sabato 6 dicembre 2025

Dylan Dog Gigante n. 14 - I cerchi nel grano

 

I "circlemakers" sono un gruppo di giovani artisti inglesi con il gusto dello scherzo. Sono loro a tracciare i famosi "cerchi nel grano", che le menti semplici attribuiscono, di solito, a presenze extraterrestri. Ma se i giovani burloni avessero, con le loro innocue messinscene, davvero scatenato la vendetta di una potenza che non è di questo mondo?

Seconda prova dylaniata per Bruno Enna che firma un Gigante a storia unica (il penultimo della testata) la cui piena riuscita è compromessa dall'eccessiva lunghezza. C'è un po' di tutto: dall'incipit in stile mockumentary, agli Ufo, ai demoni, alla magia della terra, ai flashback di horror rurale, al giallo. Testimonianza che la storia sia lievitata oltremodo rispetto a quelle che forse erano le intenzioni iniziali di Enna sono i tre epiloghi (di cui l’ultimo è quello che prediligo), preceduti da un lunghissimo spiegone finale. Insomma, quasi un'opera omnia sui “crop circles” che, a causa delle troppe pagine, si presenta sbilanciata e senza un vero climax, mostrando una pericolosa flessione nella rivelazione (occhio allo SPOILER) della geomante come killer di turno (FINE SPOILER). Eppure Enna dimostra di avere dimestichezza con le dinamiche del personaggio (come evidente già dal suo debutto dylaniato), anche se trovo delittuoso aver lasciato Groucho a Craven Road invece di portarlo in trasferta a dispensare ironia. Un Dylan ultrascettico si trova coinvolto in una rissa da bar e conteso tra una mora e una bionda, ma sceglie quest’ultima che aveva già in qualche modo conquistato nei suoi ricorrenti incubi. Stavolta tra l’altro è la cliente di turno, e non Dylan, ad essere tormentata dal “particolare che non riesce a mettere a fuoco” e che si rivelerà infine risolutivo. Malgrado il soggetto-minestrone che, visto il tema, sarebbe stato più adatto per Martin Mystère probabilmente, la sceneggiatura, pur appesantita, ha almeno il pregio di non annoiare. Se il focus fosse rimasto solo la "diavologia", tagliando la parte di esercito e ricerche pseudoscientifiche, avremmo probabilmente avuto storia di tutt'altra caratura, più compatta e onirica. Troviamo qui un Freghieri decisamente più in palla che nel contemporaneo L'inquilino misterioso, forse perché già rodato in materia di ambientazioni rurali e campi di grano con Il druido, pure quello un mix di horror e giallo (e c’era anche lì un tizio sulla sedie a rotelle!). ma anche qui mostra la corda a causa, credo, dell'elevato numero di tavole richiesto in un periodo per lui di sovrapproduzione. Se Dylan preferisce la bionda Alicia non vi è dubbio che Freghieri prediliga la mora Padma visto che ce la mette davvero tutta, riuscendovi, per esaltarne la sensualità. Il suo tratto, cui il grande formato giova, sa rendere molto affascinanti alcune tavole (es: pag. 78) e location (la chiesetta diroccata di San Michele) e sequenze (i fantasmi del passato). Gustosamente minaccioso il demone oversize che incombe su Dylan in copertina, peccato per i cerchi nel grano che risultano un po’ sacrificati.

Sufficiente.

BODYCOUNT: 12

TIMBRATURA: Sì (1, Alicia)

CITAZIONE: “Si è consumato lì, sotto i miei occhi. A volte mi sembra ancora di sentire il tanfo di carne bruciata. L’odore insopportabile della morte”.

VOTO: 6

Soggetto: Enna (2)

Sceneggiatura: Enna (2)

Disegni: Freghieri (43)

Uscita: novembre 2005


giovedì 4 dicembre 2025

Dylan Dog #230 - L'inquilino misterioso

 

Rhonda Mitchell è una bella ragazza con un grosso problema: è convinta che il Diavolo abiti nel suo condominio. In effetti, sotto l'apparente tranquillità di quell'anonimo palazzo di periferia, si nasconde qualcosa di tenebroso. Rhonda stessa è stata testimone oculare di inspiegabili avvenimenti: bambole che si animano, elettrodomestici che impazziscono... Ora, dopo il fallito intervento dell'esorcista di quartiere, Rhonda, a nome di tutti gli altri condomini, va a chiedere aiuto all'unica persona in grado di chiarire il mistero: Dylan Dog!

A un solo mese di distanza dalla sua peggior storia in assoluto, Masiero sorprende con quella che da molti, me compreso, è considerato il suo miglior lavoro dylaniato. E’ comunque un albo… strano, indefinibile, in cui la somma delle singole parti farebbe fatica a raggiungere la sufficienza. L'incipit, dopo la prima promettente pagina, sembra un'indagine come tante almeno fino a che Dylan non riesce a varcare la porta dell'appartamento del misterioso inquilino.  Da qui è come se il nostro entrasse in un’altra dimensione (più o meno è davvero così), con le maschere a rendere perturbante l'atmosfera settando il mood giusto per quel che succederà dopo. Tra l’altro quando Dylan ne indossa una è impossibile non pensare a La maschera del demonio. E’ però il lunghissimo flashback ambientato in una Londra vittoriana la vera carta vincente di Masiero, con rimandi indiretti alla leggenda di “Jack lo squartatore” e soprattutto a Lo strano caso del Dr. Jekyll & Mr. Hyde di Stevenson. Il culmine si raggiunge con l'arrivo del Dylan-Merrid a Gravy Lane e l'incontro-scontro con il Merrid-Dylan fino alla distruzione della maschera, tanto da rendere il finale banale e qui anticlimatico per quanto funzionale. Lo stesso Freghieri sembra credere di più nel flahback, dove riesce a tirare fuori alcune tavole notevoli come lo scorcio d’inferno a pag. 66 (guarda caso!). Nel resto invece l’artista piacentino pigia forte sull’acceleratore, quasi svogliatamente. Quella lì a pag. 26 sarebbe Madame Trelkovski??? Confrontandola con quella disegnata dallo stesso Freghieri in, che so, Frankenstein! non sembrano neanche parenti. Tra le sue prove peggiori. Invece Stano tira finalmente fuori una gran bella copertina, con l’inquietante Dylan senza volto e le maschere a riprodurre volti che lo osservano tra cui proprio il suo!

BODYCOUNT: 2

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Se non stessi per morire sarebbe buffo il fatto che non mi viene in mente nessun ultimo pensiero importante… Anzi non mi viene proprio da pensare… a niente…”

VOTO: 7

Soggetto: Masiero (5)

Sceneggiatura: Masiero (5)

Disegni: Freghieri (42)

Uscita: novembre 2005


martedì 2 dicembre 2025

Dylan Dog Fuoriserie - Dagli abissi del tempo

 

Quando la caccia si conclude, la minaccia pare scongiurata… tutto ritorna alla normalità e gli eventi riprendono il loro corso fino a quando, dalle profondità del tempo, riemerge l'orrore!

Ultimo appuntamento con gli inediti a colori pubblicati in coda alle ristampe degli Speciali su cartonato gigante Mondadori che, presumo per scarse vendite, non verranno più riproposte negli anni successivi. Come nella maggior parte degli appuntamenti immediatamente precedenti, questa breve storia rappresenta un seguito diretto, anzi direttissimo in questo caso, dello Speciale cui si accompagna, Sulla rotta di Moby Dick e vede il ritorno degli stessi autori, Faraci e Brindisi. Ritroviamo Dylan a bordo di una danneggiata “Pequod II”, insieme ai compagni di viaggio sopravvissuti, ma non è più la celebre balena bianca il pericolo che incombe, bensì un calamaro gigante. Sostanzialmente si tratta di una storia assolutamente pleonastica che però si lascia leggere. Per quanto riguarda i disegni, Brindisi sono meno incisivi rispetto a quelli dello Speciale n. 15, ma riescono comunque a riportarci alle stesse atmosfere.

