade,

un'altra annata dylaniata, la sedicesima, è agli archivi. Un' annata da ricordare perché è la prima in cui non vennero pubblicate storie scritte da Tiziano Sclavi. Purtroppo ne sarebbero seguite molte altre. Per fortuna quel 2002 si rivelò essere forse il migliore per Pasquale Ruju che sfornò alcuni dei lavori migliori della sua produzione dylandoghiana. Il consueto apporto qualitativo di Paolo Barbato contribuì a tenere alto il livello della serie, nonostante ciò l'assenza del creatore di Dylan si avvertì subito in maniera pesante. Un buco destinato a divenire enorme.

Ma bando alla nostalgia! Consoliamoci con i freddi numeri delle statistiche dell'annata!

Sceneggiatore più prolifico: Sempre lui! Per il quinto anno consecutivo Pasquale Ruju si conferma lo stacanovista dello staff, con 7 storie. Alle sua spalle completano il podio, nettamente distanziati, Paola Barbato con 3 e Chiaverotti e De Nardo a parimerito con 2.

Disegnatore più prolifico: Tornano in vetta gli inossidabili Montanari&Grassani che grazie al Maxi si garantivano sempre almeno 3 storie l'anno con 282 tavole disegnate all'attivo. Stavolta si deve accontentare del secondo posto Giovanni Freghieri, battuto per sole 12 tavole (270 quelle disegnate da lui nell'anno) a parità di storie (di cui una breve). Completa il podio Maurizio Di Vincenzo che con una sola storia (il Dylandogone!) piazza ben 236 tavole.

Timbrature: Andiamo calando rispetto alle annate precedenti. Solo 6 momenti di passione per il nostro (su 19 storie pubblicate).

Bodycount complessivo: La media si conferma sopra i 100 decessi all'attivo (101 per l'esattezza), oltre ai quali ci sarebbe un numero non quantificabile di altre vittime in vari albi.

***

Indossato smoking, buste alla mano, sono pronto a consegnare i miei premi per quest'ennesima annata dylaniata. Mi piace cambiare a caso il numero delle nomination da un'annata all'altra. Stavolta sono 4 per categoria.

MIGLIOR COPERTINA Nomination (tutte di Stano): Amori perduti, Maxi Dylan Dog n. 5, L'eterna illusione, Dylan Dog Gigante n. 11

..and the winner is: Angelo Stano per L'eterna illusione


Quattro cover tutto diverse quelle che mi hanno colpito di più, ce ne sarebbe potuto stare anche altre (Sciarada, Il prezzo della morte). Premio quella che azzecca meglio l'atmosfera dell'albo cui si accompagna e poi stravedo per la Morte in bicicletta. La copertina di Amori perduti meriterebbe ma è troppo "furbetta" per i miei gusti.

MIGLIORI DISEGNI Nomination: Corrado Roi (Il labirinto di Bangor), Bruno Brindisi (Macchie solari), Nicola Mari (La strega di Brentford), Maurizio Di Vincenzo (Horror Cult Movie)

..and the winner is: Nicola Mari per La strega di Brentford

La categoria su cui ho avuto più dubbi. Roi ci riporta un po' indietro ai primi 100 numeri, Di Vincenzo mi (ci) delizia con ettolitri di china e tanti bei mostri, ma Mari riesce a rendere inquietanti tutte le tavole da lui disegnate.

MIGLIOR STORIA Nomination: Il prezzo della morte, Sciarada, Macchie solari, L'eterna illusione

..and the winner is: Macchie solari (Ruju-Brindisi)

Nessun dubbio in questo caso. La miglior storia di Ruju per Dylan Dog che sembra quasi essere uscita dalla penna di Sclavi! Disegni di Brindisi ottimi. Peccato solo per la copertina.


E questa è la mia personale classifica finale dell'annata 2002:

  1. Macchie solari
  2. Il prezzo della morte
  3. L'eterna illusione
  4. Sciarada
  5. Horror Cult Movie
  6. Il labirinto di Bangor
  7. La strega di Brentford
  8. Amori perduti
  9. Phobia
  10. Il segreto di Mordecai
  11. La voce del Diavolo
  12. I misteri di Venezia
  13. Dov'è finito Dylan Dog?
  14. Le mani assassine
  15. All'ombra del destino
  16. Il cavallo fantasma
  17. Il grande Marinelli
  18. L'uomo nero
  19. Uno strano cliente

domenica 2 marzo 2025

Dylan Dog #195 - Uno strano cliente

 

Ci sono incubi che non appartengono al mondo del soprannaturale, ma non per questo sono meno spaventosi. Come, per esempio, quello che è toccato al piccolo Tommy. Suo padre, un pugile che si è messo nei guai con la malavita che prospera a bordo ring, è sparito e Tommy è disposto a tutto pur di ritrovarlo, persino a sacrificare il suo porcellino salvadanaio per pagare la parcella all'Indagatore di Craven Road. Dylan, pur tra qualche titubanza, accetta, convinto che si tratti di una vicenda di consueto orrore quotidiano.

