mercoledì 3 gennaio 2024

Dylan Dog #161 - Il sorriso dell'oscura signora

 

Jarvis Claydon è terrorizzato dal futuro e dai presagi di morte che porta con sé. La bella Loreen lo ha fatto suo schiavo, imprigionandolo nelle sue visioni di chiromante. Ma neppure lei sa cosa si nasconde davvero nel domani. Il destino di Jarvis è chiuso dentro un labirinto grottesco, metà tragedia e metà farsa. È sospeso alle labbra della vita, piegate in un sinistro sorriso...

Quando ormai nessuno, forse, se lo sarebbe aspettato, ecco che Sclavi se ne esce con un altro capolavoro, l’ultimo. L’anno precedente, infatti, il Tiz aveva per lo più sceneggiato su soggetti altrui, suggerendo così un apparente disinteresse nell’ideazione di nuove indagini per Dylan Dog; anche le storie interamente farina del suo sacco non avevano convinto, scivolando spesso nella retorica (una deriva iniziata già tempo prima, invero) o riproponendo situazioni e suggestioni già ampiamente utilizzate in precedenza. Certo la sua bravura nello scrivere era rimasta inalterata e questo aveva mascherato, in parte, una stanchezza lavorativa che aveva già fatto capolino varie volte e presto si sarebbe palesata con il suo abbandono quasi definitivo dalla serie. Con questa consapevolezza mi sono goduto ancor più la rilettura di questo n. 161. In seguito Sclavi ha scritto ancora (poche) storie, alcune anche ottime (il n. 173 ad esempio), ma non è più riuscito a raggiungere simili vette qualitative, anche se la nascosta speranza di un ultimissimo colpo di coda credo rimanga sempre in fondo al cuore di ogni fan dylaniato che si rispetti. Personalmente quest’albo mi ha conquistato, in primis, grazie al legame diretto con il mitico n. 10 Attraverso lo specchio, una connessione che non si ferma alla riproposizione del personaggio di Jackal (le cui vicende sono riassunte in un fedelissimo flashback) ma si sostanzia in un ribaltamento della prospettiva (OCCHIO AGLI SPOILER da qui in avanti):  nel n. 10 è la Morte che si "diverte" a spettacolarizzare le sue esecuzioni già decise, mentre nel n. 161 è la Vita che vuole scherzare, complicando le vicissitudini di nascituri, morituri e già morti. Quest’albo però è idealmente legato ad un’altra grande storia dylaniata, potrebbe infatti essere considerato l'altra faccia della medaglia di Phoenix. Con il n. 123 condivide infatti gli autori (Sclavi-Mari), il mood (almeno sino a prima del finale), uno dei comprimari (il simpatico professor Adam) e il tema del doppio. Inoltre nel n. 123 protagonista è la Morte nel generare la catena di eventi che portano a fondere i personaggi di Lullaby e Phoenix, mentre nel n. 161 protagonista parimenti è la Vita nel dare il via alla catena di eventi che portano a unificare (ironicamente nella morte) i personaggi di Jarvis Claydon e Harry Kopperman. A quest’ultimo proposito, come segnalato da alcuni utenti del forum di Cravenroad.it (Rubino Burman e Kramer76) nella discussione dedicata alla storia, l’esecuzione di Claydon rappresenta un omaggio al finale del film La vittima designata (1971) di Maurizio Lucidi; anche il personaggio di Neville Hart pare ispirato, nelle fattezze, all’attore Pierre Clementi, co-protagonista del film accanto a Thomas Milian. Ma la vicenda Claydon-Kopperman ha evidentemente un altro referente in Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me? (Who Is Harry Kellerman and Why Is He Saying Those Terrible Things About Me?), pellicola con Dustin Hoffman diretta da Ulu Grosbard sempre nel 1971 e una possibile altra fonte di ispirazione nel racconto William Wilson di Poe. Ritroviamo qui un Dylan   particolarmente attivo nell'indagine, tanto da camuffarsi ed agire in incognito, senza però abbandonare il suo lato romantico-crocerissino e soprattutto un Dylan che si incazza, come ai bei vecchi tempi. Groucho sconfitto: la miglior battuta dell'albo, quella finale indimenticabile che riporto in citazione, non è sua, ma della Vita. Nonostante il forzato abbandono dell'ermeticità mostrata agli esordi dylaniati a favore di una maggiore leggibilità, i disegni di Nicola Mari riescono a sprigionare le medesime suggestioni e sensazioni del suo stile primigenio. Ottimo il lavoro svolto sulla “oscura signora”, una figura inquietante e onnipresente modellata sulla Morte “bergmaniana” con cui viene volontoriamente confusa,  che solo alla fine rivela la sua vera identità e al contempo la natura di tragicommedia dell’albo. Mari è bravissimo a passare dall’atmosfera perturbante delle sedute spiritiche a quella noir che vede protagonista Jackal, stemperando all’occorrenza i toni (le facce attonite di Dylan e Groucho davanti al notiziario TV).  Stupenda la copertina su cui ho poco da dire se non che, a mio gusto, non solo è in assoluto la più bella realizzata da Stano, ma forse anche dell’intera serie. Anche il titolo è tra i più apprezzati di sempre.

Curiosità: Il film che Jackal vede al cinema durante il prologo è L’anno del dragone (Year of the dragon, 1985) di Michael Cimino.

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “E’ bello, qualche volta, umorire

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (117)

Sceneggiatura: Sclavi (125)

Disegni: Mari (6)

1 commento:

  1. Concordo praticamente su tutto. L’unico appunto riguarda la copertina: per quanto splendida, non la ritengo la migliore della serie. Potrebbe essere la migliore di Stano, ma ci devo pensare…

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