Curiosità: La storia è stata ristampata su Super Book n. 47 e nella collana “Il nero della paura”, pubblicata in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, nel mese di gennaio 2017.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No (quasi)

CITAZIONE: “Ho ritrovato qualcosa che appartiene a me… al mio tempo. Qualcosa che mi fa sembrare giusto trovarmi qui, adesso… E placa la mia rabbia… Il mio nemico”.

VOTO: 6

Soggetto: Faraci (14)

Sceneggiatura: Faraci (14)

Disegni: Brindisi (29)

Uscita: ottobre 2005


domenica 30 novembre 2025

Dylan Dog #229 - Il cielo può attendere

 

Non è affatto facile il mestiere di angelo, stiamo parlando di un vero angelo, con ali, tunica e aureola, specie se ci si ritrova a vivere in un mondo malvagio come il nostro. Puo' persino accadere di essere rapito e mutilato delle preziose ali. Insomma, al di fuori del paradiso è un vero inferno! A chi puo' rivolgersi un angelo per tornare a casa se non all'Indagatore dell'incubo?

Il titolo dell’albo è un esplicito omaggio all’omonimo titolo italiano del film Heaven can wait (1943) di Ernst Lubitsch, tuttavia la storia non ha nulla a che vedere con la pellicola del cineasta tedesco. In compenso Dylan ha avuto a che fare già in altre occasioni con angeli, presunti e non, alcuni pure con le ali tagliate come sostiene di esserlo l’Angel di questo n. 229 e come Saul, il biondo vendicatore co-protagonista de L’angelo sterminatore (e poi apparso in altre storie). Purtroppo se in Istinto Omicida Masiero era riuscito ad amalgamare discretamente (soprattutto per merito di Casertano) elementi ripresi da albi del passato, qui l’operazione nostalgia fallisce su tutta la linea. Non si salva niente, nemmeno il prologo. Troppo patetico il personaggio di Angel per suscitare qualunque reazione, figuriamoci compassione che vorrebbe essere lo scopo finale del soggetto. Solo l'ultima pagina, tra le peggiori di sempre, in cui Angel sembra un tizio qualunque seduto in contemplazione sulla tazza del cesso suscita al massimo grasse risate oppure, in alternativa, istiga alla distruzione fisica dell'albo. La sceneggiatura è senza coerenza, senza senso, mescola registri in totale contraddizione tra loro. Il "racconto nel racconto" con le cornicette, sperimentato con buon successo varie volte nella serie (a partire da Dal Profondo) è buttato lì giusto per fare il verso ai bei tempi che furono: è un vuoto tentativo di emulazione in cui neppure lo stesso Masiero sembra credere tanto appare fuori contesto. Sfogliando le pagine dell’albo ho ritrovato un Roi svogliatissimo, pallida imitazione di sè stesso, forse a causa di iperproduzione in quel periodo.  La pessima copertina di Stano mette la definitiva pietra tombale su un albo da dimenticare.

BODYCOUNT: non quantificabile

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Un demonio terribile che, attraverso me, voleva impossessarsi dei segreti degli angeli…”

VOTO: 4

Soggetto: Masiero (4)

Sceneggiatura: Masiero (4)

Disegni: Roi (44)

Uscita: ottobre 2005


venerdì 28 novembre 2025

Dylan Dog Special #19 - La Peste

 

Londra è impazzita! Un misterioso virus che provoca orribili trasformazioni fisiche sta mietendo numerose vittime. Corpi che si gonfiano come mongolfiere, che si liquefano come ghiaccio al sole, che rimpiccioliscono alla grandezza di un insetto. Il panico regna sovrano, la peste del terzo millennio è cominciata!

Speciale infinito, lunghissimo, a tratti insormontabile. Partendo dai disegni, qui Roi conferma il trend negativo imboccato negli albi immediatamente precedenti, anche se qualche zampatina di classe qua e là ancora la piazza, vedasi le vignette grandi di pag. 144 e pag. 156. Troppo poco per non rimanere delusi, considerato che con la peste, quella “vera” ci aveva saputo fare alla grande con La morte rossa, che aveva delle immagini evocative potentissime. Qui dato che la peste c'è praticamente solo nel titolo (il contagio è di tutt’altro genere), sarebbe stato forse più adeguato il tratto di Piccatto. Passando ai testi, carina l'idea (di Marcheselli e non di Barbato come invece detto nell’editoriale dello Speciale) di adattare “I promessi Sposi” al formato Dylan o viceversa e, pur con qualche forzatura, anche la chiosa finale della "Verità". Ma in verità vi dico che per un tema simile, mutazioni connesse, la storia avrebbe dovuto sbilanciarsi verso un tono più ironico e grottesco, forse anche più fantasioso a livello iconico (e grafico). Paola invece è più interessata a una sceneggiatura dylan-referenziale, anche quando il nostro non è in scena, recuperando all'uopo una coppia di personaggi (Murray e Amber) che francamente non avrebbero più dovuto avere nulla da dire dopo Il seme della follia per non rovinarne la resa drammatica, cosa che qui puntualmente avviene. Ciò non mi ha impedito comunque di apprezzare il giochino della riproposizione della reiterata e fondamentale scena dello Speciale precedente. Cameo di Xabaras inutile, se non per il discorso dell'applicazione della "Verità" anche a Dylan, in un finale che pare già un presagio di quello che ci saremmo dovuti sorbire nel ventennale. Anna Never, che torna nella serie dopo quasi sette anni (l’ultima apparizione, se non sbaglio, era in Polveredi Stelle), trattata malissimo per gran parte dell'albo, si riscatta solo parzialmente nel finale. In compenso alcuni personaggi di contorno si perdono completamente nella narrazione. Alla sufficienza la storia arriva, ma nulla più. Discreta la copertina di Stano a tema epidemiologico "classico".

Rileggendola oggi, tra contagio, strade deserte, balloon che parlano di mascherine, guanti e disinfettanti, è una storia che appare quasi tristemente profetica.

Curiosità: La filastrocca iniziale parafrasa in parte quella mitica di Attraverso lo specchio (vedasi citazione sotto).

BODYCOUNT: inquantificabile

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “La Peste che insidia, la Peste che agguanta, la Peste rivela e d’orrore t’ammanta. La Peste schifosa, la Peste lasciva, la Peste, la Peste che arriva!”

VOTO: 6

Soggetto: Barbato (24)

Sceneggiatura: Barbato (23)

Disegni: Roi (43)

Uscita: settembre 2005


mercoledì 26 novembre 2025

Dylan Dog #228 - Oltre quella porta

 

Nella sala d'aspetto di un ospedale Dylan Dog sta affrontando la sua prova più dura. Questa volta non si tratta di liberare una casa infestata, né di neutralizzare una legione di zombi e nemmeno di esorcizzare un demone infuriato. Questa volta l'indagatore dell'incubo non puo' fare altro che aspettare... Aspettare che la persona che giace sul lettino della sala operatoria, martoriata dai ferri di un chirurgo, vinca o perda la sua lotta per la sopravvivenza.

