venerdì 19 settembre 2025

Dylan Dog #207 - Il tempio della seconda vita

 

Consulente in uscita, così si qualifica Larry Robson nel presentarsi a Dylan Dog. Più precisamente, il lavoro di Robson consiste nell'aiutare chiunque cada sotto l'influenza di una setta, e voglia liberarsene, a inserirsi nuovamente nella normalità. Non si tratterebbe, di rigore, di un campo d'azione consueto per il Nostro, ma non si può negare che il Tempio della Seconda Vita, fondato dal Redento Hogan, non sia secondo a nient'altro in fatto di incubi.

Albo anomalo questo. Se ci basassimo unicamente sul soggetto non sarebbe nulla di che. Viene affrontato il tema della sette già visto in passato nella serie, il cliente di turno scompare misteriosamente, Dylan indaga fingendosi interessato a unirsi agli adepti, alla fine scopre che in realtà è tutta una truffa. Ma la sceneggiatura   ha ben altro passo, spostando più volte il racconto in una dimensione da incubo. De Nardo si affida ancora una volta alle didascalie che in questo caso producono un effetto straniante per il lettore grazie al racconto fuori campo di Dylan che trasforma l'albo in una sorta di lungo flashback. Anche il personaggio impalpabile di Nadine, forse parzialmente incompiuto, finisce per essere paradossalmente un altro elemento perturbante: di lei non sappiamo nulla in pratica, quasi non fosse mai davvero esistita, nè perché avesse quel sogno di vita normale insieme a Dylan. Mancate spiegazioni che sono un punto a favore, fossero queste o meno le intenzioni dell'autore. Per questo alcuni personaggi, definiamoli "più realistici", come Lucille e gli scagnozzi di Hogan stonano con il resto, mentre la storia avrebbe ulteriormente giovato di maggiori innesti oppressivo-surreali. I disegni di Roi completano l'opera contribuendo a creare un'atmosfera crepuscolare e claustrofobica, quasi da vecchio horror espressionista, esaltando le sequenze oniriche, vero punto di forza della storia, compresa la stupenda pagina finale e l’incipit con il “seppellimento prematuro” (omaggio a Poe). Il buon Corrado aveva un po’ perso il lustro dei primi anni, ma le sue tavole sprigionano sempre inquietudine. Apprezzabile anche la copertina di Stano, di cui mi piacciono in particolare le pennellate azzurre in evidenza sul soffitto del tempio.

Curiosità: 40° storia dylaniata disegnata da Roi.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Non oso. Il terrore mi paralizza. Vorrei urlare. A che servirebbe? Nessuno può sentirmi sottoterra”

VOTO: 8

Soggetto: De Nardo (9)

Sceneggiatura: De Nardo (9)

Disegni: Roi (40)


3 commenti:

  1. Inquietante, claustrofobica, paurosa: la miglior storia di De Nardo!

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    1. Ho scoperto la tua favorita del 2003?

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    2. Forse sì, anche se sono indeciso con un'altra!

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