domenica 31 agosto 2025

Maxi Dylan Dog n. 6 - La donna venuta dal nulla

 

Una fascinosa dark lady regala ad alcuni uomini un bracciale che, una volta legato al polso, non si riesce più a togliere. In realtà, quel regalo è destinato a portare chi lo indossa verso la più orribile delle morti. Riuscirà Dylan Dog a fermare gli oscuri disegni della "Donna venuta dal nulla"?

Terza e ultima sceneggiatura dylaniata per Robin Wood che dopo Gigante e Almanacco approda anche su Maxi, senza mai così apparire sulla serie regolare. Il grande fumettista sudamericano dimostra ancora una volta di non essere mai entrato in sintonia con il personaggio. In quest’occasione riscontriamo sì alcune dinamiche familiari, ma troviamo anche un Dylan irriconoscibile. E’ inconcludente: praticamente non indaga, non capisce nulla di ciò che sta veramente accadendo, si limita a ricevere qualche dritta da Groucho e il resto glielo serve su un piatto d'argento la donna del titolo. Ci prova con due donne senza ritegno: "doppiette" nella sua carriera ce ne sono state, ma in qualche modo sempre giustificate, mentre qui si porta a letto la sua cliente pensando ad altro e al contempo ci prova sfacciatamente con la poliziotta. Le battute di Groucho sono a dir poco penose. C'è qualche personaggio azzeccato qua e là (l'impresario di pompe funebri), mentre altri rimangono appena abbozzati o non approfonditi come avrebbero meritato. Nel complesso la storia sembra partire in maniera accattivante, per poi sfilacciarsi progressivamente fino ad un finale deludente. Io non ho ancora capito perchè "la donna venuta dal nulla" doveva essere portavoce anche delle vittime di altri assassini (e perchè proprio solo di quelli). Wood sembra avere a cuore il tema della violenza sulle donne quando all’epoca non era ancora un argomento da prima pagina come oggi, visto che già l’aveva toccato nel suo precedente lavoro Il grande Marinelli. Il risultato però non rispecchia le sue buone intenzioni. Non aiutano i disegni di M&G che qui sembrano riciclare alcune fisionomie e alcuni volti già visti in storie precedenti.

Curiosità: Il cadavere della donna murata richiama alla mente il racconto Il gatto nero di Poe, anche se mi sembra più una citazione involontaria che ricercata.

BODYCOUNT: 8

TIMBRATURA: Sì (1, Eliza)

CITAZIONE: “Io canto una canzone per le donne nella notte e i silenzi disperati della pioggia a mezzanotte

VOTO: 5

Soggetto: Wood (3)

Sceneggiatura: Wood (3)

Disegni: Montanari & Grassani (45)


mercoledì 27 agosto 2025

Maxi Dylan Dog n. 6 - Il capobranco

 

Una serie di atroci delitti insanguina il mondo clandestino legato alle tremende lotte tra cani; le vittime riportano ferite e mutilazioni talmente profonde da far pensare a un lupo mannaro e, come spesso gli accade, l'Indagatore dell'Incubo proverà maggior pietà per il cosiddetto mostro che per le sue vittime, tutt'altro che innocenti…

Storia scritta con la mano sinistra da Paola Barbato quella che apre questo sesto Maxi balneare. L’autrice imbastisce in parte uno pseudo-sequel del n. 72 della serie regolare L’ultimoPlenilunio (l’albo più debole realizzato dalla coppia Marcheselli-Sclavi, a sua volta sequel del n. 3 Le notti della luna piena), non solo andando a ripescare il personaggio di Dea, ma anche legando quest’ultima a Caspar Price, con tanto di flashback estratti dal prequel. La presenza di un licantropo è d’altronde già sbandierata nell’accattivante copertina di Stano, che vede Dylan in primo piano aggredito proprio da un lupo mannaro. Ma come Caspar, il licantropo di questa storia si trasforma in un lupo a tutti gli effetti e non in un ibrido uomo-animale. Sicuramente la nuova Dea è caratterizzata decisamente meglio rispetto alla sua prima apparizione, in cui veniva presentata come un'adolescente attivista, stupidina e un po' incosciente e che il nostro non si faceva troppi problemi a cornificare con Mary-Ann Price, la trombata più animalesca della sua carriera. In prima linea tornano i temi animalisti qui però fin troppo esasperati e ritroviamo un Dylan innamorato, anche se la relazione con Dea, in classico stile barbatiano, rimane solo su un piano platonico. Non manca l’ennesimo spiegone finale e in generale la sceneggiatura soffre ancora di una certa verbosità. Alla fin fine la storia funziona meglio nella sua parte gialla, con Dylan alla ricerca del colpevole. I disegni del dinamico duo M&G scivolano verso i minimi storici, deludendo in particolare proprio in quelle vignette splatter che un tempo erano il loro punto di forza. Tutto sommato accettabile. Comparsata di Botolo.