Storia divisiva se ce n’è una. C’è chi la ama, c’è chi la odia, chi non la capisce, chi rimane indifferente, chi la ritiene superflua o priva di senso. Io appartengo alla prima categoria. Quando la lessi all'epoca dell’uscita fu come un cazzotto dritto e inaspettato nello stomaco. Non solo emoziona, coinvolge, sorprende e colpisce come poche altre storie dylaniate, ma alla fine lascia un senso di tristezza e di vuoto che è merce rara. Come fosse leggere l'ultimo albo di Dylan, una sorta di grande arrivederci. Autoreferenziale e metafumettistico all’ennesima potenza, certo, ma per me è e resta un capolavoro. Non c'è un dialogo, una battuta, una didascalia che non sia pregna di significato, non una tavola che sia fuori posto. Obbliga il lettore a sforzarsi di usare le celluline grigie, divide i pareri, può piacere o non piacere o anche farti indignare per aver buttato via i soldi, ma lo ricordi. Lo ricordi. Non ti lascia indifferente, come altri albi anonimi venuti prima e (soprattutto) dopo che si dimenticano subito dopo averli richiusi. Sul significato si è speculato tantissimo sulle pagine di internet, ma ho sempre ritenuto non necessario sapere chi davvero ci sia… oltre quella porta. Se poi vogliamo entrare nel campo delle ipotesi, io nel misterioso morente ci ho sempre visto un po' di Sclavi, molto di Barbato e un po' di un generico Autore-Creatore omnisciente del personaggio. Con la fantasia si può ipotizzare di tutto: Sclavi potrebbe essere tanto il morente in procinto di mollare quanto Xabaras che avrebbe il siero/la capacità per salvare la serie ma si tira indietro. Marcheselli potrebbe essere il chirurgo che cerca di tamponare il personaggio/la serie morente. E chi più ne ha più ne metta. L'importante è tutto quello che viene prima, le riflessioni sul protagonista, i comprimari, il loro modo di interagire, le meccaniche della serie ormai così consolidate dal "vivere" indipendentemente dalla volontà del proprio creatore e dagli sceneggiatori che vi mettono mano. Ma anche il modo incalzante in cui la sceneggiatura è scritta, che ti fa credere prima che sotto i ferri ci sia Groucho, poi Bloch… fino a quando entra in scena lei, il grande amore perfetto e definitivo di Dylan, ma anche la sua occasione persa… ovvero la ragazza vista nello Speciale n. 11 Il treno dei dannati (che non viene però espressamente richiamato). E’ qui che Barbato entra più esplicitamente nel personale, palesando la sua insofferenza verso la “donna di turno”, dopo aver già prima espresso la sua difficoltà nel comprendere e gestire Groucho (una difficoltà che hanno avuto un po’ tutti gli autori, Sclavi escluso) e il suo “debole” per Bloch. Passando ai disegni, per me Piccatto offre qui una delle sue prove più riuscite in assoluto, sicuramente la migliore tra quelle realizzate post primi 100. L’artista piemontese si dimostra capace di “cambiare pelle” ed adattare il suo stile alle esigenze dei diversi tipi di flashback che compongono l’albo come un mosaico, prendendosi alcune licenze nei confronti della “gabbia bonelliana” (stupenda pag. 95, con la composizione “fotografica” delle vignette in stile vecchie cartoline). Perfetto il lavoro sulle espressioni dei personaggi, fondamentale in una storia come questa che gioca molte delle sue carte sul piano emozionale. Solo la copertina non rende pieno omaggio a questo capolavoro che però non mi sento di consigliare a tutti, soprattutto a chi cerca avventure più "tradizionali" dell'indagatore dell'incubo.

Curiosità: (1)Sulla ristampa uscita nel 2008 è stato pubblicato un finale alternativo della storia, più ermetico, quello originariamente concepito da Paola Barbato (cambiano solo le didascalie dell’ultima pagina). La ristampa è ormai esaurita sul sito della Bonelli, il n. 228 è disponibile per la vendita solo in versione “Collezione Book”, ma ignoro quale dei due finali vi sia stato pubblicato.  (2) Le didascalie delle prime due tavole, fino a “ …questi suoni: nonostante la nebbia” sono una citazione-omaggio all’incipit del romanzo Misery di Stephen King. Una citazione che potrebbe costituire un’ulteriore chiave di lettura dell'albo, una delle tante: l"autore" (Sclavi?) che vuole abbandonare la creazione che l'ha reso celebre? (3)A proposito di Sclavi, nell’Horror Club (inedito) veniva annunciato che il Tiz era al lavoro su una nuova sceneggiatura di Dylan Dog.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Di fronte a uno spettacolo meraviglioso pensiamo che questo lascerà un segno indelebile nella nostra anima… ma già al secondo sguardo riusciamo a cogliere solo metà della sua bellezza”.

VOTO: 10

Soggetto: Barbato (23)

Sceneggiatura: Barbato (22)

Disegni: Piccatto (42)

Uscita: settembre 2005


lunedì 24 novembre 2025

Dylan Dog #227 - Istinto omicida

 

Joe Storm è il conduttore del più seguito talk-show televisivo di tutta l'Inghilterra. Quello che i telespettatori non sanno è che Storm ha un hobby segreto: vivisezionare chiunque riesca a risvegliare in lui una accecante sete di sangue! Dopo ventisei barbare esecuzioni,, Storm viene scoperto, arrestato e condannato all'ergastolo, per poi morire misteriosamente nella cella in cui era rinchiuso. Ma quando un altro assassino inizia a mietere vittime seguendo lo stesso stile del serial killer scomparso, Dylan entra in azione per scoprire se Joe Storm sia davvero tornato dall'Aldilà...

L’usato sicuro su Dylan Dog non è mai mancato. Il riciclo di idee, situazioni, personaggi, atmosfere ed espedienti narrativi era d’altronde già una necessità quasi fisiologica all’approssimarsi dei vent’anni di vita editoriale della serie, soprattutto per gli autori meno in sintonia con il protagonista oppure per quelli eccessivamente prolifici. Laddove non si è tradotto in una mera imitazione, questo recupero ciclico non è di per sé un male. In quest’albo Masiero ci presenta un killer che ha molto in comune con Killex, esplicitamente citato con tanto di richiami ai nn.  80 e 129, e che quando entra in azione sfodera il look dell'Uomo Invisibile del mitico n. 19. Anche nel prologo, il ricorso “al fumetto nel fumetto” è qualcosa di già visto e l’andamento della sceneggiatura, con il suo oscillare tra possibili colpevoli, fa venire in mente soluzioni simili viste in altri albi. Ma al netto di questa scarsa originalità, la storia regge e se funziona lo fa principalmente grazie ai disegni di Casertano che con il suo tratto, se pur a volte tendente al caricaturale, riesce a trasportare il lettore “ai bei vecchi tempi”.  Il suo modo di rappresentare il sangue, denso, scuro e le armi da taglio è riconoscibilissimo ed è rimasto sostanzialmente intatto, nonostante l’evoluzione progressiva del suo stile. Notevoli tutte le tavole finali, dall’arrivo di Dylan al capannone in poi, con il ritrovamento del cadavere in formalina, il particolare delle labbra e l’oscurità che avvolge i personaggi. Il Giampo, però, non può nascondere i difetti. Troviamo qui un Groucho quasi inutilizzato e un Jenkins al minimo storico (penose le battute che lo coinvolgono). Il fatto che Joe Storm sia un presentatore televisivo non ha la benchè minima rilevanza nella vicenda se non per la sequenza dell’incubo di Dylan, ripresa anche nella bruttissima copertina di Stano. Il motivo per cui Dylan, che peraltro non risolve il caso, dubita del video in cui è stata registrata la morte di Storm è quanto mai opinabile: ok che le telecamere erano molteplici, ma ognuno sarà stata collegata a un monitor e a una propria registrazione, o forse Dylan si aspettava un nastro sottoposto a montaggio analogico come fosse un film?? Il finale amaro, che omaggia platealmente Seven (o Se7en, se preferite) di David Fincher, risulta invece azzeccato.

Puro mestiere, ma tutto sommato piacevole.

Curiosità: (1)Casertano si regala un ennesimo cameo a pag. 71, penultima vignetta. (2)A pag. 58 Martha fa ascoltare a Dylan il brano Good Woman di Cat Power. (3)Si rinnova la campagna dylaniata contro l’abbandono degli animali anche per l’anno 2005 con un bel disegno di Nicola Mari pubblicato nell’Horror Club (inedito).

