Holmwood è un tipico,
tranquillo paese della campagna inglese, ma il bosco che lo fiancheggia non
gode della stessa fama. Da anni, o forse secoli, la notte di Ognissanti
registra, da quelle parti, misteriose scomparse di viandanti. Anche i genitori
di Luna Walters sono svaniti nella nebbia che si leva da tempi immemorabili in
quella notte magica nel bosco di Holmwood… E alla coraggiosa giovane donna non
resta che ritornare in quel luogo sinistro, non senza essere prima ricorsa,
però, ai buoni uffici di un certo Dylan Dog…
Con Sclavi ormai latitante, Chiaverotti,
Ambrosini e Manfredi concentrati sulle proprie creazioni, Mignacco e Medda con mani
e piedi in altre serie, in Via Buonarroti c’era ai tempi l’evidente necessità
di aggiungere forze fresche al reparto degli sceneggiatori dylaniati. Nel 2004
saranno ben tre i debuttanti, il primo dei quali, Gianfranco Marzano, sarà
anche il più prolifico, sebbene se ci sarebbe voluto ancora qualche anno per vedere
comparire il suo nome sulla serie regolare. Torinese, classe 1969, Marzano si
era laureato al Dams in “Storia del cinema italiano” e negli anni ’90 aveva
realizzato cortometraggi, videoclip, filmati istituzionali affiancando progressivamente
alla sua attività di filmaker la passione per il mondo del fumetto. Prima di
approdare su Dylan Dog si era cimentato, in qualità di
sceneggiatore-disegnatore, in una sua serie autoprodotta (Gekman), collaborando
poi con fanzine locali e partecipando ad altre iniziative fumettistiche locali.
In questo suo esordio Marzano decide di giocare abbastanza sul sicuro, puntando
su una avventura on the road per Dylan, una formula rodata e in passato anche
fortunata per altri autori, che però, essendo stata usata molte volte, deve
scontare necessariamente una certa prevedibilità. Si parte con un prologo
interessante con gli zombi che emergono da una fitta nebbia; quello vestito da
soldato a pag. 38, tra l’altro, ha fatto sobbalzare il mio cuore da horrorofilo
ricordandomi non so perché, visto che non c'entra nulla, i nazi-zombi de L'occhio
nel Triangolo (Shock Waves, 1977, di Ken Wiederhorn). E' palese però che il
riferimento cinematografico più diretto nel concepimento del soggetto qui sia Fog
(The Fog, 1980) di John Carpenter. Nel seguito della narrazione Marzano mostra
però di non essere subito entrato in piena sintonia con il personaggio.
Troviamo qui un Dylan piuttosto passivo e “ingessato”, incredibilmente compassato
nel suo studio mentre ascolta il racconto della sua cliente, a tratti spettatore
più che attore della vicenda, salvo risvegliarsi nella parte finale. Non lo
aiuta l'interazione con i comprimari vuoi perché stereotipati, vuoi perchè
anonimi (Luna). Da notare che il caso rimane sostanzialmente irrisolto, forse
perchè all'autore interessava di più creare un'atmosfera horrorifica (intento
lodevole ma) a costo di sacrificare coerenza di sceneggiatura. Ad affiancare l'esordiente Marzano, ritroviamo ai disegni un veterano come Roi che qui ci offre una prova molto buona. Da citare in particolare tutte le tavole avvolte nella
nebbia con zombi e mastini (su tutte quella grande a pag. 113 o 79° tavola),
Dylan insonne e gli incubi di Luna da fine pag. 59 a pag. 62 (da 25° a 28°
tavola) in una notte buia buia, i primi piani della mamma di Luna nel prologo.
Nelle tavole "diurne", invece, il grande Corrado purtroppo palesava di aver perso
qualcosa rispetto al suo glorioso passato. Se presa nella sua totalità (fronte
e retro), trovo apprezzabile anche la copertina di Stano che dimostra ancora
una volta di aver ben pochi rivali in Bonelli quando si tratta di disegnare
zombi.
Accettabile.
Dei dossier dell’Almanacco non so
se parlerò ancora in futuro, perché ormai finisco ogni volta per ripetere più o
meno le stesse cose. “Dame in nero”, “La mummia”, “Wes Craven”, “Frankenstein”
sono tutti argomenti che avrebbero meritato molto più spazio ed approfondimento;
vanno giusto bene per i neofiti. Le panoramiche su libri e film sono forse un filo
più condite che negli anni immediatamente precedenti, ma sono sempre troppo
scarne. Non ricordavo venisse menzionato il film Below di David K. Thwoi,
horror ambientato in un sottomarino, che peraltro non ho mai visto (e leggendo
le recensioni in rete temo di non essermi perso nulla).
Curiosità: Strano che una storia ambientata la notte di Halloween sia stata pubblicata nel mese di marzo. Che fosse originariamente destinata a qualche altra testata?
BODYCOUNT: 5
TIMBRATURA: Sì (1, Luna)
CITAZIONE: “Le uniche costanti
di questa storia sono il luogo, Holmwood, la notte di Halloween, i corpi non rinvenuti
e il fatto che gli scomparsi sono tutti forestieri”.
VOTO: 6
Soggetto: Marzano (1)
Sceneggiatura: Marzano (1)
Disegni: Roi (41)



A me è piaciuta molto: la considero la miglior storia non barbatiana del 2004. Tra l'altro, ci ho trovato una scrittura più fluida rispetto ad alcune storie di Marzano pubblicate successivamente sui maxi e assai più verbose: mi è venuto il dubbio che quelle storie siano state scritte prima di questa, quando Marzano aveva meno mestiere, ma non ho riscontri al riguardo.
RispondiEliminaLa miglior storia non barbatiana dell'anno l'ha scritto Ruju.
EliminaMi piacciono queste risposte criptiche, in cui dici e non dici 😆.
RispondiEliminaPensa che io ero indeciso tra Marzano e Masiero!
Magari rileggendo rivaluto qualcosa e potrei contraddirmi.
Elimina