Proprio uno strano oggetto questo n. 195. E (OCCHIO AL GIGANTESCO SPOILER) non per il cliente particolare che si rivolge a Dylan in una sorta di rilettura al contrario del Sesto Senso (The Sixth Sense, 1999 di M. Night Shyamalan). Nell’Horror Club (inedito) la storia ci viene descritta come tenera e toccante, tanto che “avrebbe meritato un posto sul Libro Cuore, accanto a Dagli appennini alle Ande”. Beh, se questo era l’intento degli autori direi che non è stato raggiunto. La rivelazione finale, per come è orchestrata, non ha realmente nulla di commovente, risulta solo patetica. E per il resto l’albo abbraccia toni sorprendentemente leggeri, da commedia con i gangster dove Dylan non fa altro che pigliarsi, meritatamente, un sacco di botte. Orrore non pervenuto e non riesco neanche a incasellarla nel sottogenere delle fiabe nere. Insomma, un soggetto che sta a Dylan Dog come la nutella può star bene su un'insalata di mare. La sceneggiatura abbonda di luoghi comuni, si appoggia su facili soluzioni (Bloch ormai ridotto completamente a mero passacarte) e non sfugge a qualche incongruenza: ad esempio, la telefonata che Steve Cotrell chiede di fare al portiere dell’hotel sembra un passaggio importante, ma poi non se ne sa più nulla. Salvo il personaggio della bella Ringo Starr, mentre quello della zia è totalmente inutile se non per fregare il lettore. Poi, vabbè, c'è Cossu… che non fa neanche male, per il tipo di storia è anche adatto il suo tratto.  Il problema però è che è proprio la storia a non essere adatta a Dylan Dog. Copertina che si ricorda unicamente perché per la prima volta vi appare lo studio di Craven Road n. 7.

Curiosità: L’albo è infarcito di omaggi e citazioni ai Beatles che non si fermano alle canzoni suonate dalla cover band.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “La coscienza non è una cosa che puoi dare indietro. Ognuno si tiene quella che ha.”

VOTO: 4

Soggetto: De Nardo (6)

Sceneggiatura: De Nardo (6)

Disegni: Cossu (14)


sabato 1 marzo 2025

Dylan Dog Gigante n. 11 - Horror Cult Movie

 

Che cosa c'è di meglio che godersi un bel film dell'orrore, comodamente seduti nel buio di una sala cinematografica, assaporando il piacere di sapere che basta poco per liberarsi degli incubi che prendono vita sullo schermo? In fondo, non c'è altro da fare che lasciare la sala… O, perlomeno, così sarebbe se il film in questione non fosse l'ultima opera di John Munro, un regista tanto fedele al suo stile da suicidarsi con una motosega. Come ultimo regalo al pubblico in lacrime, tra cui anche Dylan Dog, Munro ha però lasciato una misteriosa eredità: il capitolo definitivo della sua truculenta saga, "Bloody Evil VIII". Un film di cui si può dire tutto, ma non che sia come tutti gli altri…

Annata fortunata il 2002 per Pasquale Ruju. Horror Cult Movie, terzo Dylandogone a storia unica, non sarà certo un capolavoro, ma è senz’altro un buon prodotto. Il soggetto è interessante anche se non originalissimo: qualcosa di vagamente simile si era già vista in Losguardo di Satana e ancor più alla lontana si potrebbe rintracciare qualche affinità con Horror Paradise. Il modello di riferimento, almeno parziale è però da rintracciarsi in Demoni (1985) di Lamberto Bava, uno dei migliori horror made in Italy degli anni ’80. Ma è la sceneggiatura a portare avanti la baracca, riuscendo a non annoiare nonostante la lunghezza elefantiaca della storia. Ruju tiene viva l’attenzione grazie a un buon ritmo, a rimandi e strizzatine d'occhio a Romero, Carpenter, Evil Dead (oltre che al già citato Demoni) e naturalmente al sano action-horror di serie B (beast movie compresi) e a una spruzzata di metacinema, o meglio sarebbe dire metafumetto (le didascalie con gli inserti di sceneggiatura). Non ci sono veri momenti di stanca grazie ai vari intermezzi dei "Bloody Evil", se mai c'è da recriminare per la scarsa presenza di Groucho che poteva essere integrato anche nel resto della storia e risultare più simpatico nell’anticipare i colpi di scena del film rispetto all’insopportabile Hassel. Di Vincenzo in gran spolvero, ottimi i suoi disegni su cui riversa fiumi di china proprio come piace a me. I suoi vari mostri, zombi e indemoniati se pur spesso tenuti in penombra sanno essere terrorizzanti, mascherando la carenza di splatter presente più a parole che nei fatti; d’altronde lo stesso Dylan a pag. 22 ammette indirettamente che lo splatter in quel momento non andava di moda. Note negative: i ragazzini, fin troppo presenti e alla lunga poco sopportabili. Mi perplime anche il cinema in cui si svolge la vicenda: nella maggior parte delle vignette sembra totalmente deserto a parte Dylan e gli altri co-protagonisti, ma in un paio di occasioni sbuca qualcuno che non si capiva dove stesse seduto. Per la copertina Stano abbandona il consueto stile pittorico adottato per i Giganti, ma il concept funziona comunque alla grande; occhio a Ghostface in ultima fila!

Curiosità: (1) Dylan aveva già capito quasi tutto a pag. 92 (o 88° tavola)! (2) A pag. 64 (o 60° tavola che dir si voglia), nella 2° vignetta compare la locandina di L’ultimo Boy Scout (The Last Boy Scout, 1991) diretto da Tony Scott con protagonista Bruce Willis. (3) A pag. 225 Dylan cita i fumetti di Little Nemo, realizzati dal disegnatore statunitense Winsor McCay nei primi del ‘900, in cui il bambino protagonista ogni notte vive delle fantastiche avventure nel mondo dei sogni che puntualmente nell'ultima vignetta svaniscono al suo risveglio.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: Sì (1, Minnie)

CITAZIONE: “L’obiettivo scava dentro di lui fino a rivelarne tutta l’angoscia… il tormento

VOTO: 7,5

Soggetto: Ruju (47)

Sceneggiatura: Ruju (47)

Disegni: Di Vincenzo (5)