BODYCOUNT: 6 (+26 già precedentemente uccisi da Joe Storm)

TIMBRATURA: Sì (1, Martha)

CITAZIONE: “All’inferno! E’ lì che andrò amico mio. Ma tu perché non mi precedi? Non è poi tanto male laggiù, sai?”.

VOTO: 6,5

Soggetto: Masiero (3)

Sceneggiatura: Masiero (3)

Disegni: Casertano (29)

Uscita: agosto 2005


sabato 22 novembre 2025

Dylan Dog #226 - 24 ore per non morire


 Il miliardario Harold Barrett vuole vendicare la morte del figlio Thomas, gettato da un treno in corsa. E, secondo Barrett, soltanto due persone avevano un motivo per ucciderlo: Sean Cassidy, collega di lavoro di Thomas, e Dylan Dog! Avvelenati a loro insaputa con un siero letale, di cui soltanto Barrett senior possiede l'antidoto, Dylan e Sean hanno un giorno di tempo per scoprire chi, fra loro, sia il vero colpevole. Una competizione che ha per posta la vita!

Storia questa che soffre del classico problema denardiano ovvero è poco dylandoghiana. I richiami al soprannaturale sono circoscritti e forse sì, forse no, per quanto di fatto pretestuosi, giustificano in corner la presenza dell'indagatore dell'incubo, altrimenti l'albo sarebbe da ascrivere ad altri generi o pensato per altri personaggi bonelliani. C'è da dire che una trama in cui il protagonista ha x ore di vita per portare a termine la sua missione ha sempre un non so che di interessante, tanto nella letteratura quanto nel cinema (Carpenter e il suo 1997: Fuga da New York tanto per fare un esempio a me caro). Nella serie ci aveva già provato anni prima Chiaverotti, con esiti decisamente superiori, nel sottovalutatissimo I demoni. De Nardo qui prova ad inserire un elemento di novità nell’espediente, affiancando a Dylan un concorrente. Tuttavia non si arriva mai a una sfida diretta tra i due, se non alla fine. Inoltre la sceneggiatura è inframezzata da continui flashback che, se da una parte sono indispensabili per ricostruire i pezzi di una complicata vicenda che ha le sue radici nel passato, dall’altro spezzano troppo il ritmo, facendo venire meno la sensazione di “corsa contro il tempo” che dovrebbe essere il sale su trame di questo tipo. Tutto sommato la storia di De Nardo nel complesso si difende, ha un plot articolato ed è ben scritta, con il ricorso al consueto marchio di fabbrica delle didascalie. Ma l’horror non abita qui, anche se il crime/thriller è un genere più affine a Dylan Dog di quanto non lo sia il fantasy spesso scelto dall’autore. Anche la copertina di Stano, così come il titolo, farebbero pensare più a un poliziesco che a una classica avventura dell’indagatore dell’incubo. Bigliardo, alla sua terza collaborazione con De Nardo (la seconda consecutiva), mette in mostra tutta la sua bravura ai disegni, lavorando in modo certosino sui volti dei personaggi e sulle loro espressioni; come ho già avuto modo di notare la "sua" Trelkovski è, a mio gusto, sempre la migliore.

Curiosità: (1) Si rivedono dopo parecchio tempo Glenda e Dora, le amiche di Madame Trelkovski. (2) A pag. 45, ultima vignetta, omaggio all’anime Galaxy Express 999? (3)Sull'Horror Club (inedito) ampio spazio a un disegno di Bigliardo che ritrae Dylan assieme a Valentino Rossi, grande appassionato (almeno all'epoca, ora non saprei) di fumetti e, in particolare, dell'indagatore dell'incubo.

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “IVI ET VIXI

VOTO: 6

Soggetto: De Nardo (11)

Sceneggiatura: De Nardo (11)

Disegni: Bigliardo (7)

Uscita: luglio 2005

giovedì 20 novembre 2025

Maxi Dylan Dog n. 8 - Terrore sul mare

 

Una terribile strega, la cui leggenda viene narrata dai marinai, tramandata di generazione in generazione, ritorna per compiere la sua sanguinaria e implacabile vendetta!

Seconda storia dylaniata firmata da Giancarlo Marzano, dopo il debutto avvenuto l’anno precedente su Almanacco della Paura con Le notti di Halloween, che parte da un soggetto con delle interessanti potenzialità, la leggenda della strega del mare, non sfruttate da una sceneggiatura che già parte da un incipit discutibile (Dylan che accetta di trascorre un weekend in barca???) per poi incanalarsi in un’indagine che soffre della "sindrome di Scooby Doo" (ovvero presunto fantasma/mostro che nasconde crimini di uomini n carne ed ossa) e concludersi con un interminabile spiegone finale. C’è un abuso del quinto senso e mezzo e Dylan troppo credulone nell’abboccare ciecamente alla favola di Ygraine, sbagliando clamorosamente peraltro. Anche la gestione dei personaggi non è ottimale: la fidanzata di turno è sostanzialmente inutile, il poliziotto assassino ha fin troppa importanza, la “dura” Judith è qualcosa di già visto, manca terribilmente Groucho. Qualche buona cosa c'è (l'allucinazione di Dylan sulla Seawitch alla deriva, il controfinale) ma troppo poco per salvare la baracca, anzi la barca dal colare a picco. M&G ai disegni ci mettono molto del loro per causare il definitivo naufragio.

BODYCOUNT: 8

TIMBRATURA: Sì (1, Sandra)

CITAZIONE: “E’ il padre della strega che devi temere, non sua figlia”.

VOTO: 4

Soggetto: Marzano (2)

Sceneggiatura: Marzano (2)

Disegni: Montanari & Grassani (52)

Uscita: giugno 2005


mercoledì 19 novembre 2025

Maxi Dylan Dog n. 8 - Autocombustione

 

Dalle nebbie del tempo, torna un'antica maledizione: quella della Lamia, una creatura millenaria, affamata di amore e di morte, che ricomincia a colpire nella Londra di Dylan Dog!

Mmm.. sinossi: Dylan si innamora di una ragazza che in realtà è una creatura mitologica greca e che uccide (anche) suo malgrado e sulle cui tracce c'è una sua simile… è Medusa! L’indagine che verte su una donna che uccide gli uomini con cui si accoppia potrebbe invece ricordare I delitti della mantide, con l’aggiunta di implicazioni soprannaturali. Al di là della scarsa originalità (viene riciclata pure una battuta sulla clessidra dei romani, pag. 148, già usata pochi mesi prima), questa è l’unica storia salvabile dell’ottavo Maxi. A Ruju non interessano le implicazioni monstrum-psicologiche barbatiane del n. 167, né il discorso sulla solitudine chiaverottiano del n. 71, e sforna una sceneggiatura tutto sommato passabile in grado di reggersi sulle proprie gambe, in cui le due donnine-lamie si danno da fare nell'adescare playboy in perenne calore in cerca non solo di vendetta personale (e qui ci sarebbe stata una similitudine anche con La donna venuta dal nulla) ma anche di semplice nutrimento. Peccato non aver osato un po’ di più, sfruttando l’inclinazione naturale “provolona” di Dylan (su cui Bloch ironizza a pag. 113) che avrebbe messo l’indagatore dell’incubo in pericolo sin da subito. Il titolo rimane un po' fuorviante: la combustione c'è, certo, ma non è auto e nemmeno è l'elemento caratterizzante. Ai disegni Montanari & Grassani tirano finalmente fuori una buona prova, forse ipnotizzati anche loro da una Niobe rappresentata bellissima e in grado di catalizzare costantemente l’attenzione su di sé. Le vignette del dinamico duo abbondano di particolari, offrono alcuni sensuali primi piani e qualche bello scorcio turistico dell’isola di Creta.

Curiosità: A pag. 131 (31° tavola) Dylan legge il poema Lamia di John Keats che un’ovvia importanza nell’economia della storia.

BODYCOUNT: 8

TIMBRATURA: Sì (1, Angela)

CITAZIONE: “L’amore brucia”.

