Consulente in uscita, così si qualifica Larry Robson nel presentarsi a Dylan Dog. Più precisamente, il lavoro di Robson consiste nell'aiutare
chiunque cada sotto l'influenza di una setta, e voglia liberarsene, a inserirsi
nuovamente nella normalità. Non si
tratterebbe, di rigore, di un campo d'azione consueto per il Nostro, ma non si
può negare che il Tempio della Seconda Vita, fondato dal Redento Hogan, non sia
secondo a nient'altro in fatto di incubi.
Albo anomalo questo. Se ci
basassimo unicamente sul soggetto non sarebbe nulla di che. Viene affrontato il
tema della sette già visto in passato nella serie, il cliente di turno scompare
misteriosamente, Dylan indaga fingendosi interessato a unirsi agli adepti, alla
fine scopre che in realtà è tutta una truffa. Ma la sceneggiatura ha ben
altro passo, spostando più volte il racconto in una dimensione da incubo. De Nardo si affida ancora una volta alle didascalie che in questo
caso producono un effetto straniante per il lettore grazie al racconto fuori
campo di Dylan che trasforma l'albo in una sorta di lungo flashback. Anche il
personaggio impalpabile di Nadine, forse parzialmente incompiuto, finisce per
essere paradossalmente un altro elemento perturbante: di lei non sappiamo nulla
in pratica, quasi non fosse mai davvero esistita, nè perché avesse quel sogno
di vita normale insieme a Dylan. Mancate spiegazioni che sono un punto a favore,
fossero queste o meno le intenzioni dell'autore. Per questo alcuni personaggi,
definiamoli "più realistici", come Lucille e gli scagnozzi di Hogan
stonano con il resto, mentre la storia avrebbe ulteriormente giovato di
maggiori innesti oppressivo-surreali. I disegni di Roi completano l'opera
contribuendo a creare un'atmosfera crepuscolare e claustrofobica, quasi da
vecchio horror espressionista, esaltando le sequenze oniriche, vero punto di
forza della storia, compresa la stupenda pagina finale e l’incipit con il “seppellimento
prematuro” (omaggio a Poe). Il buon Corrado aveva un po’ perso il lustro dei
primi anni, ma le sue tavole sprigionano sempre inquietudine. Apprezzabile
anche la copertina di Stano, di cui mi piacciono in particolare le pennellate
azzurre in evidenza sul soffitto del tempio.
Curiosità: 40° storia dylaniata disegnata da Roi.
BODYCOUNT: 4
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Non oso. Il
terrore mi paralizza. Vorrei urlare. A che servirebbe? Nessuno può sentirmi
sottoterra”
VOTO: 8
Soggetto: De Nardo (9)
Sceneggiatura: De Nardo (9)
Disegni: Roi (40)

Inquietante, claustrofobica, paurosa: la miglior storia di De Nardo!
RispondiEliminaHo scoperto la tua favorita del 2003?
EliminaForse sì, anche se sono indeciso con un'altra!
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