BODYCOUNT: 7

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Quale cane vorrebbe avere un padrone scriteriato, squattrinato, senza lavoro e inaffidabile come te!?

VOTO: 6

Soggetto: Barbato (15)

Sceneggiatura: Barbato (14)

Disegni: Montanari & Grassani (44)

lunedì 25 agosto 2025

Dylan Dog #201 - Daisy & Queen

 

Crossbones, un piccolo paese tra Londra ed Edimburgo. Un piccolo paese dove sono scomparse già tre persone. Ferito e confuso dopo un incidente d'auto che stava per costargli la vita, Dylan viene raccolto da due strane gemelle, diversissime per carattere ma unite dallo stesso tragico passato. Daisy e Queen lo hanno salvato, certo, ma neppure il nostro Indagatore saprebbe dire se è loro ospite o loro prigioniero. Intanto, un bizzarro giornalista tedesco sta indagando sul mistero del Mostro di Crossbones

Dopo aver superato anche il traguardo dei duecento albi, Dylan Dog non si ferma (non come il sottoscritto le cui pause sono sempre imprevedibili) e lo fa con una storia che vede De Nardo abbandonare momentaneamente le atmosfere fantasy a lui familiari per esplorare i territori del giallo. Il modello di riferimento dichiarato dall’autore per il soggetto è “La notte brava del soldato Jonathan” (The Beguiled, 1971), diretto da Don Siegel, con protagonista un ancora giovane Clint Eastwood. Si avverte però distintamente anche una possibile influenza da Misery, il romanzo di Stephen King trasposto per il grande schermo nel 1990 da Rob Reiner. Tale fonte di ispirazione è stata tuttavia sorprendemente disconosciuta da De Nardo (*), il quale ha negato di aver visto al tempo il film di Reiner o letto il libro del “Re del Maine”, nonostante proprio nell'Horror Club del n. 201 (inedito) si legga che la storia “sembrerebbe ispirata a uno dei più bei romanzi scritti dall’inarrivabile Stephen King, e precisamente Misery [..], ma non lasciatevi ingannare: è assolutamente vero!”. E nell’Horror Club del n. 202 viene pure ribadito che “la volta scorsa l’omaggio di Peppe De Nardo a Misery era lampante e tuonante”.  Al di là di queste diatribe, ci troviamo di fronte a una sceneggiatura dal ritmo serrato, che scorre via liscia e sulla quale aleggia un certo dejà vù che rievoca analoghe o simili situazioni dylaniate sul tema del doppio, anche se De Nardo ce la mette tutta per distinguersi, riuscendovi solo in parte. Bisogna però rendergli merito che il dubbio Daisy-Queen resiste fino alla fine. Il personaggio del giornalista tedesco (il cui nome Zifferblatt in tedesco significa “Quadrante”) me lo sarei tenuto in serbo per altre occasioni. Qui pare un pesce fuor d'acqua, considerato che non è più di una macchietta che introduce momenti di comicità in un mood che dovrebbe restare il più teso e drammatico possibile. E poi perché non fare accettare a Dylan il suo incarico per poi farcelo finire dentro per puro caso? Mari ai disegni meno convincente di altre occasioni per quanto riguarda le proporzioni dei corpi dei personaggi che qui sono "ballerine" più di Giuda: vedasi Stone che in alcune vignette appare magro e in altre obeso. Ottimo come sempre invece quando si tratta di esprimere la follia sui volti o far risaltare sguardi allucinati (al netto di inguardabili frangette). Molto bello il primo piano di Dylan in copertina.

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ci siamo solo tu e io. Queen è un’invenzione della tua mente… O, forse, tu lo sei della sua…”

VOTO: 6,5

Soggetto: De Nardo (8)

Sceneggiatura: De Nardo (8)

Disegni: Mari (11)

(*)Sul forum di cravenroad7.it l’utente elcruzado nella discussione dedicata all'albo cita come fonte il “MAKING OF n. 4”, collana Dylan Dog, pubblicato nel 2007 dalla IF Edizioni, su cui è riportata una dichiarazione di De Nardo in tema di citazioni dylaniate.