VOTO: 6-

Soggetto: Ruju (61)

Sceneggiatura: Ruju (61)

Disegni: Montanari & Grassani (51)

Uscita: giugno 2005


martedì 18 novembre 2025

Maxi Dylan Dog n. 8 - Demon Blob

 

Attraverso un misterioso sito Internet è possibile ordinare dei bizzarri e apparentemente innocui pupazzetti anti-stress. L'incauto compratore si renderà presto conto, però, di quale tremendo errore abbia compiuto mettendo le mani su questi strani animaletti di gomma...

Pupazzi antistress assassini, futuristiche pistole a raggi, il bambino cicciotto strappalacrime… A differenza di altre storie del periodo, me la ricordavo bene… ma per le ragioni sbagliate! La cinematografia dell’orrore ha offerto, soprattutto negli anni 80, diversi esempi di film su giocattoli, bambole e persino maschere di Halloween assassine. Qui però siamo completamente fuori sintonia rispetto alla serie e al personaggio di Dylan Dog. Se il già deludentissimo Fantasma cercasi poteva ricordare un episodio di “Scooby Doo”, qui siamo più dalle parti di un Ghostbusters, ma una puntata brutta della serie animata con qualche omicidio splatter in aggiunta. Esempi di questa caratteristica cartoonesca sono l’assalto dei mostroni  a pagg. 78-79 (che non si sa dove siano spuntati  né come poi abbiano catturato i nostri) e il rocambolesco duello finale. Almeno Faraci avesse puntato sull’ironia e invece nulla. Anzi, come ormai di prassi in caso di storie incentrate su oggetti assassini e affini, richiama in causa Lord Wells, ormai già da tempo ridotto definitivamente a macchietta. Qui anzi lo scopriamo addirittura un po’ misogino! I disegni di Montanari & Grassani sono ai minimi storici e i loro pupazzi cresciuti risultano più buffi che spaventosi. Da salvare l’omicidio ad opera della piovra  gigante e quello del T-Rex. La copertina di Stano farebbe pensare più all’ennesimo albo sui vampiri visto l'aspetto vagamente umanoide del pipistrellone.

Curiosità: Cinquantesima storia disegnata dal duo M&G!!

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Loro sono sue dirette emanazioni! Carne della sua stessa carne”.

VOTO: 4

Soggetto: Faraci (13)

Sceneggiatura: Faraci (13)

Disegni: Montanari & Grassani (50)

Uscita: giugno 2005


domenica 16 novembre 2025

Dylan Dog #225 - Insonnia

 

Qualcosa di terribile accade tra le mura della Qibex, una multinazionale farmaceutica che studia le malattie del sonno. Qualche anno fa, un ricercatore, che non dormiva da troppo tempo, ha commesso una strage; oggi, un altro scienziato sofferente di insonnia è perseguitato da tremende visioni. E anche Dylan, che cerca di far luce sui segreti della Qibex, non riesce più a chiudere occhio... Ma che cosa c'entra, in tutto questo, l'antica fiaba dell'Uomo dei Sogni, colui che fa cadere i granelli di sabbia incantata negli occhi dei bambini dormienti per portarli nel suo mondo onirico?

Nell’Horror Club (inedito), la redazione ci tiene a puntualizzare che quest’albo, malgrado il titolo, non ha nulla a che fare con il romanzo Insomnia di King, o con i film Insomnia di Nolan (peraltro remake di un omonimo film norvegese del 1997) o L’uomo senza sonno (The Machinist, 2004) di Brad Anderson. La fonte ispiratrice di Masiero (pur non rivelataci nell’editoriale) è da rinvenire in uno dei miei horror preferiti, Allucinazione Perversa (1990) di Adrian Lyne. Oltre alla citazione di alcune scene, copertina compresa, il villain di questa storia si chiama Jacob Ladder, omaggiando esplicitamente il titolo originale della pellicola (Jacob’s Ladder).  La sceneggiatura di Masiero non è esente da pecche, anzi: ritroviamo un Dylan “cialtrone” dell’incubo nel suo primo ingresso alla Qibex e non mi piace proprio come James Kelley dal nulla si riveli il deus ex machina di turno. In generale tutta la parte conclusiva è piuttosto revedibile, sbilanciandosi troppo verso la componente scientifica e sacrificando la pista soprannaturale dell' “Uomo dei Sogni” (perdendo così anche coerenza narrativa, pensando ad esempio a quanto accade a Dylan al centro di salute mentale). Lo script però ha anche diverse frecce al suo arco: tra queste, le allucinazioni di Kelley e soprattutto quelle di Dylan. Anche il finale “aperto” si lascia apprezzare. Masiero dimostra di avere una discreta conoscenza delle dinamiche della serie, del personaggio e dei comprimari, anche se l’approccio diretto di Dylan con la cliente di turno rimanda troppo ai primi albi e la sua “bacchettata” sul prosciutto è antipatica. La mia idiosincrasia per i disegni di Cossu ormai è nota, ma in questo caso riesco (quasi) a digerirli. Da ricordare pagina 78 con la rottura della gabbia bonelliana e pag. 84 con l’ennesimo tuffo nel passato.

Sufficienza risicatissima.

Curiosità: (1)A pag. 79 citata la canzone “Mr. Sandman” di Pat Ballard. (2)Per la prima volta (mi pare) vediamo da vicino un particolare del famoso tesserino scaduto di Scotland Yard, ovvero la foto in primo piano di un giovane agente Dog (pag. 21). (3) L’Horror Club (inedito) ospita un disegno di Roberto Rinaldi realizzato in occasione della mostra “Torino Comics 2005”.

BODYCOUNT: 0 (nel flashback c’è una serie di morti non quantificabile)

TIMBRATURA: Sì (1, Norma)

CITAZIONE: “Ti strapperò i denti e la lingua per farmi una bella collana… perché hai usato provocare l’uomo dei sogni!”

VOTO: 6

Soggetto: Masiero (2)

Sceneggiatura: Masiero (2)

Disegni: Cossu (17)

Uscita: Giugno 2005


venerdì 14 novembre 2025

Dylan Dog #224 - Sul filo dei ricordi

 

In uno straordinario albo tutto a colori, Dylan intraprende un'indagine che lo porta lungo il sentiero nebbioso della memoria. Eva Collins ha vissuto la sua morte. La ragazza rammenta perfettamente ogni particolare del momento in cui la mano di un killer senza volto si è accanita con violenza su di lei. Il fatto è reso ancora più strano dalla malattia di cui è affetta la ragazza: nella sua mente, infatti, non rimane traccia dei ricordi recenti, che vengono rimossi inspiegabilmente dopo poche ore. Eva affida a Dylan Dog un incarico paradossale: trovare chi l'ha uccisa. Per riuscirci, l'Indagatore dell'Incubo deve illuminare le numerose zone d'ombra del passato della sua nuova, inquietante cliente...

