Samantha Morris, una cliente
di Dylan Dog, convinta che la fine del mondo sia vicina, si uccide, gettandosi
da una terrazza. Quale relazione c'è tra il suicidio di Samantha, un'esplosione
di follia collettiva e la creatura invisibile che sembra essersi impadronita
dell'abitazione dell'Indagatore dell'Incubo?
Storia notevolissima di Medda, la
sua migliore “da solista” per Dylan Dog in my honest opinion. Rispetto alla sua
precedente sceneggiatura dylaniata (il n. 222 La saggezza dei morti) in
cui il messaggio di fondo era veicolato in modo didascalico e fin troppo
palese, qui, almeno fino alle ultimissime pagine, abbiamo il ricorso a un uso sapiente
del surreale come non si vedeva da tempo. Per
la metaforica discesa agli inferi di Dylan, Medda non attinge all’autoreferenzialità
allora imperante nella serie, ma esteriorizza il malessere interiore che
progressivamente sconvolge il protagonista proiettandolo su un (altro) mondo
che sembra impazzito e destinato all’estinzione. La vicenda parte
apparentemente da una situazione classica, ma della cliente di turno non
sapremo mai nulla in definitiva, né la sua morte avrà particolare rilevanza. La
narrazione che si sviluppa dall’incipit pare (volutamente) girare a vuoto, ma sottotraccia
mantiene un ritmo incalzante che trova il suo culmine nella soffertissima sfida
finale tra Dylan e l’”intruso”. Peccato per un Groucho prematuramente fuori dai
giochi, solo in parte compensato dallo spassoso siparietto di Jenkins a pag.
54. Stano ai disegni si rivela fondamentale per illustrare quest'albo che parla più per immagini (e
didascalie) che per dialoghi, contribuendo a creare un'atmosfera straniante per
il lettore, quasi apocalittica considerato il contesto. Sebbene il suo tratto si
sia evoluto rispetto a quello “spigoloso” ed espressionista degli esordi, le
sue tavole riescono ad immergerci in una dimensione solo apparentemente familiare,
ma invece fuori dallo spazio-tempo. La sua copertina ci riporta indietro a una
situazione classica da “primi 100”, con Dylan attorniato da non-morti su una metropolitana
che riporta la mente indietro alla cover
di Ultima fermata: l’incubo!
Curiosità: (1)Sull’Horror Club (inedito)
apprendiamo che la storia è stata ispirata a Michele Medda da un monologo di
Giorgio Gaber e Sandro Luporini, “Il Grigio”, pubblicato in forma di racconto
anche nella raccolta Questi assurdi spostamenti del cuore. (2)A pag. 12 Dylan guarda in TV Il fantasma dell'opera diretto da Rupert Julian nel 1925, con Lon Chaney nel ruolo indimenticabile di Erik "il fantasma".
BODYCOUNT: non quantificabile
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Perché le nostre
scelte sono limitate dal fatto di essere obbligati a scegliere, e non vediamo
che la nostra vita è governata dal caso…”
VOTO: 9
Soggetto: Medda (14)
Sceneggiatura: Medda (14)
Disegni: Stano (13)
Uscita: febbraio 2006