Storia da ricordare solo per il colore "fuori stagione", che non riesce a valorizzare i disegni di Freghieri (o viceversa). Come mi è capitato di osservare più volte, Ruju ha per le mani un soggetto dalle interessanti potenzialità che finiscono con il disperdersi in fase di sceneggiatura. Peccato perché lo spunto iniziale è ispirato a quel capolavoro cinematografico che è Memento, ma si va presto purtroppo a parare da tutt'altra parte; una storia costruita "a ritroso", come il film di Christopher Nolan, sarebbe stata molto più affascinante. Tra l'altro la perdita della memoria breve è espediente utilizzato poco e male nell'albo: Eva quando si risveglia si ricorda quasi sempre di Dylan (!) e si ricorda di tutti gli omicidi (!!) pur non consultando i suoi block notes. Il finale poi è addirittura contraddittorio… I pazienti del Dottor Manson, Eva compresa come lei stessa dichiara a inizio albo, hanno tutti problemi di amnesia “recente” ma ricordano perfettamente il loro passato. Invece all’assassino (e non solo a lui) avrebbero cancellato anche la memoria passata. Mah… In compenso Dylan riesce a riconoscere un vicolo (tra le migliaia che ci saranno a Londra) solo sulla base di una descrizione a voce della cliente del mese. Intrighi politico-militari, personaggi stereotipati, un tocco del tutto inutile di paranormale e uno sviluppo prevedibile appongono il bollo di "mediocre" su questa storia che si rivela un gialletto come tanti, malgrado le positive premesse iniziali. Sergio Bonelli, dalle pagine dell’Horror Club (inedito), informava i lettori che la scelta della colorazione non legata ad un albo “celebrativo” era un suo capriccio, già deciso prima dell’aumento di prezzo delle pubblicazioni bonelliane (che proprio in quel mese aumentavano di 10 centesimi). Comunque sia, uno spreco averla utilizzata considerata la qualità della storia e la resa del colore che nulla aggiunge (se mai toglie) ai disegni di Freghieri che almeno riesce ad arricchire la sua galleria di modelle con la bellissima Eva, tra le ragazze dylaniate più affascinanti che siano uscite dalle sue matite. Intenso il primo piano di Dylan nella copertina di Stano che, con l’effetto delle gocce sul vetro e il killer in ombra sullo sfondo, rimane la cosa migliore di quest’albo. Con quel logo colorato e il titolo mi sarei aspettato una storia sul passato dell’indagatore dell’incubo. Invece…

Curiosità: Nell’Horror Club (inedito) veniva annunciata l’uscita della miniserie bonelliana Brad Barron che vedeva coinvolti autori dylandoghiani come Tito Faraci (autore di tutti i testi), Fabio Celoni (copertinista) e Bruno Brindisi (disegnatore del primo numero).

BODYCOUNT: (11)

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Fra poco forse non ricorderò di essere stata qui, né di averti conosciuto”.

VOTO: 5

Soggetto: Ruju (60)

Sceneggiatura: Ruju (60)

Disegni: Freghieri (41)

Uscita: Maggio 2005


mercoledì 12 novembre 2025

Dylan Dog #223 - Le due vite di Dream

 

"Dream", "sogno", un nome poetico per una giovane ragazza, la cui esistenza scorre felice fino a quando, un terribile incidente, fa sì che rimanga in bilico fra la vita e la morte. È qui che ha inizio l'incubo di Dream, continuamente di passaggio tra l'esistenza e la non esistenza, un incubo che la fa vivere sospesa tra la dimensione reale e l'aldilà. Tocca a Dylan Dog aiutare Dream ad affrontare e risolvere questa delirante situazione.

Nell’Horror Club (inedito) quest’albo di Ruju ci viene venduto dalla redazione come un “piccolo capolavoro”. In realtà ci troviamo di fronte a una storia discreta, dalle due facce, così come due sono le vite di Dream del titolo. La prima parte, molto “old school” nell'impostazione, cattura subito il lettore alternando momenti quasi poetici, esaltati dalla mezzatinta utilizzata da Piccatto (davvero suggestivi i fasci di luce e la Londra spopolata), a brutali omicidi ben “coreografati”. La seconda, invece, scivola progressivamente in un banale gialletto, che si appoggia all’usato sicuro di Inferni che peraltro la copertina di Stano ci spoilerizza colpevolmente subito. Apprezzabile ritrovare un Bloch parte attiva nell'indagine: è lui a trovare l'elemento comune tra le vittime e non Dylan, una volta tanto, oltre ad essere sulla lista degli obiettivi del serial killer. L’assassino di turno, invece, non ha nessun tipo di appeal a parte quello di essere tremendamente antipatico. E poi come caspita era riuscito a farla franca, in vita, con degli omicidi così plateali tanto da commetterne undici prima di essere arrestato?? Senza contare che rimane sostanzialmente inspiegato il modo in cui si sostituisca a Dream. Finale molto serrato e amaro. Piccatto in quel periodo si divideva tra alti e bassi a seconda dell'ispirazione; qui fa un buon lavoro, a tratti ottimo (della mezzatinta abbiamo già detto), regalandoci una Dream stupenda, sia in versione “dolce” che in versione “assassina”. Peccato per qualche piccolo scivolone qua e là (ultima vignetta di pag. 30, brrrr).

BODYCOUNT: (11)

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Lo vedi? E’ tornato il sole.”

VOTO: 6,5

Soggetto: Ruju (59)

Sceneggiatura: Ruju (59)

Disegni: Piccatto (41)

Uscita: aprile 2005


lunedì 10 novembre 2025

Almanacco della Paura 2005 - La strada per Babenco

 

Nella storia pubblicata sull'Almanacco della Paura 2005, Dylan ha per avversario uno psicopatico assassino che è fuggito dal manicomio per ritornare a Babenco, un paese del vecchio West che esiste soltanto nella sua mente! A completamento dell'Almanacco, oltre alle consuete rassegne sul cinema e la letteratura horror dell'anno appena trascorso, troverete tre illustratissimi articoli: il dossier "La mente che uccide" e gli approfondimenti dedicati allo scrittore Joseph Sheridan Le Fanu e al regista Roger Corman.

Dopo ben cinque anni dal suo interessantissimo debutto con La vita rubata apparsa sul terzo Maxi, (e dopo una serie di soggetti bocciatigli da Marcheselli), Accatino torna a lasciare il segno. Da uno spunto apparentemente semplice e poco originale l’autore torinese tira fuori una sceneggiatura superba, fatta di poche ma incisive battute, piccoli ma significativi gesti, sguardi che i disegni di Mari contribuiscono a rendere carichi di disperazione, angoscia, disagio. E’ proprio lo stile narrativo a catturare pian piano il lettore nella morsa di una storia in cui tutti sembrano aver perso qualcosa,  tranne paradossalmente il protagonista (che non è Dylan!). C’è un’attenzione particolare per tutti i personaggi, anche quelli secondari, che vengono perfettamente tratteggiati in pochissime tavole (penso ad esempio ai genitori del ragazzino assassinato) come solo Sclavi sapeva fare. Apprezzabile l'assenza di spiegazioni superflue; alla fine non rimane nulla di sospeso (sarebbe stato così importante che la "talpa" a Scotland Yard fosse stata apertamente smascherata? Poi era già successo una cosa simile in passato in Resurrezione). Bloch giganteggia come ai bei tempi, Dylan si strugge per un'indagine in cui non avrebbe voluto trovarsi coinvolto; i due collaborano assieme nell’indagine facendo emergere il grande rapporto di amicizia che li lega. Anche Groucho, se pur in ferie, riesce a dare un poco di supporto al suo principale (che se ha bisogno delle battute del baffo doveva essere davvero giù!) Su tutta la vicenda aleggiano dubbi morali e critica ai media, già accennata di sfuggita anche nell’opera di esordio di Accatino. Di Mari abbiamo già detto: molto bravo a disegnare un albo che sulla carta non pareva adattissimo a lui, riuscendo a differenziare nettamente il mondo “solare” dell’immaginaria Babenco dalla cupa realtà. La copertina di Stano farebbe più pensare all’Almanacco del West che a quello “della Paura”, ma è perfettamente calzante, anche se preferisco quella di Villa realizzata in occasione della ristampa della storia su Super Book n. 52. A proposito, il Super Book in questione (che contiene anche Cavie Umane d De Nardo-M&G) è ancora disponibile sul sito Bonelli a € 6,90, se volete recuperarlo.

Curiosità: (1) Babenco più che a una città mi fa pensare al regista argentino Hector Babenco. (2)Dylan torna ancora una volta (dopo i nn. 8, 32, 33, 53, 75, 76, 78, 109, 140, ecc.) nel manicomio di Harlech, dove ad attenderlo c’è l’immancabile Lord Chester, notando che il posto da direttore lì porta male. (3)A pag. 91 (o 57° tavola) viene sottolineata ancora una presunta somiglianza di Dylan.. con Hugh Grant!!?! Era appena successo in Concorrenza Sleale. (4)A pag. 75 Dylan legge “Il cantico di Simeone” di T.S. Eliot.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ma ora portami a Babenco, amico. A Babenco”.

VOTO: 8

Soggetto: Accatino (2)

Sceneggiatura: Accatino (2)

Disegni: Mari (14)

Uscita: Marzo 2005


sabato 8 novembre 2025

Dylan Dog #222 - La saggezza dei morti

 

Dylan deve trovare il modo di fermare una orribile epidemia di ritorni dall'Aldilà che ha il suo epicentro a Lowhill, una tranquilla cittadina di provincia, dove i morti escono dalle tombe e vagano per le strade che percorrevano da vivi!

I morti, come recitava un celebre spot di un altrettanto famoso amaro italiano, conoscono la ricetta contro il logorio della vita moderna. I vivi invece sembrano ignorarla; questa è la morale di questo n. 222 in cui Medda si diverte a ribaltare i classici clichè della serie: basta con il classico paesino della brughiera inglese mezzo abbandonato e con i pochi residenti che sbirciano dalle finestre, i morti non sono zombi se mai ritorna(n)ti con qualcosa da dire (anche se diversi da quelli di Sclavi), un'indagine che va a parare da tutt’altra parte rispetto a ciò che sembrava all'inizio, una finta/vera casa infestata. Se da una parte la storia offre spunti originali, dall’altra soffre però di disequilibrio narrativo: troppo lungo lo spiegone finale che arriva davvero troppo presto (praticamente da pag. 82). Si ha poi una sensazione di inconcludenza nel seguire l’indagine di Dylan ed ho trovato pretestuosa, se pur funzionale, l'improvvisa morte di Brian. Medda mi pare abbia sacrificato un po' di pathos per non perdere di vista il messaggio che voleva mandare, seguendo un’impostazione didascalica più razionale che emozionale, lasciandosi veramente andare solo nella bellissima e quasi poetica ultima pagina. Chi non ha smesso di andare di fretta è Freghieri che non riesce ad essere incisivo come in altre occasioni, stavolta neanche con i primi piani. Gli zombi poi hanno fisionomie poco definite, funzionano meglio quando non li vediamo in viso. La copertina di Stano ricrea un’atmosfera bella orrorifica, con un effetto luce che pare però avere qualcosa di posticcio.

Curiosità: A pag. 16 Groucho cita Xabaras che però non ha nulla a che fare con ciò che succede a Lowhill malgrado la presenza di morti viventi.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ho tutto il tempo del mondo, io”.

VOTO: 6,5

Soggetto: Medda (13)

Sceneggiatura: Medda (13)

Disegni: Freghieri (40)

Uscita: Marzo 2005


giovedì 6 novembre 2025

Dylan Dog #221 - Il tocco del diavolo

 

Un sinistro personaggio si aggira per Londra plagiando persone infelici e spingendole a commettere i più atroci delitti. Scotland Yard dà la caccia a quest'uomo che si comporta come un diavolo incarnato. Ma i poliziotti ignorano che si tratta realmente di un demone scacciato dall'Inferno. Si chiama Ash e il compito di Dylan Dog è esiliarlo in un luogo in cui non possa fare del male a nessuno!

Storia che non ho mai particolarmente amato questa. Passi per le accuse di ipocrisia sentimentale (Recchioni ci farà addirittura un albo sopra, Il cuore degli uomini) sbattutegli in faccia nel vicolo della discoteca, ma le durissime parole di Dust rivolte a Dylan bloccato nel pentacolo le ho sempre percepite come indigeribili per un dylaniato della prima ora come me. In questo processo di umanizzazione portato avanti da Paola Barbato, che pare quasi divertirsi a sbattere in faccia al personaggio i suoi difetti, da lettore non mi ci sono mai ritrovato, se non quando è stato condotto in modo meno esplicito o traslato su un piano ipotetico (La scelta) o metafumettistico (Oltre quella porta). Indubbiamente è però una storia scritta benissimo, trascinante nel suo ritmo, oggettivamente tra le migliori del centinaio 201-300. Lo spunto non è neanche originalissimo per la serie, di angeli caduti e demoni rigettati ne avevamo già visti, anzi era un periodo, quello, in cui la demonologia con tutti i suoi rituali e formule esoteriche in Dylan Dog, tra Ruju e De Nardo, andava fortissimo. E’ proprio la sceneggiatura ad avere una o due marce in più, pur mettendo Dylan in mezzo a due dei personaggi più antipatici apparsi nella serie: il tamarro Dust (che Bloch descrive impropriamente vestito come un “debosciato”) e lo sfuggente Ash. Fondamentale si rileva l’apporto grafico di Fabio Celoni che riesce a far precipitare le tavole in una sorta di dimensione sulfurea, compiendo al contempo un lavoro enorme sull’espressività dei personaggi e facendo risaltare sofferenza e drammaticità. Unico neo, la fisionomia dei personaggi è a tratti altalenante: ad esempio Leslie in alcune vignette sembra una cozza, in altre bellissima. Tra l’altro la prima volta che appare, Dust accenna a lei come una morettina seminuda che balla da sola in discoteca ma in realtà la vediamo indossare giacca e gonna che arriva sotto il ginocchio. Stano, invece, non riesce a ricreare la stessa intensità dei disegni di Celoni nella sequenza del pentacolo riproposta in copertina.

Parecchi anni dopo l’albo avrà un seguito, sempre a firma Barbato-Celoni: il n. 421 La variabile, che vede il ritorno degli stessi personaggi.

Curiosità: (1) A pag. 57 i giornali celebrano Dust(in Pierce) per aver risolto il caso?? Ma esattamente cosa avrebbe raccontato.. di aver intrappolato un demone all’interno di un pentacolo?? Questo rimane un mistero non svelato e un piccolo punto debole della sceneggiatura. (2) Cameo del “simpaticissimo” Peter Giltslack di Sciarada. (3)Nell’Horror Club (inedito)Dylan ancora una volta testimonial di una campagna, stavolta culturale, rivolta a sensibilizzare il pubblico europeo (ed italiano in particolare) alla lettura.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “So di cosa hai bisogno…”

VOTO: 8

Soggetto: Barbato (22)

Sceneggiatura: Barbato (21)

Disegni: Celoni (3)

Uscita: febbraio 2005


martedì 4 novembre 2025

Dylan Dog #220 - Concorrenza sleale

 

Debbie Doyle, bella, ricca, intelligente ha deciso di rubare i clienti all'Indagatore dell'Incubo, a colpi di concorrenza sleale. Oltre ad avere aperto il suo ufficio proprio in Craven Road e ad avere come tariffa novanta sterline al giorno più le spese (dieci sterline in meno del salario richiesto da Dylan!), Debbie si avvale per le sue indagini degli ultimi ritrovati tecnologici. Per la prima volta, il nostro eroe si trova a fare i conti con un nemico molto più pericoloso di zombi, vampiri, lupi mannari e mostruosità assortite. Una rivale agguerrita e senza pietà, decisa a espropriarlo del suo territorio di caccia: l'Incubo!

Il 2005 dylaniato si apre con un soggetto che meglio sarebbe stato adatto a un “grouchino”. Il folle assistente dell’indagatore dell’incubo è infatti autentico mattatore e vero assoluto protagonista dell'albo. Il numero di battute sparate a raffica per tutta la sceneggiatura penso sia un record per la serie, ma ritroviamo qui anche un Groucho “serio” che partecipa attivamente all’indagine, spronando un Dylan particolarmente rinunciatario e a tratti irriconoscibile (all’inizio dichiara pure di essere stufo dell’horror!!!) e supportandolo da vero amico. E il baffo riesce pure a fare breccia nello scontroso cuore dell’antipatica Lizzie! Del resto l’idea di base nasce come una sorta di parodia al femminile di Dylan Dog, com’è evidente fin dalla copertina di Stano, visto che Ruju insiste, pure fin troppo, a ricalcare Debbie Doyle sul nostro: stesse iniziali, stesso abbigliamento (almeno dalla cintola in su), assistente al seguito (che però è l’antitesi di Groucho), studio a due numeri civici di distanza in Craven Road con tanto di corridoio pieno di mostri e identica poltrona su cui Debbie siede con le mani in posizione dylandoghiana. Un’imitazione in piena regola che però mostra la corda già dopo le prime 30-40 pagine. Da qui la storia comincia a trascinarsi faticosamente in trasferta, crollando in un finale colmo di incongruenze: perché Debbie fa di tutto per inimicarsi Dylan se ha bisogno di lui?  Perché partecipa all’indagine se fino a poco tempo prima aveva fatto di tutto per restarne fuori, arrivando addirittura ad usare un nome d’arte?? Come fanno i fantasmi a sapere il cognome della gente sbagliando però clamorosamente persona? Tutti difetti che confermano quanto Concorrenza sleale sarebbe stata perfetta per un formato breve in stile “grouchino”. Per fortuna ci sono i disegni di Casertano a rendermi magnanimo. Il Giampo, che si regala anche un cameo nell’ultima vignetta dell’albo, riesce a far emergere con forza il suo tratto malgrado le vignette siano quasi 5-6 per tavola e fitte di dialoghi e battute, supplendo alla carenza di spazi con qualche piccolissimo sforamento dalla “gabbia bonelliana”.

Curiosità: (1)Lizzie rimarca una non-somiglianza di Dylan.. a Hugh Grant!! (2)A pag. 28 viene citato (criticato?) indirettamente il libro Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro. (3)A pag. 53 Groucho cita liberamente il panglossismo deriso da Voltaire nel suo romanzo Candido. (4)Nell’Horror Club (inedito) troviamo Dylan, in un bel disegno di Stano, a far da testimonial a una nuova campagna sociale, questa volta contro la dipendenza dall’alcool (e chi meglio di lui..)

BODYCOUNT: 1 (+ una serie di morti non quantificabili nel flashback)

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Beh, non potevi pretendere di essere sempre il miglior indagatore in un campo dove non ne esistono altri”.

VOTO: 6

Soggetto: Ruju (58)

Sceneggiatura: Ruju (58)

Disegni: Casertano (28)

Uscita: Gennaio 2005


lunedì 3 novembre 2025

Anticipazioni dylaniate da Lucca Comics&Games 2025

 


Si è tenuto sabato in quel di Lucca il consueto incontro dedicato alle prossime novità dal mondo di Dylan Dog. Presenti all'Auditorium del Suffragio il direttore editoriale Michele Masiero, la curatrice della serie Barbara Baraldi e il curatore dell'Old Boy Franco Busatta. 

Nel 2026 l'indagatore dell'incubo festeggerà il suo 40° compleanno di vita editoriale, ma i rappresentanti della Bonelli non si sono sbottonati troppo. L'albo celebrativo (il n. 481 della serie regolare, presumo) sarà sceneggiato da Barbara Baraldi e come da tradizione sarà tutto a colori. Il nome del disegnatore non è venuto fuori, ma Busatta nel corso del meeting ha continuato ad insistere con la lettera R nel nome o nel cognome, facendo pensare a Corrado Roi. Il quarantennale sarà festeggiato contemporaneamente anche sull'Old Boy con una storia scritta a 6 mani. Si è parlato anche di un Dylan tridimensionale "e non solo", forse un riferimento alla sospirata serie TV che potrebbe vedere la luce? O qualcosa di più... semplice? Staremo a vedere.


La novità più succulenta annunciata da Baraldi è la pubblicazione di una nuova testata dylaniata! Confesso che per un attimo ho sognato il ritorno del Gigante. Invece trattasi di una collana che ricalcherà la formula antologica e il formato da 128 pagine dei primi Speciali come Il club dell'Orrore o Gli orrori di Altroquando. Si chiamerà (ma il titolo è ancora da confermare) Dylan Dog Horror Stories, avrà cadenza annuale (credo), e il primo numero, a firma Marco Nucci, dovrebbe uscire a marzo.

Passando alla serie regolare, il 2026 vedrà il ritorno di alcuni disegnatori da tempo assenti. A gennaio rivedremo (finalmente) all'opera Giampiero Casertano, mentre a marzo sarà la volta di Giovanni Freghieri. In mezzo, a febbraio, un nuovo albo di Chiaverotti dedicato alla festa di San Valentino.. di sangue! Uscirà anche una nuova storia di Paola Barbato disegnata da Franco Saudelli. Pare ci sarà il ritorno anche di alcuni personaggi di storie passate. Confermati gli albi "bis". Il prossimo, quello autunnale, n.470-bis Nella Mente dello scrittore (a firma Eccher, Capobianco - Alessandrini), sarà in edicola questo mese ma a Lucca era già disponibile in versione variant con copertina "pelosa" o per meglio dire "floccata". Quello estivo, che riproporrà nuovamente la formula del "what if" sarà ispirato a Elephant Man di Lynch, coi testi di Marzano e i disegni di Tanzillo.

Sono previsti ancora omaggi ad autori dylaniati che ci hanno lasciato. La figlia di Gianfranco Manfredi ha rinvenuto tra gli scritti del padre un ultimo soggetto completo (mancherebbe solo il finale) per una storia di Dylan Dog. Baraldi se l'è fatto mandare per poter cominciare a pensare a una sceneggiatura. Uscirà (non ho capito se su regolare o Old Boy) un'ultima storia con la firma del mitico duo M&G: Montanari ne aveva già disegnato una parte, il resto lo sta completando Grassani. Uscirà un Color Fest dedicato a Carlo Ambrosini, con i disegni dei suoi "discepoli" napoleonici Ornigotti, Camagni e Bacilieri.

Su Color Fest annunciati esordi definiti "eccellenti": tanti autori (sia soggettisti che disegnatore) alla prima esperienza con l'indagatore dell'incubo che in alcuni casi verranno affiancati in fase di sceneggiatura da colleghi più rodati. Inoltre è stato svelato che un personaggio di una storia pubblicata su un Color Fest del prossimo anno, lo stesso mese (a distanza di soli 7 giorni, hanno detto) comparirà anche su un albo della serie regolare, anche se le due storie non saranno collegate.

Uno dei grandi misteri di quest'anno è stato svelato. Sembrava che alla fine non uscisse più, dopo lo slittamento dal mese di luglio a novembre, ma tra poche settimane dovrebbe essere finalmente in edicola L'enciclopedia della paura 2025. Durante l'incontro è stata svelata la copertina, davvero molto suggestiva e goticheggiante, splendidamente realizzata da Martinello su un input di Lanzoni. Il ritardo è stato attribuito alla volontà di Busatta di inserire accanto alle mini-storie (che quest'anno saranno 4 e non più 3) e ai consueti editoriali, le "classifiche 6-6-6" dedicate alle varie categorie di intrattenimento legate al mondo dell'horror.
***
Varie ed eventuali:

- ancora nulla da fare per l'approdo di Dylan Dog sull'app Bonelli Digital;
- per questioni tecnico-burocratiche, al momento l'abbonamento è possibile solo per la serie regolare (senza i numeri bis). Masiero ha detto che stanno lavorando per risolvere il problema;
- al momento non è previsto nessun ritorno o coinvolgimento diretto di Tiziano Sclavi nell'avvicinamento al quarantennale;
- Busatta ha fatto capire di prediligere la versione precedente dell'Old Boy a quella attuale. Inoltre ha detto di avere degli autori "preferiti".

E questo è tutto per ora. Come sapete non mi occupo mai del presente dylaniato, ma per i 40 anni farò sicuramente qualche eccezione.